il ministero della Salute ha disposto una serie di misure preventive per contenere il rischio di diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) negli allevamenti avicoli italiani, con particolare riferimento alle zone classificate ad alto rischio A e B (vedi NOTA_DGSA_HPAI_MISURE_DAL_15_SETTEMBRE_2025).
L’intervento segue il parere del Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza Aviaria, firmato da Calogero Terregino, che segnala l’imminente aumento del rischio legato alla migrazione autunnale degli uccelli acquatici, in particolare anatidi.
Migrazione autunnale e rischio per gli allevamenti
Secondo il parere del Centro di Referenza, la stagione estiva ha registrato un numero basso di casi di Hpai negli uccelli acquatici selvatici, ma gli esperti europei prevedono un aumento significativo nei prossimi mesi. Gli uccelli acquatici si concentreranno nelle zone di svernamento del Nord Italia, determinando un maggior rischio di trasmissione del virus agli allevamenti di pollame.
La Direzione Generale della Sanità animale evidenzia inoltre che l’attuale basso numero di casi potrebbe nascondere una circolazione virale subdola, difficile da intercettare, rendendo necessarie misure preventive rigorose.
Le misure preventive obbligatorie dal 15 settembre
Il provvedimento ministeriale stabilisce una serie di interventi minimi da adottare nelle zone ad alto rischio A e B:
1. Sorveglianza nella popolazione selvatica
Le Regioni devono intensificare la sorveglianza degli uccelli acquatici migratori, con particolare attenzione agli anatidi e agli uccelli svernanti, secondo quanto previsto dal Piano Nazionale di Sorveglianza 2025.
2. Early detection negli allevamenti
Gli operatori degli allevamenti devono aumentare le indagini nei casi di mortalità anomala o variazioni nei parametri produttivi, per consentire una rapida identificazione di eventuali focolai di HPAI.
3. Piani di intervento rapido
Le strutture regionali devono predisporre procedure organizzative per un intervento immediato in caso di conferma di focolai, garantendo tempi di risposta rapidi e coordinati.
4. Divieto di allevamento all’aperto
Negli stabilimenti situati nelle zone ad alto rischio è vietato l’allevamento all’aperto del pollame, misura finalizzata a ridurre il contatto con gli uccelli selvatici e prevenire la diffusione del virus.
5. Programmazione degli accasamenti dei tacchini
Le filiere avicole devono organizzare l’accasamento dei tacchini da carne per ridurre la concentrazione degli animali nella fase di maggiore sensibilità all’infezione, limitando così il rischio di diffusione della HPAI.
6. Sorveglianza negli uccelli selvatici ricoverati
I Centri di Recupero Animali Selvatici (CRAS) devono adottare protocolli specifici per la prevenzione e il monitoraggio della HPAI negli uccelli ricoverati.
7. Mercati, mostre ed eventi
È prevista la valutazione della sospensione della concentrazione di pollame e altri volatili in cattività durante mercati, esposizioni e eventi culturali nelle zone A e B, in funzione del rischio.
8. Gestione dei richiami vivi
Devono essere adottate misure preventive per i richiami vivi degli ordini Anseriformi e Caradriformi negli appostamenti temporanei e fissi.
9. Movimentazione della selvaggina da penna
Sono stabilite prescrizioni per l’immissione e la movimentazione di selvaggina da penna nelle zone ad alto rischio.
Raccomandazioni generali
Il Ministero ricorda che la biosicurezza resta la misura fondamentale per prevenire la diffusione del virus:
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Rispettare scrupolosamente protocolli di biosicurezza negli allevamenti.
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Mantenere sistemi di early detection e rapid response efficaci.
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Monitorare costantemente gli uccelli selvatici per conoscere la reale circolazione del virus.
Secondo gli esperti, la seconda metà di settembre segna l’inizio del periodo critico per il pollame e gli uccelli in cattività in Italia, pertanto la pronta applicazione delle misure è essenziale per ridurre il rischio di focolai.