L’Italia ha perso il primato della produzione di formaggio pecorino che è passato alla Spagna grazie a una maggiore disponibilità di materia prima. Nel 2022 il nostro Paese è rimasto il terzo produttore europeo di latte di pecora a frnote di un'offerta che nell’Ue è cresciuta del 4,4% nel 2022, superando i 2,2 milioni di tonnellate. Sono alcuni dei dati del report di Ismea relativo a “Latte e derivati ovicaprini”.
In particolare, circa il 60% del valore complessivo del settore latte è generato nelle Isole e in sole tre regioni – Sardegna, Toscana e Lazio – si realizza ben il 78% della produzione.
Inoltre, la presenza degli allevamenti ovicaprini si conferma determinante per la funzione ambientale, sociale e culturale di mantenimento e presidio di aree marginali in cui non sarebbero possibili altre attività produttive.
Produzione concentrata in tre regioni
Dal punto di vista territoriale, in Sardegna si localizza il 57% del patrimonio ovicaprino nazionale e oltre un terzo del totale nazionale degli allevamenti a orientamento latte e misto. Per importanza del patrimonio, seguono la Sicilia con il 10% dei capi (e il 6% delle aziende), Lazio e Toscana rispettivamente con il 9% e il 4%.
In altre aree - in particolare Trentino Alto Adige, Calabria e Basilicata - si rileva altresì una elevata numerosità di allevamenti, che però presentano una dimensione ancora mediamente troppo ridotta (meno di 50 capi per gregge).
In Italia aumentato del 10% il valore dell’allevamento ovicaprino nel 2022
Nel 2022 l'allevamento ovicaprino ha generato nel nostro Paese, secondo il report di Ismea, un valore di circa 814 milioni di euro a prezzi correnti, di cui 630 milioni derivanti dal segmento latte, con un aumento rispetto all'anno precedente che ha sfiorato il 10% da attribuire esclusivamente alla straordinaria spinta dei prezzi alla stalla.
Nel 2022 la produzione di latte ovicaprino è rimasta sostanzialmente stabile rispetto all'anno precedente, con 450mila tonnellate di latte di pecora e 42mila tonnellate di latte di capra senza, tuttavia, recuperare i livelli del 2018-19 principalmente a causa di costi di produzione ancora assestati su livelli elevati e condizioni climatiche che non hanno favorito il pascolo.
Prezzi del Pecorino Romano su livelli record nella prima parte del 2023
Dopo i picchi dell'anno precedente, i prezzi del Pecorino Romano Dop hanno raggiunto nuovi livelli record nella prima parte del 2023, superando i 14 euro/kg nel mese di giugno (+27% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente).
Con l'apertura della nuova campagna casearia, i listini hanno tuttavia manifestato i primi segnali di inversione di tendenza, soprattutto come conseguenza di una maggiore produzione (+12,4% nell'annata 2022/2023).
Il mercato del Romano ha influenzato i prezzi del latte ovino, soprattutto con riferimento all'areale sardo, dove l'esordio della campagna 2023/2024 è stato all'insegna della stabilità con valori ancora assestati a 130 euro/100 litri Iva inclusa nel mese di ottobre.Esportazioni cresciute in valore a doppia cifra nei primi otto mesi dell’anno
Dopo il record registrato nel 2022, le esportazioni di pecorino sono ulteriormente cresciute in valore nei primi otto mesi del 2023 (+20,3%), seppure a fronte di una diminuzione dei volumi (-3,3%) soprattutto a causa della contrazione della domanda statunitense (-4,7% nel periodo gennaio-agosto 2023). In recupero, invece, il mercato tedesco e quello britannico.
Acquisti domestici di formaggio pecorino in flessione
Nei primi nove mesi del 2023 le vendite di formaggio pecorino sono risultate in contrazione (-8% in volume) a fronte di un sensibile incremento dei prezzi (+23%). Per il Pecorino Romano Dop il calo delle vendite è stato leggermente più incisivo (-9% in volume), in corrispondenza anche di un aumento dei prezzi più consistente rispetto al totale dei formaggi pecorini (+29%).
Situazione di stabilità come prospettiva
Il settore sembra proiettato verso una situazione di stabilità dopo quello che è stato definito dagli stessi operatori un vero e proprio "momento d'oro", soprattutto grazie al rafforzamento dei prezzi dei prodotti più rappresentativi che hanno consentito una soddisfacente ripartizione del valore lungo tutta la filiera e hanno innescato un processo di innovazione sotto diversi punti di vista.