Riflettori sul “Benessere animale+sostenibilità ambientale: per una filiera lattiero-casearia sinonimo di salubrità alimentare e piaceri della tavola”, tema del convegno promosso dall’Aia (Associazione italiana allevatori) e Arav (Associazione regionale allevatori del Veneto) con il dipartimento Dafnae dell’Università di Padova, che si è svolto il 2 marzo 2024, in Fiera, a Vicenza, nell’ambito di Passione Veneta (concomitante con VicenzAgri), la due giorni realizzata dalla stessa Arav in collaborazione con Lattebusche, Caseificio Sociale Ponte di Barbarano, Latteria Soligo, Latterie Vicentine, La Garronese Veneta, Consorzio Grana Padano, Consorzio Formaggio Asiago Dop e Unicredit, nella quale si sono alternate la mostra mercato dei formaggi ed eccellenze venete, anche dell’agricoltura contadina con il mercato di Campagna Amica Vicenza.
A introdurre i lavori il presidente dell’Arav, Floriano De Franceschi, seguito dall’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, che ha spiegato come «appoggiare l’attività dell’Arav significa garantire al consumatore alimenti sani e sostenibili. Un lavoro importante anche sul fronte del miglioramento genetico delle razze. La ricerca e l’innovazione, infatti, sono fondamentali per avere allevamenti più efficienti. Sul tema della riduzione degli antibiotici, come ho detto al ministro, credo - ha proseguito - ci debba essere un ripensamento. Il Veneto è la prima regione al mondo in questo ambito, ma per accedere al premio non si può considerare la mediana regionale, perché nel caso nostro questo livello è già molto basso».
Un concetto evidenziato da Massimo De Marchi del dipartimento Agronomia, animali, alimenti, risorse naturali e ambiente dell’Università di Padova: «Negli anni Settanta del secolo scorso era sufficiente produrre latte, tante proteine e grassi, poi abbiamo iniziato a lavorare sulla conformazione, sulla longevità degli animali e su altri aspetti che fanno più riferimento alla vacca. Nei progetti di miglioramento genetico portati avanti negli ultimi sette anni in Veneto si è riusciti a incidere su particolari caratteri delle vacche. In particolare, nel 2021, abbiamo lavorato sulla resilienza, per limitare il consumo di antibiotico. Sempre nello stesso anno, abbiamo esaminato la presenza di iodio nel latte. Nel 2022, è stata studiata la chetosi nella vacca da latte e, per la prima volta, nel panorama internazionale, studiato il colostro. Infine, nel 2023 è stato preso in esame lo stress da caldo. Oggi serve formazione per mettere in atto tutta questa innovazione, nonché tanta informazione nei confronti del consumatore».
Allevamenti quasi sconosciuti per l’opinione pubblica
Concetti su cui ha posto l’accento anche Luigi Bertocchi dell’Istituto zooprofilattico sperimentale Lombardia ed Emilia-Romagna, che ha evidenziato come «meno di un europeo su dieci è venuto a contatto con un allevamento di animali da reddito, ma lo stesso numero di persone ritiene importante proteggere il benessere animale. Sei europei su dieci sono disposti a pagare di più i prodotti, potendo ricavare informazioni utili attraverso l’etichettatura. Il mondo sarà sempre più influenzato dall’elaborazione dei dati, che vanno digitalizzati per trarne delle conclusioni. Tutto questo è Classyfarm, un contenitore di tantissimi dati che vengono elaborati sulla base di algoritmi previsti dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare e dall’Agenzia europea per il controllo del farmaco.
Al centro del convegno, moderato dal direttore dell’Arav, Walter Luchetta, anche il tema delle emissioni ambientali. Giuseppe Pulina del dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari ha definitivamente scagionato il mondo allevatoriale dalle accuse: «L’agricoltura, per quanto concerne le emissioni, impatta per il 7,2%, mentre la zootecnia per il 5,6%. Con questi numeri viene garantita la sopravvivenza, quindi, il cibo, a tutto il mondo. La Fao ci dice che intensificare l’allevamento è ecologico – ha spiegato Pulina – in quanto più produciamo, meno impattiamo. L’agricoltura, poi, è uno dei pochi sistemi rigenerativi, poiché mette in circolo i materiali di scarto. Intensivizzare l’allevamento guardando alla genetica è meglio, perché consente di avere vacche che emettono meno metano, migliorando la tecnologia di alimentazione è possibile ridurre del 10-20% le emissioni di metano e, se il cambiamento diventa progressivo e cumulativo, si può arrivare oltre il 60%. Progettando il futuro su base digitale, poi, si può ridurre di un ulteriore 2-10% le emissioni. Analogo ragionamento vale per le emissioni di ammoniaca. Tutto ciò senza considerare il sequestro di anidride carbonica operato da alcune colture agricole, in particolare il mais granella, frumento, soia e girasole».
Sostenibilità ambientale e in più c’è il ricircolo degli scarti
Un contributo di chiarezza nel corso del Convegno è stato dato anche dal medico nutrizionista Francesco Francini. Il vicepresidente dell’Aia, Claudio Destro, ha sottolineato come «in Veneto Arav abbia saputo realizzare una straordinaria coesione tra allevatori, mondo delle cooperative e politica attiva e fattiva. Questa è la politica che ci piace e ci serve, anche se non è ovunque così. Dobbiamo ricordare che il benessere ha sempre abitato in casa nostra, perché bisogna essere scellerati a maltrattare degli animali da reddito. Oggi dobbiamo lavorare seriamente per trasmettere la chiara immagine di ciò che ogni giorno facciamo nei nostri allevamenti, evidenziando che la sostenibilità dev’essere anzitutto economica, quindi ambientale e sociale».
In mostra la Fattoria di Italialleva
e il 50° compleanno dell’Arav
Per intrattenere, all’insegna della biodiversità e dell’agricoltura circolare, anche i laboratori didattici per famiglie. Il 3 marzo scorso alla Fiera di Vicenza è sbarcata anche la Fattoria di Italialleva, con l’esposizione delle razze bovine: Burlina, Frisona, Jersey, Pezzata Rossa, Rendena, Angus, Limousine e Wagyu; ovicaprine: Alpagota, Foza, Lacaune e Camosciata delle Alpi, nonché gli Alpaca, l’Asino Amiatino e Mini pony.
In Sala Tiziano l’Arav ha premiato gli allevatori per i risultati raggiunti nei controlli funzionali. Sempre l’Arav, per la celebrazione del suo 50° anniversario di fondazione, ha consegnato un riconoscimento agli allevatori veneti che si sono distinti come imprenditori
- per la Razza Bruna, Marchetti Pierantonio e Alberto di Vicenza;
- per la Pezzata Rossa, Salton Vittorio di Belluno;
- per la Rendena, Miotti Armando di Padova_
- per la Frisona, rispettivamente: l’Azienda zootecnica Stocchero Alberto di Vicenza, la Società agricola Cassandro di Venezia e la Società agricola Nordera Fratelli e Figli di Verona.
Inoltre, un’attestazione di stima è stata trasmessa ai presidenti e direttori storici dell’Associazione e ai dipendenti che hanno raggiunto di recente il pensionamento.