La Giunta regionale della Sardegna ha approvato recentemente l’incremento di risorse destinato a fronteggiare i danni causati nel 2017 dalla diffusione della blue tongue, meglio nota come Lingua blu o Febbre catarrale degli ovini, che raggiungono i 4 milioni 771 mila e 250 euro. Il primo stanziamento licenziato con una legge del Consiglio regionale lo scorso 27 settembre ammontava a 2,5 milioni.
Alla luce della recrudescenza epidemica, ancora in corso, seguita al primo stanziamento di risorse, l’esecutivo regionale ha ritenuto opportuno aumentare la disponibilità dei fondi. Nonostante le azioni di contrasto all’insorgenza della malattia, in cui alla vaccinazione per i diversi sierotipi circolanti si associa la profilassi diretta al controllo dell’insetto vettore, a partire dallo scorso mese di agosto si è assistito a una nuova diffusione della lingua blu in diversi territori della Sardegna.
Al 18 dicembre 2017, secondo i dati resi noti dall’assessorato alla Sanità della Regione Sardegna, i capi morti erano 29 mila 302, mentre le aziende sede di focolaio erano circa 2.500, con 824 mila 630 animali presenti, ma non per forza malati.
Le aziende sede di focolaio, destinatarie delle misure restrittive imposte dall’autorità sanitaria per il controllo della malattia, hanno dovuto sostenere un aggravio di costi conseguenti proprio all’applicazione di tali provvedimenti. Le restrizioni alla movimentazione degli animali hanno determinato un aggravio di costi alimentari connessi con l’impossibilità di spostare gli animali verso le superfici a pascolo dell’azienda.
Gli imprenditori agricoli hanno dovuto inoltre sostenere ulteriori spese per l’acquisto di medicinali per il trattamento degli animali infetti e di repellenti per limitare la circolazione degli insetti vettore all’interno degli ambienti di ricovero. Per questi costi sono stati stanziati dalla Regione Sardegna 5 euro per ogni capo adulto in azienda all’apertura del focolaio.
«L’intervento – fanno sapere dalla Regione Sardegna – è concesso a condizione che le aziende abbiano applicato tutte le misure imposte per impedire la diffusione della malattia e che, in particolare, abbiano atteso agli obblighi di vaccinazione disposti dalla normativa regionale per tutti i capi presenti. Gli aiuti – concludono dalla Regione Sardegna – sono erogati direttamente dai Comuni interessati dall’epidemia, ai quali saranno presentate le istanze di aiuto da parte delle aziende. Sempre i Comuni provvedono inoltre all’accertamento della sussistenza dei requisiti per l’erogazione e alla liquidazione delle risorse trasferite dall’assessorato regionale all’Agricoltura».
OBBLIGO DI REGISTRAZIONE PER AZIENDE AVICOLE
CHE ALLEVANO PIÙ DI 50 CAPI
Scende il numero massimo dei capi da considerare ai fini dell’inserimento obbligatorio in Banca dati nazionale di allevamenti avicoli non commerciali.
La norma che è entrata in vigore il 1° gennaio 2018 è quella riportata al comma 510 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2018.
Il precedente limite di 250 capi per allevamento avicolo a carattere non industriale è stato abbassato a 50 capi e pertanto tutte le aziende avicole a carattere non commerciale che superano tale limite sono ora sottoposte all’obbligo di iscrizione dell’allevamento e dei capi allevati nella Banca dati nazionale avicola.
La nuova norma è finalizzata ad assicurare una più puntale mappatura degli allevamenti avicoli e della loro consistenza, che risulta particolarmente utile per affrontare situazioni di rischio come quella attuale dell’influenza aviaria.
Il Ministero della salute ha ritenuto di dover ricordare questo adempimento con una circolare del 15 gennaio 2018 e a sollecitare, quindi, l’adempimento di iscrizione alla Bdn avicole per le aziende avicole che superano il nuovo limite di 50 capi allevati.
La circolare ministeriale indirizzata ai Servizi veterinari e alle associazioni avicole puntualizza il disposto dell’articolo 1, comma 510 della Legge di Bilancio 2018 ricordando che il provvedimento ha modificato l’obbligo di registrazione in Bdn per le aziende avicole a carattere non commerciale, facendo scendere il numero massimo di capi (da 250 a 50) previsto dal decreto legislativo 25 gennaio 2010.
Pertanto, prosegue la nota ministeriale. dal primo gennaio di quest’anno, “risulta necessario registrare in Bdn gli allevamenti delle aziende avicole a carattere commerciale e quelle a carattere non commerciale che allevano un numero di capi superiore a 50».
Giuseppe Fugaro