Carne, sistema qualità le incognite del decreto

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Fabiano Barbisan
Al via la nuova normativa sull’Sqnba, il Sistema di qualità nazionale per il benessere animale.

È stato raggiunto lo scorso 27 luglio l’accordo in Conferenza Stato Regioni sul decreto interministeriale relativo al Sistema di qualità nazionale per il benessere animale (Sqnba).
Previsto dalla Legge 77/2020, il provvedimento, riconosciuto e regolamentato dai ministeri della Salute e delle Politiche agricole, era stato presentato agli stakeholders (associazioni e organizzazioni di categoria, regioni, società civile e organismi di certificazione) nel febbraio 2021 e successivamente il 15 marzo scorso con alcune variazioni tecniche.
Sui meccanismi di accreditamento degli enti certificatori e sulle modalità di adesione degli operatori allo schema Sqnba la competenza è di Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento designato dal governo italiano, che conta 2.129 organismi e laboratori accreditati per i vari schemi. Il decreto definisce benessere animale un “sistema integrato a cui concorrono il sistema di allevamento, l’alimentazione, la salute degli animali, il controllo della biosicurezza in allevamento, il monitoraggio dell’uso del farmaco veterinario, il controllo e la gestione delle emissioni nell’ambiente”.

Di cosa si tratta

L’Sqnba, che è su base volontaria ed è aperto a tutti gli operatori europei, diventerà l’unico sistema nazionale utilizzabile per comunicare in etichetta, attraverso un marchio registrato dal Mipaaf, il benessere animale per tutti i prodotti zootecnici derivanti da filiere finalizzate alla produzione di carne bovina, suina, ovina, caprina, bufalina, equina, avicola, cunicola, compresi latte, uova, miele, prodotti dell’acquacoltura ed elicicoltura.

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La carne di vitello è ottenuta da bovini giovani, di età inferiore agli 8 mesi, con un peso di circa 250 kg

I sistemi esistenti dovranno adeguarsi entro un anno dall’emanazione del decreto al Sqnba, sulla base di appositi disciplinari di produzione che saranno predisposti da un comitato tecnico scientifico (Ctsba) costituito da 17 rappresentanti.
È prevista anche la valutazione dei gradi di benessere animale di ogni singola azienda effettuata con l’applicativo Classyfarm, utilizzando la check-list predisposta dal ministero della Salute, che attribuisce un punteggio all’allevamento, sulla base dei riscontri oggettivi (parametri di conformità o non conformità) rilevati da veterinari abilitati al controllo.
La vigilanza sugli organismi di certificazione è svolta dal Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Mipaaf. L’entrata in vigore del decreto avverrà il giorno successivo alla data della sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana.

Secondo Fabiano Barbisan

Per conoscere il parere degli allevatori dei bovini da carne, abbiamo intervistato Fabiano Barbisan, presidente dell’Aop Italia Zootecnica, associazione di organizzazioni produttori, organismo riconosciuto dalla Regione Veneto e dal Mipaaf, che associa il 90% delle organizzazioni produttori riconosciute dal Mipaaf nel settore della zootecnia bovina da carne e che rappresenta la maggioranza degli allevatori italiani.

Presidente Barbisan, come valuta l’intesa raggiunta dalla Conferenza Stato Regioni sul decreto interministeriale relativo al Sqnba?
Riteniamo che il Sqnba, voluto e inserito in legge dall’on. Gallinella, sia stato sviluppato senza confronto con i diretti interessati, ovvero gli allevatori.

Quali sono, secondo voi, gli elementi di criticità del Sistema unitario di certificazione del benessere animale?
Non siamo assolutamente contrari a normare il benessere animale per avere delle regole scritte che dimostrino, soprattutto agli animalisti, che il mondo allevatoriale già rispetta tranquillamente quei parametri, poiché sarebbe assurdo il contrario trattandosi di animali da reddito. Siamo preoccupati che il Sistema di qualità sia utilizzabile da parte di tutti gli operatori europei.

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Carne di incrocio Garonnese Blonde d’Aquitaine

Ai tecnici dei Ministeri delle Politiche agricole e della Salute, compreso l’on. Gallinella e alle organizzazioni di categoria, avevamo comunicato le nostre perplessità, legate soprattutto al comma contenuto nell’articolo di legge 224 bis, che prevedeva la “registrazione da parte del ministero delle politiche agricole di un marchio distintivo per comunicare il benessere animale”. Questo è il vero problema di Sqnba.

Può essere più preciso?
In Italia siamo importatori netti di carne bovina: produciamo il 52% mentre il 48% arriva dall’estero. Nel settore lattiero caseario viene importato oltre il 20% tra latte e formaggi e il comparto ittico importa oltre il 70% di prodotti. Se gli operatori dei Paesi europei, esportatori di prodotti agroalimentari verso l’Italia, riescono a certificare il benessere animale dei loro allevamenti con Sqnba (aperto per norma a tutti gli operatori europei) e a portare le loro produzioni sugli scafali della gdo italiana con il logo del ministero delle Politiche agricole, agli occhi del consumatore non ci sarà alcuna differenza tra le produzioni straniere e le nostre. Noi prevediamo che ciò, se succederà, sarà un disastro commerciale.

Altre criticità?
Un’altra criticità riguarda l’uso che verrà fatto dell’Sqnba da parte della grande distribuzione organizzata. Secondo noi obbligherà tutti i produttori ad assoggettarsi al Sistema, pena il non acquisto delle produzioni, facendolo diventare, di fatto, “obbligatorio”. Inoltre, nulla vieta che oltre all’applicazione di Sqnba, la gdo chieda alle aziende di allevamento di assoggettarsi a ulteriori restrizioni per potersi “distinguere a livello commerciale”.

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Hamburger e polpette ben presentati al consumatore

Il terzo problema la possibilità da parte del comitato tecnico scientifico di prevedere lo sviluppo di un sistema di requisiti di benessere eventualmente articolato in più livelli, che consenta di valorizzare i diversi impegni assunti dai produttori, distinti per specie, orientamento produttivo e metodo di allevamento, per migliorare il benessere degli animali, conformemente all’articolo 224 bis legge 77/2020.

Qual è il problema dei “livelli differenziati” di rispetto del benessere animale?
Innanzi tutto, il Mipaaf e il Ministero della Salute all’articolo 1 comma 6 concorrono alla definizione di “aziende di serie a, b e c”, lasciando alla discrezione di un Comitato di Tecnici da loro nominati, stabilire i parametri dei tre livelli e come classificarli.

Potrebbe fare un esempio?
Un esempio: tenere gli animali al pascolo, che nell’immaginario collettivo sembra essere il “non plus ultra”, porterà l’allevamento verso la “serie a” del benessere animale? Secondo noi, un allevamento di “serie a” è un allevamento protetto dalle intemperie, con clima controllato, acqua di abbeverata pulita, assenza di parassiti, alimentazione certificata e controllata, verifica sanitaria giornaliera dello stato di salute dell’animale, assenza di stress (da preda), libertà di movimento in spazi delimitati per evitare ferite o conflitti tra animali per supremazia. I bovini hanno le stesse esigenze degli umani: un tetto sopra la testa e poter godere delle cinque libertà sancite e riconosciute anche dagli animalisti: libertà dalla sete, dalla fame e dalla cattiva nutrizione; libertà di avere un ambiente fisico adeguato; libertà dal dolore, dalle ferite, dalle malattie; libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali e libertà dalla paura e dal disagio.

Riconoscete comunque la validità del Classyfarm del ministero della Salute?
Certamente, le aziende di allevamento stanno andando tutte verso la certificazione Classyfarm, dato che già ne erano in possesso quando la rilasciava il Crenba. Secondo noi, considerato che la Commissione europea sta lavorando ad un sistema di categorizzazione del benessere animale a livello europeo, si poteva evitare di farne uno nazionale, aperto a tutti gli operatori europei e, se c’era bisogno di agire sugli Eco-schemi, il ministero poteva tenere in considerazione la nostra proposta per certificare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli allevamenti, attraverso un disciplinare di produzione, trasversale a tutti i settori della zootecnia.

Cosa farete quando il Decreto diventerà operativo?
Ci adegueremo, come sempre fanno gli allevatori, incrociando le dita e ben lieti di fare la figura dei gufi, se saremo smentiti dai fatti.


Filippo Gallinella: potremo valorizzare le produzioni italiane virtuose

Il deputato Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, ha dichiarato: “Raggiunto l’accordo in Conferenza Stato-Regioni sul decreto interministeriale relativo al sistema unitario di certificazione del benessere animale come indicato dal mio emendamento, approvato durante la conversione in legge del Dl Rilancio, che introduce il Sistema di Qualità Nazionale per la zootecnia. Viene così stabilito il procedimento per la definizione dei requisiti di salute e benessere animale e si istituisce il relativo Comitato tecnico-scientifico”.
Aggiunge Gallinella: “Potremo presto, dunque, valorizzare le produzioni italiane che si impegnano a tutela del benessere animale e della sostenibilità, fornendo al contempo informazioni univoche al consumatore. Non posso che salutare con entusiasmo una norma che ho fortemente voluto per innovare le nostre imprese zootecniche che ora, adottando sistemi di qualità, avranno l’opportunità di farsi conoscere sui mercati per il loro impegno nell’ottica della transizione ecologica. Solo con un consumo consapevole potremo, infatti, accelerare le modifiche dei sistemi produttivi nel solco della strategia ‘Farm to Fork’, perché è la domanda che fa l’offerta”.

Carne, sistema qualità le incognite del decreto - Ultima modifica: 2022-09-23T10:25:18+02:00 da Lucia Berti

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