Gli autori sono dell'Università degli studi di Perugia, dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali
In un contesto zootecnico dove la sostenibilità, la competitività e l'efficienza economica sono sempre più centrali, l’incrocio tra bovine da latte e tori da carne – noto come Beef on dairy (BoD) – si sta affermando come una strategia vincente per valorizzare ogni parto, soprattutto quelli non destinati alla rimonta. Questa pratica consente di ottenere vitelli incrociati di maggiore valore commerciale, sfruttando al meglio il potenziale genetico disponibile. Tuttavia, per raggiungere risultati soddisfacenti, è fondamentale che la scelta del toro non sia lasciata al caso: servono basi genetiche solide e dati oggettivi su cui costruire decisioni consapevoli.
Obiettivi genetici dell’incrocio
L'obiettivo principale dell’incrocio è la produzione di vitelli in grado di crescere velocemente, trasformando efficacemente gli alimenti in carne, senza complicazioni al parto e con buona vitalità neonatale. Per ottenere tutto ciò, è fondamentale selezionare tori che combinino facilità di nascita e performance produttive della progenie (accrescimento, resa alla macellazione, qualità della carne).
L'uso del seme sessato per la rimonta interna e del seme beef per il restante 60-70% della mandria rappresenta oggi una pratica economicamente vantaggiosa: una stima per una stalla da 100 vacche mostra un margine economico di 14.860 € annui per l’uso combinato di seme sessato e seme da carne, rispetto ai 2.100 € ottenuti usando solo seme convenzionale di razza Frisona (Marchesin, 2024). Questo consente di razionalizzare la rimonta e generare incroci ad alto valore.

Il ruolo della genetica e della genomica
La selezione dei tori beef da utilizzare in incrocio non può basarsi solo sulla morfologia o sulla razza. È necessario adottare indici genetici specifici, che valutino:
- Facilità di parto su vacche da latte
- Peso alla nascita
- Accrescimento post-natale
- Caratteristiche qualitative delle carcasse
In Italia, diverse associazioni nazionali di razza, tra cui Anabic (Associazione nazionale allevatori bovini italiani da carne), Anafibj (Associazione nazionale allevatori Frisona, Bruna e Jersey Italiana), Anaborapi (Associazione nazionale allevatori razza Piemontese) e Anacli (Associazione nazionale degli allevatori delle razze bovine Charolaise e Limousine Italiane), sono attivamente coinvolte nella selezione genetica di riproduttori da carne idonei all’incrocio con vacche da latte.
Confronto di razze che possono essere adatte all’incrocio BoD | |||||||
Razza da carne | Peso vitello alla nascita (kg) | Facilità di parto | Resa al macello (%) | Vantaggi | Attenzione! | fonte | |
Chianina | 45 | Media | 64 | Ottima resa, accrescimenti elevati | Taglia elevata: attenzione sulle primipare | (Quaglia, 2024) | |
Marchigiana | 45 | Buona | 63 | Carne magra e tenera, valore della carcassa | Serve valutazione per la facilità di parto | (Quaglia, 2024) | |
Romagnola | 40 | Buona | 58 | Ottima sicurezza al parto, razza rustica | Meno diffusa, reperibilità limitata | (Quaglia, 2024) | |
Piemontese | 40 | Media | 67 | Elevata resa, carne di qualità, ottimi risultati pratici | Evitare secondo incrocio per rischio consanguineità | (Quaglino, 2024) | |
Limousine | 35 | Ottima | 63 | Accrescimento buono, razza diffusa | Lunga gestazione, alto rischio di parto difficile | (Ahmed et al., 2024) | |
Charolaise | 40 | Buona | 62 | Crescita veloce, buone rese | Richiede selezione mirata per evitare distocie | (Ahmed et al., 2024) | |
Bianca Blu Belga | 40 | Scarsa | 65 | Carcasse muscolose, molto remunerative | Rischio elevato di distocia, da evitare sulle primipare | (Ahmed et al., 2024) | |
Angus | 45 | Buona | 60 | Gestazione breve, facile da gestire, buona resa economica | Minor resa alla macellazione rispetto ad altre razze | (Ahmed et al., 2024) | |
Wagyu | 40 | Ottima | 60 | Parto molto facile, sicurezza elevata | Accrescimento più lento, minor resa | (Ahmed et al., 2024) |
Alcune di queste associazioni mettono a disposizione, sui rispettivi siti web, gli indici genetici dei tori selezionati, fornendo così uno strumento utile per la scelta del materiale seminale. In particolare, i tecnici Anabic offrono un supporto diretto agli allevatori nella selezione dei riproduttori più adatti, anche con disponibilità di seme sessato. Inoltre, è attualmente in fase di sviluppo un indice genetico specifico per l’incrocio beef-on-dairy, che considera parametri chiave come l’effetto del toro sulla natimortalità, la durata della gestazione e la facilità di parto (Cassandro e Franzoni Migliorati, 2024).
Quali razze scegliere? Dati a confronto
Chianina
Razza dolicomorfa tra le più apprezzate per l’incrocio con vacche da latte, la Chianina si distingue per un’ottima facilità di parto: nel 2023, l’82,7% dei parti è avvenuto senza difficoltà, con appena lo 0,05% di interventi cesarei (Quaglia, 2024). I vitelli risultano longevi e particolarmente performanti, con accrescimenti che superano i 2 kg al giorno. Alla nascita pesano mediamente tra i 45 e i 50 kg, e garantiscono rese lorde del 64–65%, con carcasse comprese tra 450 e 550 kg. Per queste ragioni, la Chianina rappresenta una scelta strategica per chi punta sulla resa e sulla sicurezza al parto. È tuttavia consigliabile prestare attenzione alla mole dei nascituri, soprattutto in caso di primipare da latte.
Marchigiana
Anche la Marchigiana si conferma una razza adatta all’incrocio BoD. I vitelli nati da questo incrocio hanno un peso medio alla nascita di circa 45 kg e mostrano un’incidenza di parti facili pari al 70,5%. Le rese lorde si aggirano intorno al 67%, con carcasse tra i 400 e i 500 kg. Un aspetto di rilievo è la presenza di una variante genetica della miostatina che, negli animali omozigoti, determina ipertrofia muscolare e una carne particolarmente magra e tenera (Quaglia, 2024). Questa razza rappresenta una valida opzione per chi ricerca qualità della carne e valore della carcassa, a patto che si utilizzino esclusivamente tori valutati per facilità di parto.
Romagnola
La Romagnola è forse una delle razze più sicure da utilizzare nel contesto dell’incrocio: ben il 91,8% dei parti avviene senza complicazioni. I vitelli, con un peso alla nascita compreso tra i 40 e i 45 kg, raggiungono rese del 62–63%, con carcasse di 400–500 kg (Quaglia, 2024). Si tratta di una razza robusta e docile, adatta anche ad ambienti difficili, e tecnicamente valida nonostante la diffusione più limitata rispetto ad altre razze italiane.
Bianca Blu Belga
Nel progetto MeetBull, portato avanti in Veneto, la razza Bianca Blu Belga è stata impiegata con successo per ottenere vitelli con rese molto elevate. Tuttavia, il rischio di parti distocici rimane elevato, soprattutto a causa della mutazione della miostatina che caratterizza questa razza (Ahmed et al., 2024; Tampubolon et al., 2023; Tsaousioti et al., 2024). Sebbene le carcasse siano estremamente muscolose e ben valorizzate dal mercato, l’uso della Bianca Blu Belga dovrebbe essere limitato a vacche adulte e con comprovata facilità di parto (Marchesin, 2024).
Piemontese
Con una storica conferma di facilità di parto anche su vacche di razza Frisona, la Piemontese rappresenta un’ottima opzione per l’incrocio. È però necessario evitare il secondo incrocio, per ridurre il rischio di consanguineità. Si distingue per l’elevata resa allo spolpo e per la qualità della carne. Tori come “Dubai” e “Dondolo” hanno mostrato performance molto positive (Quaglino, 2024). In una mandria da 240 vacche, i maschi incrociati e macellati a 17–18 mesi hanno raggiunto pesi tra i 660 e i 700 kg, dimostrando il potenziale di questa razza in termini di sviluppo e resa finale.
Limousine e Charolaise
Tra le razze più utilizzate a livello europeo, Limousine e Charolaise offrono caratteristiche complementari. La Limousine è considerata una razza equilibrata: garantisce buone rese, facilità di parto e adattabilità. La Charolaise, invece, presenta accrescimenti molto elevati, ma richiede maggiore attenzione durante il parto. In entrambi i casi, è fondamentale ricorrere a soggetti selezionati specificamente per l’incrocio su vacche da latte, privilegiando tori con indici favorevoli alla nascita.
Angus
Tra le razze da carne più utilizzate nei programmi di incrocio Beef on dairy, l’Angus si distingue per una buona adattabilità e per la gestione semplice del parto. I vitelli nati da tori Angus presentano un peso medio alla nascita di circa 45,6 kg, con una delle gestazioni più brevi tra le razze esaminate (280,2 giorni in media) (Ahmed et al., 2024). La percentuale di parti distocici è pari al 13,1%, un valore intermedio che ne consente l’impiego anche in vacche giovani, purché selezionando tori con buoni indici per facilità di nascita. La razza offre inoltre una buona uniformità produttiva, rappresentando una soluzione equilibrata in termini di resa, gestione e sicurezza riproduttiva.
Wagyu
Sebbene poco diffusa nei programmi Beef on dairy europei, la Wagyu ha mostrato dati molto interessanti in termini di sicurezza al parto. I vitelli presentano un peso medio alla nascita più contenuto (43,3 kg) e una gestazione di circa 282,9 giorni, ma ciò che colpisce è il bassissimo tasso di distocia: solo il 2,8% dei parti ha richiesto assistenza (Ahmed et al., 2024). Questa razza si rivela quindi estremamente indicata per vacche primipare o per allevamenti che pongono particolare attenzione al benessere animale. L’accrescimento è meno rapido rispetto ad altre razze, ma la qualità della carne e la sicurezza in sala parto ne fanno una scelta tecnica interessante, soprattutto in sistemi dove si punta alla sostenibilità riproduttiva.
Effetti razza su parto e natimortalità
Uno studio su 807.985 parti nella popolazione di razza Frisona italiana ha dimostrato che l’effetto del singolo toro entro la razza è fondamentale per valutare:
- facilità di parto.
- Lunghezza della gestazione.
- Natimortalità (morte entro 48h dalla nascita) (Cassandro e Franzoni Migliorati, 2024).
L’adozione di strumenti statistici avanzati e raccolta dati a livello nazionale è la chiave per selezionare tori beef sicuri da usare sulle vacche da latte.
Strategie genetiche per il Beef on dairy
L’uso del seme da carne è in crescita, con un tasso di incremento annuo dell’1,2–2%. È più frequente sulle vacche pluripare e aumenta con l’efficienza aziendale. Un rischio emergente è la riduzione della popolazione in purezza e l’aumento della consanguineità. Si promuove quindi un approccio integrato tra:
- utilizzo di tori testati specificamente per incrocio su vacche da latte.
- Evitare la scelta di tori solo in base al potenziale morfologico o ai risultati su vacche da carne.
- Prediligere soggetti con indici elevati per facilità di parto, vitalità neonatale e sviluppo precoce.
- Considerare l’ambiente d’allevamento e le dimensioni aziendali nella scelta della razza.
Sinergia tra selezione genetica e filiera organizzata
L’adozione del Beef on dairy non è solo una scelta economica, ma una strategia genetica che, se pianificata con criterio, può generare meticci di buon valore economico. L’Italia può contare su un patrimonio genetico ampio e diversificato, che include razze da carne come Chianina, Marchigiana, Romagnola, Piemontese, Bianca Blu Belga, Limousine e Charolaise. Ciascuna di queste offre vantaggi specifici in termini di resa, qualità della carne e facilità di parto, ma richiede un’attenta selezione dei riproduttori da utilizzare in incrocio. Solo scegliendo i tori giusti, valutati sulla base di dati genetici affidabili, sarà possibile valorizzare appieno queste razze anche nel contesto della produzione da latte, migliorando la redditività aziendale senza compromettere il benessere animale.

Come sottolineato da diversi esperti del settore, il futuro della zootecnia italiana passa dalla sinergia tra selezione genetica e filiera organizzata. Solo così il Beef on dairy potrà rappresentare una leva strategica per la zootecnia italiana, nel rispetto del benessere animale e della sostenibilità. Con un approccio integrato e basato sui dati sarà possibile valorizzare il Made in Italy zootecnico, ridurre le importazioni di ristalli e offrire al consumatore un prodotto tracciato, sostenibile e di qualità. Sono già approvati e operativi sistemi di etichettatura e valorizzazione che consentono di identificare le carni degli incroci delle razze Italiane come nel caso del Consorzio produttori carne bovina pregiata delle razze italiane (Ccbi).
È importante inoltre sottolineare come il Bilancio di autosufficienza delle carni bovine nel 2024 in Italia è del 43,7% mentre importiamo dall’estero il 56,3%. L’import di carni bovine a febbraio 2025 è: 32.538ton +1,35% su febbraio 2024. Un ulteriore pregio del BoD è sicuramente quello di diminuire la dipendenza dall’estero, produrre ristalli al 100% italiani e valorizzare il prodotto ottenuto con un sistema di qualità.

In sintesi – 3 punti chiave sul Beef on dairy
- La scelta del toro è genetica, non morfologica.
Per ottenere vitelli vitali, facili da partorire e ben valorizzabili, servono tori con indici specifici per l’incrocio su vacche da latte. Razze come Chianina, Marchigiana, Romagnola e Piemontese offrono ottime opportunità, ma solo se i riproduttori sono selezionati per facilità di parto e accrescimento.
- Beef on dairy conviene, se pianificato.
L’uso combinato di seme sessato per la rimonta e di seme da carne sulle vacche non selezionate può generare margini superiori ai 12.000 € all’anno in una stalla da 100 vacche (Marchesin, 2024), migliorando la sostenibilità economica senza compromettere la genetica da latte.
- Incrociare bene significa ridurre l’import.
Valorizzare i vitelli nati in Italia riduce la dipendenza dai ristalli esteri (oggi al 56,3%), contribuendo all’autosufficienza nazionale e all'identità della carne bovina italiana. Il Beef on Dairy è una leva strategica per filiere 100% Made in Italy.
La bibliografia è reperibile contattando gli autori o la redazione.