Si fa strada l’ipotesi di creare dei distretti suinicoli liberi da cinghiali per fermare l'avanzata della Psa (Peste suina africana). Via libera, quindi, al depopolamento totale nelle aree a forte vocazione suinicola.
In queste zone i cinghiali verranno tutti abbattuti per evitare che trasmettano dopo gli ultimi casi positivi al virus scoperti anche in provincia di Parma. E poi negli allevamenti di suini si dovrà rafforzare la biosicurezza cercando di evitare e anche di «chiedere conto» delle speculazioni commerciali in corso.
Queste le misure annunciate dal commissario alla Psa, Vincenzo Caputo, ad Alessandria, durante l’incontro organizzato da Confagricoltura il 23 aprile scors, per contrastare la diffusione della Psa e mettere in sicurezza la filiera suinicola.
Alla riunione rappresentati allevatori di diversi milioni di suini
Erano rappresentati diversi milioni di suini alla riunione che ha visto, tra i relatori, anche Rudy Milani presidente della Federazione nazionale di prodotto suinicola di Confagricoltura, Giovanna Parmigiani, componente di Giunta nazionale e presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Piacenza, ed Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte.
Oltre ai suinicoltori anche dalla provincia di Piacenza presenti anche il direttore, Marco Casagrande, e la responsabile della comunicazione, Elena Gherardi.
Coinvolgere attivamente anche i cacciatori degli Atc
Il commissario Caputo ha, quindi, indicato la via dei distretti suinicoli anche se in teoria le azioni di depopolamento sulla carta sarebbero già state autorizzate. Questa volta la novità è la proposta è quella di coinvolgere attivamente i cacciatori degli Atc chiedendone un distacco per 90 giorni al servizio dello Stato per effettuare i piani di depopolamento.
In arrivo un provvedimento sulle pratiche commerciali contro le speculazioni
Caputo ha annunciato, oltre alla proposta di creare dei distretti suinicoli anche l’imminente uscita della nuova determina che dovrebbe intervenire indirettamente sulle pratiche commerciali sleali e permetterà ai cacciatori autorizzati ad abbattere cinghiali sani in zona di restrizione di consumarne le carni senza uscire dalla zona di restrizione stessa.
«Attenzione – ha detto Caputo – a chi vuole speculare sulla pelle degli allevatori, perché i loro suini sono il primo tassello del brand dei salumi italiani che vale milioni di euro di Export. Se muoiono gli allevatori muore anche la trasformazione».
Gli allevatori vedono, infatti, la loro carne deprezzata, da un momento all’altro, in base al ritrovamento di cinghiali positivi alla Psa anche a chilometri dal loro allevamento, pur avendo attuato tutte le misure di difesa necessarie e pur avendo maiali sani.
A velocità diverse vanno le aree interessate al depopolamento
«Ringraziamo il Commissario - hanno ribadito Parmigiani e Milani - perché la disperazione è tanta e purtroppo giustificata. Auspichiamo che il proficuo dialogo abbia ulteriormente sollecitato la sua sensibilità».
Diverse nel corso del pomeriggio le testimonianze degli allevatori che a più voci hanno dichiarato di essersi sentiti “lasciati soli”. Un altro elemento di riflessione condiviso è stata la diversificazione delle situazioni a livello territoriale.
Per ammissione dello stesso Commissario «i territori non vanno tutti alla stessa velocità. Ci sono zone come il cuneese e nel pavese dove le azioni di depopolamento hanno fermato l’avanzare della malattia e altre no».
Lo sanno bene gli allevatori piacentini che lo scorso 23 aprile hanno avurto la notizia di una carcassa positiva ritrovata a Podenzano (Pc) e sulle chat si stanno rincorrendo aggiornamenti e timori sulle prossime zone di restrizione.
«Lavoreremo a tutti i livelli perché vengano istituiti i distretti suinicoli - hanno detto i vertici di Confagricoltura – ma anche ammettendo di riuscire ad avere zero cinghiali nel distretto, gli impatti che già oggi stiamo avendo sulla filiera per una malattia che è sostanzialmente esterna alle nostre porcilaie, rischiano di far sì che prima di arrivare a zero cinghiali si arrivi a zero maiali».
«Ci chiediamo – ha aggiunto Casagrande – perché nelle nostre zone gli abbattimenti siano ampiamente inferiori rispetto al necessario, nonostante la disponibilità di cacciatori ed Atc e nonostante la disponibilità degli allevatori a contribuire anche economicamente, il dubbio è che si faccia ostruzionismo da parte delle autorità politiche e sanitarie».