I sensori misurano lo stress da caldo favorendo il benessere animale

benessere animale
Con il “progetto Leo” passi avanti per la zootecnia 4.0 con tecnologie high-tech

Gli allevatori di bovini da latte sono sempre più consapevoli che la gestione delle caratteristiche ambientali delle stalle aiuta a mantenere, anche in periodi climaticamente avversi, una buona produzione e redditività. In Italia sono sempre più frequenti i periodi in cui gli animali sono sottoposti a stress da caldo ed escono dalla loro “zona di comfort”, ossia da quello stato di benessere che consente di mantenere la temperatura corporea senza dover variare l’attività metabolica e le produzioni. Diventa, quindi, fondamentale l’attività di monitoraggio del microclima aziendale per intervenire quando le condizioni ambientali compromettono benessere e produttività degli animali.

Centraline per la rilevazione di temperatura e umidità

Nell’ambito del Progetto Leo l’Aia (Associazione italiana allevatori), che è capofila del progetto, è impegnata in una campagna di installazione di sensori per il rilievo automatico di temperatura e umidità relativa. L’attività interessa tutto il territorio nazionale e una quantità significativa di allevamenti (circa 800 aziende con bovini da latte delle razze maggiormente diffuse per un totale di mille sensori). Lo scopo dell’attività è quello di arrivare alla raccolta automatica dei parametri microclimatici nelle aziende interessate, fornendo informazioni agli allevatori che permettano di mitigare quanto più possibile l’effetto deleterio dello stress da caldo.

Lo strumento utilizzato per il rilevo della temperatura e umidità relativa nella zona prescelta dell’allevamento (ad es. zona riposo o sala attesa mungitura o zona cuccette o corsia di alimentazione) è un sensore capace di acquisire automaticamente tali parametri e trasmetterli in un cloud in intervalli di tempo predefiniti.

Dispositivo alimentato a batteria easy-to-use

Lo strumento è stato progettato e realizzato seguendo le specifiche esigenze legate all’uso in stalla che Aia ha individuato. Il dispositivo è stato infatti progettato con alimentazione a batteria, svincolandolo quindi dalla necessità di avere corrente elettrica in prossimità del punto di installazione; in aggiunta, considerato l’ambiente di lavoro, si è provveduto a proteggerlo dagli agenti esterni rendendone il case (la copertura – ndr) di grado di protezione Ip66 (ovvero protezione totale alla polvere e getti d’acqua). Anche la trasmissione dei dati è stata progettata ed impostata per rendere il dispositivo utilizzabile anche in condizioni di lavoro estreme: per questo motivo la trasmissione è stata realizzata utilizzando la tecnologia Narrow band IoT (NB- IoT), che ha numerosi vantaggi rispetto ad altre tecnologie adottate negli altri prodotti presenti sul mercato, come la totale semplicità d’istallazione, la completa indipendenza da qualsiasi ulteriore apparecchiatura necessaria ad immettere il dato in rete (ad es. access point) e quindi la completa indipendenza dall’esistenza di connessione internet in allevamento. Il dispositivo può lavorare anche in condizioni ambientali estreme (da -40°C fino ad oltre 80°C) con alta accuratezza. Una immagine del sensore installato è riportata nella foto a pag. 17.
Il dispositivo quindi, oltre a non essere ingombrante, non richiede neanche alcuna manutenzione da parte dell’allevatore in quanto perfettamente autonomo sia dal punto di vista dell’alimentazione e trasmissione dei dati.

L’indice Thi rileva il rischio di stress da caldo

Le aziende in cui installare i sensori sono state scelte sulla base di razze allevate e vicinanza a centraline climatiche territoriali note, in modo da poter mettere in relazione il microclima della stalla con le condizioni ambientali esterne.
Le informazioni rilevate dai sensori possono essere combinate fra di loro a costituire un indice, chiamato Thi (Temperature humidity index) che permette di analizzare l’effetto combinato di temperatura e umidità relativa per valutare il rischio di stress da caldo per gli animali. Tale stress comporta problemi metabolici e produttivi e si instaura quando l’animale non è in grado di dissipare un’adeguata quantità di calore e la termoregolazione non riesce più a mantenere entro i limiti fisiologici la temperatura corporea in aumento.

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Sensore installato in zona di riposo

In generale nei bovini da latte i primi effetti di stress da caldo si iniziano ad avere con valori di Thi sopra 68, mentre le classi di rischio per la produzione vanno dal rischio medio (Thi 72-78), allerta (Thi 78-84) ed emergenza (superiore a 84) con riduzione della produzione di latte e problemi metabolici sempre più accentuati.
La possibilità di conoscere il Thi orario nella zona in cui stazionano gli animali permette all’allevatore di poter intervenire con i mezzi a disposizione (ad esempio, ventilazione o raffrescamento) e migliorare le condizioni microclimatiche della stalla, riducendo l’effetto negativo sulla produzione di latte, sugli aspetti riproduttivi e, complessivamente, sul benessere dell’animale.

Un modello per il calcolo del Thi orario

Quindi, il Progetto Leo, oltre ad alimentare l’Open data, contribuisce anche a fornire informazioni dirette agli allevatori utili per la gestione aziendale. L’Ufficio studi dell’Aia ha predisposto un modello per monitorare le temperature ed umidità relativa dei sensori, con una serie di grafici e tabelle che permettono di poter verificare l’andamento delle variabili rilevate.
Per monitorare il livello di stress da caldo aziendale, il modello prevede anche il calcolo del Thi orario. Una schermata di esempio è riportata nel Grafico 1, dove sono riportati i grafici e le tabelle relative alle misure orarie di temperatura e umidità relativa rilevati da un sensore in sala di attesa mungitura dal 23 al 28 novembre 2021 in una azienda sita in provincia di Latin

I sensori misurano lo stress da caldo favorendo il benessere animale - Ultima modifica: 2022-02-23T11:17:01+01:00 da Lucia Berti

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