L'alimentazione è la principale voce di costo che incide sul bilancio della produzione di carne bovina nelle realtà intensive italiane. Infatti, secondo l'analisi economica del Crpa (Centro ricerche produzioni animali spa) del 2012, l'alimentazione rappresenta da sola il 62% del costo di mantenimento giornaliero dei vitelloni e, in conseguenza, il punto di pareggio è raggiungibile solo con incrementi ponderali medi giornalieri pari a 1,36 kg/die.
Tale analisi, riportata in Tabella 1, non prende però in considerazione l'ammortamento del costo del ristallo, che va inevitabilmente ad innalzare l'incremento ponderale necessario al pareggio, portandolo a 1,56 kg/d, obiettivo certamente impegnativo da raggiungere considerando morbilità, mortalità e animali di scarto.
Al fine di produrre in modo economicamente vantaggioso risulta improbabile riuscire a ridurre drasticamente il costo di produzione giornaliero semplicemente cercando di abbassare il costo alimentare. Una drastica riduzione dell'impegno economico sugli alimenti comporterebbe infatti l'impossibilità di ottenere quelle performance di crescita eccellenti a cui si deve necessariamente puntare per produrre con profitto.
L'obiettivo è quindi raggiungibile in modo indiretto e cioè mettendo gli animali in condizione di esprimere al meglio il loro potenziale di crescita e di convertire efficacemente i nutrienti somministrati. Il ruolo quindi del benessere animale, dell'ambiente di allevamento, della gestione del momento alimentare, della corretta fabbricazione della razione, della qualità degli alimenti, è sicuramente proficuo oltre che etico e richiesto dal consumatore.
Gestione sanitaria
A ciò si deve inoltre associare una corretta gestione sanitaria in modo da limitare il più possibile incidenza, gravità e durata di problematiche sanitarie che inevitabilmente riducono momentaneamente o definitivamente la crescita dei vitelloni. Gestione sanitaria resa purtroppo più complicata per le peculiarità che caratterizzano il nostro sistema produttivo in quanto l'importazione dei giovani ristalli dall'estero comporta la loro esposizione a numerosi insulti stressogeni che si ripercuotono sulla loro predisposizione alle malattie, in primis le forme respiratorie (BRD).
La salute del ristallo dipende quindi non solo dalla gestione sanitaria e dalle condizioni di allevamento nelle nostre strutture d'ingrasso ma anche da quella che è la salute intrinseca complessiva della partita o dei singoli animai ristallati.
Garantire un elevato livello sanitario al fine di ridurre le possibilità di contrarre la BRD risulta fondamentale. Dal grafico in Figura 1 emerge chiaramente come le performance di animali incorsi in BRD nelle prime settimane dall'arrivo risultino fortemente penalizzate. Confrontando gli incrementi ponderali di animali che si sono ammalati rispetto a quelli sani si evince infatti un deficit di crescita di ben 550 g/capo/giorno, accumulato durante la fase di adattamento e che non viene poi compensato durante l'intero ciclo produttivo.
Strategie nutrizionali
Attraverso opportune strategie nutrizionali si può facilitare l'adattamento dei ristalli riducendo gli effetti negativi dello stress sul sistema immunitario e sulla funzionalità ruminale.
A riguardo, di seguito parleremo di alcune di tali strategie: a) salute / selenio organico; b) modulazione delle fermentazioni ruminali / lieviti vivi; c) modulazione delle fermentazioni ruminali / oli essenziali; d) approccio dinamico alle fermentazioni ruminali / azoto a lento rilascio.
Salute - Selenio organico
L'impiego in alimentazione animale di oligoelementi fondamentali al sostegno delle difese dell'organismo, quali rame, zinco e selenio solo per citare i più importanti, è ormai una pratica consolidata. La ricerca scientifica si è quindi più recentemente indirizzata verso quelle tecnologie in grado di rendere ancor più biodisponibili per l'organismo degli animali gli oligoelementi somministrati con la dieta.
Ad esempio, il selenio in forma organica, ottenuto da ceppi di lieviti cresciuti su un terreno arricchito di questo microelemento, è infatti molto più biodisponibile della sua forma inorganica generalmente inserita negli integratori mineral-vitaminici, e può inoltre accumularsi nei tessuti e venir utilizzato nei momenti di necessità.
Da uno studio volto a verificare gli effetti dell'integrazione di selenometionina da lievito e da sodio selenite nella fase di adattamento di bovini da carne da ristallo è emerso come effettivamente la concentrazione ematica del selenio fosse più alta negli animali del gruppo integrato con selenio in forma organica. Mediante opportune indagini di laboratorio si è potuto apprezzare come la maggior disponibilità di tale microelemento abbia promosso una migliore risposta immunitaria alla vaccinazione effettuata all'arrivo nell'allevamento d'ingrasso.
Inoltre gli animali di tale gruppo sono anche risultati in grado di reagire meglio allo stress ossidativo. Grazie quindi ad un migliore assetto del sistema immunitario gli animali integrati con selenio organico sono incorsi in BRD in percentuale minore rispetto ai controlli integrati con sodio selenite.
Come diretta conseguenza questi animali hanno manifestato migliori performance di crescita come riportato in Figura 2. L'impiego di selenio in forma maggiormente biodisponibile è risultato quindi in grado di promuovere significativamente le difese immunitarie dei bovini di nuovo arrivo riducendo la morbilità da BRD e migliorando la loro capacità di reagire allo stress dovuto al trasporto e all'adattamento.
Modulazione delle fermentazioni ruminali - Lieviti vivi
Come accennato, le condizioni di movimentazione precedenti l'arrivo in azienda inducono nei ristalli, oltre alla riduzione delle capacità difensive dell'organismo, anche una drastica riduzione della funzionalità ruminale. L'animale in una situazione di insufficienza ruminale non è in grado di trarre dall'alimentazione i nutrienti essenziali al corretto funzionamento del suo sistema immunitario in un momento, tra l'altro, di maggior richiesta, aumentando quindi il rischio di incorrere in malattia.
Tra le strategie per promuovere il più velocemente possibile il ristabilirsi delle corrette fermentazioni ruminale, vi è l'impiego dei lieviti. I lieviti, specialmente se somministrati vivi, sono in grado di stabilizzare il pH ruminale, di produrre acidi organici, aminoacidi, peptidi e vitamine stimolanti lo sviluppo della popolazione protozoaria, di promuovere la crescita e l'attività metabolica dei batteri cellulosolitici e dei funghi determinando una maggiore degradazione della frazione fibrosa e infine, di ridurre la quota di ossigeno disciolta nel fluido ruminale, tossico soprattutto per i batteri cellulosolitici.
I diversi studi proposti in Figura 3 dimostrano complessivamente una reale efficacia dell'impiego di lieviti vivi nell'alimentazione di bovini da carne, tale efficacia si manifesta in particolare quando i lieviti vengono somministrati, durante le fasi critiche di allevamento, a dosaggi corretti e associati a regimi dietetici spinti.
Modulazione delle fermentazioni ruminali - Oli essenziali
L'interesse scientifico verso l'utilizzo degli oli essenziali si è notevolmente ravvivato dopo il bando da parte dell'Ue degli auxinici come promotori di crescita.
Tra le innumerevoli proprietà degli oli essenziali, spicca la capacità di alcuni di essi di modulare le fermentazioni ruminali cioè di promuovere la proliferazione di alcuni specifici batteri e di inibirne altri con il risultato di ridurre la dispersione di energia sotto forma di metano e di migliorare l'utilizzo dell'azoto che verrebbe altrimenti disperso nell'ambiente.
Gli oli essenziali che da numerose prove effettuate in vitro si sono rivelati maggiormente congeniali allo scopo di ottimizzare le fermentazioni ruminali del bovino da carne, sono quelli estratti dalla cannella, dall'Eugenia caryophillata (chiodi di garofano) e dal peperoncino.
Tale miscela si è dimostrata efficace anche in vivo promuovendo un migliore incremento ponderale medio giornaliero come riportato in Figura 4. È stata inoltre riscontrata una migliore risposta immunitaria dovuta ad una migliore funzionalità ruminale e alla maggiore assunzione di sostanza secca di questi animali. A questo effetto indiretto si associa il probabile effetto diretto dell'interazione dei metaboliti degli oli essenziali con il sistema immunitario, interazione ancora però oggetto di indagine.
Approccio dinamico alle fermentazioni ruminali - Azoto
a lento rilascio
Infine, oltre alle recenti innovazioni volte a migliorare la salute dei bovini da carne o a favorirne l'incremento ponderale modulandone le fermentazioni ruminali, si richiama l'importanza di un approccio dinamico alle fermentazioni ruminali, cioè di porre attenzione non solo all'effetto dell'inclusione nella dieta del singolo alimento o additivo ma di come i diversi componenti della dieta siano in grado di promuovere la produzione di proteina microbica a livello ruminale.
Un esempio a tal riguardo è la sostituzione dell'urea con una fonte di azoto a lento rilascio. L'urea viene utilizzata per limitare il costo dell'apporto proteico ma il suo effetto a livello ruminale si esaurisce velocemente dopo l'assunzione. Con l'impiego di innovative tecnologie si può mantenere più costante ed elevata la concentrazione di azoto ammoniacale all'interno del rumine per tutto il tempo che intercorre tra i pasti favorendo lo sviluppo e la proliferazione dei batteri cellulosolitici favorendo quindi l'utilizzo della fibra della razione.
Tale strategia si è rivelata efficace nel promuovere un migliore incremento ponderale in animali alimentati con una dieta caratterizzata da circa un punto percentuale in meno di proteina grezza rispetto alla dieta di controllo a parità di performance come conseguenza di un migliore indice di conversione alimentare promosso dall'ottimizzazione delle fermentazioni ruminali (Figura 5). Oltre che un risparmio economico, tale strategia porta ad un minore impatto ambientale avendo limitato sensibilmente l'apporto di azoto proteico, parte del quale viene inevitabilmente disperso dagli animali nell'ambiente.
Considerazioni finali
I nuovi orientamenti tecnici e scientifici nell'alimentazione del bovino da carne sono dunque volti a promuovere il benessere degli animali e a garantire produzioni ottimali. L'impiego di additivi tecnologicamente avanzati, sebbene in grado di promuovere effetti economicamente vantaggiosi, può però richiedere un impegno economico che ad oggi, pur essendo solo apparente in quanto si traduce in una maggiore crescita e quindi una minore permanenza in allevamento, non è certamente ben accetto dagli allevatori, già in grave difficoltà.
Fermo restando comunque l'importanza di dover considerare proprio in tali frangenti le tecnologie in grado di migliorare l'efficienza produttiva, si vuole però anche sottolineare l'importanza delle altre fondamentali voci di costo come ad esempio la riduzione dell'impegno economico relativo all'acquisto del ristallo. Tale opportunità renderebbe più fattibile l'impiego di tali strategie con enormi vantaggi non solo sulla produttività aziendale, ma, incrementando la capacità del nostro paese in termini di autoapprovvigionamento interno di ristalli, anche sull'intera filiera italiana nonché da un punto di vista sociale con la creazione di nuovi posti di lavoro.
L'effettivo risparmio economico di produrre ristalli in Italia, senza parlare degli enormi vantaggi in termini di salute di animali trasportati per brevissimi tratti, emerge dall'analisi economica proposta a un convegno tenutosi ad Alessandria il 22 gennaio 2013 (tabella 2). Il costo di produzione di un ristallo di razza limousine di prima qualità di circa 350 kg in un allevamento linea vacca-vitello confinato della provincia di Lodi è risultato nel 2012 pari a 2,45 €/kg. Costo decisamente vantaggioso considerando il prezzo di acquisto di animali di categoria simile dalla Francia che nel 2012 è risultato mediamente pari a 3,20 €/kg.
Allegati
- Scarica il file: Bovini da carne