Sicurezza, qualità, sostenibilità, benessere animale, riduzione dell’uso degli antibiotici. A che punto siamo? Su questi obiettivi, anche alla luce delle richieste di trasparenza da parte dei consumatori, che non si fermano più alle caratteristiche organolettiche, ma vogliono conoscere la storia di un prodotto, si sta focalizzando l’avicoltura italiana.
A fare il punto sull’evoluzione della filiera avicola l’appuntamento in streaming con l’International Poultry Forum giunto oggi all’8° edizione nella prima giornata delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona. Un comparto zootecnico che è strategico nel nostro Paese, in grado di produrre oltre l’autosufficienza e raggiungere un surplus produttivo che mediamente oscilla tra il 7 e il 10%, destinato all’export. Con 5,5 miliardi di euro l’avicoltura italiana rappresenta il 10% del fatturato nazionale della zootecnia.
La filiera avicola sta lavorando da anni per la biosicurezza, la prevenzione delle malattie, per piani vaccinali sempre più mirati. Lo ha sottolineato Guidi Grilli, docente di Patologia Aviare nel Corso di Laurea in Medicina Veterinaria e Zoonosi avi-cunicole dell’Università di Milano. Non è un caso che l’Italia si sia dotata di un piano nazionale di riduzione del farmaco che ha portato, dal 2011 al 2019, alla riduzione dell’uso di antibiotici dell’ 87% nel broiler e del 74% nel tacchino.
Una strategia per ridurre l’uso degli antibiotici
L’avicoltura italiana ed europea sta progressivamente riducendo l’uso degli antibiotici aumentando migliorando gli interventi di prevenzione delle patologie. Nella moderna avicoltura gli antibiotici vengono impiegati solo in caso di necessità con l’obiettivo di ridurre la resistenza agli antimicrobici.
Su questo tema si è soffermato in particolare Alessandro Scolari, medico veterinario del Laboratorio Vallerana Srl (presente con un triplo intervento in sostituzione di Romano Marabelli, oggi consigliere e vice Direttore del World Organisation for Animal Health di Parigi, e di Pedro Gonzalez della Microomics).
Cruciale per mantenere in salute l’allevamento è oggi anche l’impiego di prodotti fitoterapici per il controllo della salute intestinale dei polli sempre nell’ottica di ridurre l’uso degli antibiotici. «Lo studio ha sottolineato Scolari - su sostanze fitoterapiche che svolgono un’azione di controllo sul microbiota intestinale dei polli sta portando a interessanti risultati».
Come comunicare al consumatore l’impegno dell’avicoltura
«Nel primo quadrimestre del 2021 ha sottolineato Scolari - la Dg Santé della Commissione europea in programma tutta una serie di proposte di direttive e regolamenti che riguardano la proibizione dell’uso delle gabbie, il benessere degli animali, il trasporto e l’etichettatura sul benessere e saranno messe a punto con il contributo di 170 rapporti di numerosi stakeholder non solo operatori anche commerciali, ma anche associazioni animaliste degli Stati membri».
Eppure spesso al cittadino, viene presenta un’immagine distorta degli animali negli allevamenti da parte di alcuni canali mediatici. La disinformazione, legata anche alla presentazione di dati fuorvianti sul consumo di suolo o di acqua, penalizza gli allevamenti, ma anche il consumatore.
La sicurezza dell’avicoltura italiana è garantita da 8000 controlli annui effettuati dal personale del ministero della Salute su altrettante partite di polli, che da anni portano a registrare un livello di residui da antibiotici che tende allo zero».
Oggi l’avicoltura italiana cerca di comunicare la qualità attraverso l’etichettatura volontaria dei prodotti introdotta da un decreto nel 2004 che si basa sulla completa tracciabilità dei lotti di produzione e sulla certificazione rilasciata da un organismo terzo indipendente (Csqa) riconosciuto dal Mipaaf.
Il Gruppo Amadori e Coop
Migliorare le condizioni igieniche degli animali in allevamento e migliorare gli interventi di prevenzione delle patologie aiuta a diminuire l’uso degli antibiotici, come ha sottolineato Ferdinando Battistoni, veterinario del Gruppo Amadori, che è riuscito a raggiungere questo obiettivo. Dal 2011 al 2019 il Gruppo Amadori ha ridotto del 94% l’uso degli antibiotici.
Come si sta muovendo la grande distribuzione, che rappresenta l’anello di congiunzione tra produttore e consumatore? Un esempio positivo arriva dal progetto filiere a marchio Coop Italia : «Abbiamo investito per cercare di promuovere e sostenere - ha spiegato Renata Pascarelli di Coop Italia - un elevato livello di benessere animale anche in considerazione del sentiment del consumatore impaurito dalle immagini allarmistiche fatte circolare da alcuni media. Da una ricerca condotta durante la pandemia è emerso anche che il consumatore non ha dimenticato i temi del benessere animale e della sostenibilità e chiede una serie di garanzie in questi ambiti.
«Nel 2016 – ha sottolineato Pascarelli - abbiamo iniziato a limitare l’uso degli antibiotici nelle filiere a marchio Coop migliorando il benessere animale. Nel caso del pollo da carne parliamo di 20 milioni di animali e di oltre 200 allevamenti tra i migliori fornitori di prodotti avicoli. Lo scorso anno abbiamo aumentato gli spazi per animale rispetto a quelli stabiliti per legge, arricchimenti ambientali, come l’uso di paglia per favorire comportamenti naturali l’uso di luce naturale limiti di legge e abbiamo scritto in etichetta” allevato a terra”». Da novembre 2020 su tutte le referenze di carne fresca pollo allevato all’aperto viene riportato l’etichetta di pollo a lento accrescimento.