È fallito il negoziato tra Consiglio dei ministri comunitari e Parlamento europeo per regolamentare la clonazione nel settore alimentare.
Senza l’accordo, si potrà continuare a importare carne bovina dai partner mondiali senza controlli. Attualmente nell’Ue arrivano 300mila tonnellate, meno del 5% della produzione europea (pari a 8 milioni di tonnellate) di cui il 10% circa riguarderebbe l’Italia con provenienza da Brasile, Argentina e Usa.
«Se la proposta fosse stata accolta – spiega il commissario europeo alla salute John Dalli – sarebbe stata introdotta l’etichettatura sulle carni bovine fresche provenienti da animali clonati, compresa la prima generazione, sia per quelli allevati nell’Ue, sia importati da Paesi terzi. Insieme alle regole legate alla clonazione, vengono invece azzerate anche le misure per rafforzare l’informazione dei consumatori: ad esempio, sia l’etichettatura sui nuovi prodotti (Novel Food) importati, sia quella sugli integratori alimentari dove sono presenti nanotecnologie».
Invece di disciplinare tali prodotti in base alle norme sui nuovi alimenti, come sostenuto nel regolamento proposto dalla Commissione e dal Consiglio, i deputati insistevano sul fatto che la nuova legislazione europea dovrebbe vietare tutti i cibi derivati da animali clonati. In un documento approvato dal Parlamento europeo il 7 luglio 2010 si faceva presente che una netta maggioranza in seno al Parlamento stesso sollevava obiezioni etiche riguardo alla produzione industriale di carne da animali clonati che soffrono in maniera sproporzionata di malattie, malformazioni e morte prematura.
L’ultima riunione del comitato di conciliazione è durata 12 ore e ha visto il Consiglio su una posizione intransigente nel rifiutare gli emendamenti proposti dal Parlamento. Ed infatti il Presidente della delegazione del PE Gianni Pittella ha manifestato il suo disappunto per il rifiuto del Consiglio di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini e sostenere misure per proteggere i consumatori e il benessere degli animali.
In realtà la Commissione e il Consiglio erano favorevoli a concedere al Parlamento un’etichettatura obbligatoria solo per la carne bovina proveniente da animali clonati e non per tutti gli altri prodotti trasformati come latte, yogurt, formaggio ecc. evidenziando le difficoltà tecniche e pratiche che si oppongono ad un allargamento generico di tale etichettatura obbligatoria.
Per ora quindi rimane ancora in vigore il regolamento del 1997 riguardante l'uso di nuovi cibi derivati da processi di produzione innovativi o tradizionalmente consumati solo fuori dall'Ue che prevede l’'autorizzazione obbligatoria alla vendita di alimenti ottenuti da animali clonati, ma non per la loro prole. Tuttavia, al momento non c'è stata alcuna richiesta per la commercializzazione di questo tipo di carne per cui tutti i pericoli paventati rimangono solo ipotesi.
Saltato l’accordo, gli operatori sono liberi di importare latte, formaggi o carne derivati
“Dolly” in Europa senza etichetta
Fallito il negoziato tra Consiglio dei ministri e Parlamento Ue per lo stop agli animali clonati