Saranno abbattuti tra i 600 e i 650mila cinghiali raddoppiando l'attuale attività di depopolamento annuale, grazie anche alla disponibilità dell’esercito. Verranno definite, inoltre, delle “zone non vocate” al cinghiale da individuare nelle aree di produzione suinicola dove si concentrerà l’attività di depopolamento. Nelle aree urbane si procederà, invece, con le catture. Secondo le previsioni si dovrebbe arrivare all’eliminazione di un milione di capi.
Questi gli aspetti principali del Piano straordinario di catture e abbattimenti dei cinghiali predisposto dal commissario straordinario per l'emergenza Psa (Peste suina africana), Vincenzo Caputo, e approvato ieri dalla Conferenza Stato regioni (vedi qui).
Necessità di agire in tempi rapidi
«Dopo il via libera dalla conferenza Stato Regioni al Piano di abbattimento dei cinghiali, abbiamo finalmente – ha detto il sottosegretario al Masaf, sottosegretario Patrizio La Pietra – gli strumenti per procedere alla riduzione della popolazione degli ungulati presenti sul territorio, che sono la causa della preoccupante diffusione della Peste suina africana».
«Nella riunione presso il ministero della Difesa, insieme al ministro Guido Crosetto, al ministro Francesco Lollobrigida e al sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, abbiamo ribadito – ha aggiunto La Pietra – la necessità di agire in tempi rapidi per porre fine ad un problema che rischia di produrre danni incalcolabili all'agricoltura e agli allevamenti suinicoli italiani. Come evidenziato anche dai rappresentanti delle Regioni presenti alla riunione, che saranno fondamentali per l'attuazione del Piano, dobbiamo agire in tempi rapidi per porre fine al problema ambientale derivante dall'aumento esponenziale della popolazione dei cinghiali».
Prevista la creazione di una cabina di regia permanente
Il Nuovo Piano raccoglie un consenso generalizzato di tutta la filiera suinicola, i cui rappresentanti hanno partecipato al vertice sull’emergenza Psa con i titolari e rappresentati dei ministeri dell’Agricoltura, dell’Ambiente, della Salute e della Difesa. In questo ambito è stata anche stabilita la creazione di una cabina di regia permanente con tutte le rappresentanze agricole, per supportare le operazioni di cattura e gli abbattimenti.
Necessari abbattimenti mirati e su larga scala
Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha chiesto risarcimenti per i danni provocati dalla fauna selvatica sottolineando l’esigenza «di interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale. Un’azione che abbiamo chiesto da tempo che è condivisa da gran parte della popolazione con quasi sette italiani su dieci (69%) che ritengono che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati per l’indagine Coldiretti/Ixè».
«Ridurre numericamente la specie cinghiale significa – ha aggiunto Prandini – anche rallentare la diffusione della peste suina (Psa) in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia».
Mettere in sicurezza le aziende suinicole, garantendo sostegni al comparto
Secondo la Cia bisogna procedere immediatamente con abbattimenti organizzati e sistematici sul territorio per ridurre la pressione dei cinghiali, come previsto dal Piano straordinario, e mettere in sicurezza le aziende suinicole, soprattutto nelle zone vocate più a rischio, garantendo risorse e sostegni al comparto.
«La situazione, ormai, è diventata critica ed occorre agire in maniera concreta per salvaguardare tutta la suinicoltura Made in Italy, da cui dipendono 11 miliardi di fatturato e 70 mila addetti nella filiera – ha detto Gabriele Carenini, responsabile nazionale Cia per la fauna selvatica –. Per questo, è molto importante la disponibilità annunciata dal ministro della Difesa a impiegare personale qualificato per il contenimento del numero degli ungulati, come avevamo richiesto da tempo».
Occorre intervenire con maggiore decisione anche con l’ausilio dell’esercito
«Assodata la scarsa efficacia degli interventi attuati – ha commentato il vicepresidente della Copagri, Giovanni Bernardini – che non sono purtroppo riusciti a contenere il contagio nonostante i grandi sforzi degli allevatori nell’attuare tutte le misure di biosicurezza indicate, la priorità ora è intervenire con maggiore decisione ed efficacia, anche con l’ausilio dell’esercito, per circoscrivere la Psa e contenere la popolazione dei cinghiali, che ad oggi, secondo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, conta oltre un migliaio di esemplari infetti».