Riccardo Deserti: indicazioni geografiche in crescita nel mondo

È un vantaggio anche per Italia ed Europa se le Ig si affermano a livello internazionale. È l’opinione di Riccardo Deserti, presidente mondiale dell’organizzazione Origin

 

Gli ultimi dati raccolti da Origin (Organization for an International Geographical Indications Network) parlano di una veloce espansione del numero delle Indicazioni geografiche, nel mondo. Oggi sono 9.406, secondo il sito dell’organizzazione (www.origin-gi.com).

Riccardo Deserti, presidente mondiale di Origin

Ma secondo Riccardo Deserti, presidente mondiale di Origin, presto questo numero potrà quasi raddoppiare: “La Cina sta riclassificando le proprie Indicazioni geografiche; ed entro un anno o due queste arriveranno in totale a circa 7mila, solo nel paese del Dragone. Segno di un trend più generale a favore della crescita di queste particolari produzioni”.

Dunque si può definire buono lo stato di salute delle Indicazioni geografiche, a livello mondiale?
Certo, in termini complessivi, di scenario, lo stato di salute è buono. Ed è buono da molti punti di vista, sia guardando ai parametri di natura economica o socio economica, sia (cosa che dal mio punto di vista è ancor più importante) guardando al fatto che - prima di tutto - è la cultura delle indicazioni geografiche il fattore si sta diffondendo a livello globale.

Affrontiamo intanto il primo dei due aspetti, quello dell’andamento degli indicatori economici.
Per gli indicatori economici noi di Origin abbiamo avviato da tre anni una nuova progettualità, che è quella del Panel “GI Trends”, con la quale cerchiamo di definire i trend delle GI (indicazioni geografiche). E in base ai dati del Panel 2024, che abbiamo presentato in Messico ad aprile, abbiamo visto che nel 2023 queste 28 GI in termini complessivi sviluppano un giro d’affari di quasi 80 miliardi di euro, di cui il 74% costituito dall’export, coinvolgono 1,3 milioni di km² di zone di origine, in cui la presenza agricola genera quindi un’interazione positiva, e c’è un coinvolgimento di quasi 500 mila lavoratori.
Questi dati non ci dicono solo che siamo di fronte a una realtà economica globale molto importante, ma soprattutto che lo stato di salute delle Ig è buono: cresce il volume d’affari e il giro d’affari export. Quindi è un settore con numeri di grande rilievo e in crescita, dal punto di vista economico dei consorzi e dei prodotti e strutturati e importanti.

Il secondo aspetto era relativo alla cultura delle indicazioni geografiche.
Sì, perché se è di rilievo la performance delle indicazioni geografiche più importanti (quindi Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Tequila, Champagne, Comtè…), è in forte crescita anche l’altro parametro, quello dell’attenzione al sistema delle indicazioni geografiche. Anzi questo secondo aspetto è forse ancora più importante.

Si riferisce all’attenzione da parte del mondo produttivo?
Sì, nel senso che a livello mondiale c’è un’attenzione al modello Ig come a un modello di sviluppo rurale. Tutte le aree del mondo che hanno problemi in ambito agricolo guardano con interesse al modello indicazione geografica, anche perché oramai l’approccio solo produttivistico-commodity che ha imperato negli anni ‘60 ‘70 e ‘80 mostra i propri limiti. È un modello a cui si affacciano non solo i paesi sviluppati, non solo l’Europa, ma anche i paesi africani, gli asiatici e sudamericani: è questa la grande potenza del futuro.

Dunque si riscontra una maggiore attenzione verso le Ig.
E qui è emblematico il numero: sono quasi 10mila le indicazioni geografiche a livello mondiale, con una registrazione annuale di un numero sempre più importante di Ig. Con l’accesso a questo nuovo mercato, a questo nuovo mondo rurale, anche di paesi come l’India e la Cina. La Cina sta progettando la registrazione di oltre 7mila indicazioni geografiche.
E quindi chiudendo questo ragionamento possiamo vederla un po’ così: abbiamo alcune centinaia di “alberi da frutto” che fanno dei frutti importanti grazie al lavoro di consorzi strutturati, quindi prodotti forti e conosciuti, come quelli dei 28 del panel, ma ce ne sono di più! Abbiamo anche migliaia di “semi”, che sono i nomi registrati, sono le indicazioni geografiche che stanno nascendo e che hanno potenzialità di crescita. E quindi il sistema delle indicazioni geografiche sta “seminando il mondo”. E qui passo al tema che l’obiettivo di Origin è creare un terreno fertile per il radicamento e la crescita di questi nuovi alberi da frutto del futuro.

Però tutti questi ingressi dei paesi non sviluppati, e i futuri ingressi, non corrispondono in tutti i casi a realtà produttive sbilanciate verso l’export, spesso queste agiscono solo a livello locale…
Bisogna considerare che queste realtà che sono praticamente quello che avevamo in Italia nel primo dopoguerra. Attualmente nel ciclo di sviluppo sono a quel punto. Sarà un percorso di decenni ma i semi sono stati piantati, questa è la chiave interpretativa. E quindi una grande importanza anche dal punto di vista sociale.

Bene. Se questo è il panorama dello scenario globale, come si sta sviluppando l’azione di Origin International?
Il ruolo e lo scopo di Origin International (che è nata ed è sostenuta principalmente, come nascita, dalle grandi Ig, che poi sono quelle del panel) è di creare le condizioni per avere un terreno fertile a livello mondiale per la nascita e la crescita delle indicazioni geografiche. E questo, parlo degli scopi, vuol dire lavorare con i governi e con le istituzioni affinché ci siano delle regole nazionali, delle leggi, a supporto delle indicazioni geografiche; che ci siano le competenze e la cultura riguardo le indicazioni geografiche. Ad esempio per questo in tutto il mondo ci sono gli uffici brevetti e marchi, ma chi non ha la cultura non conosce la realtà indicazioni geografiche. Quindi lo scopo è educare nell’ambito della proprietà intellettuale alle indicazioni geografiche.

Quindi è in questi termini lo scopo di Origin.
C’è anche un ulteriore aspetto: aiutare lo sviluppo di un modello economico di gestione delle indicazioni geografiche. Cioè l’esperienza italiana europea dei consorzi, e l’interprofessione, sono da esportare per far sì che i tanti paesi che hanno prodotti sezionali si diano un modello che possa creare valore, non rimangano invece con un prodotto senza gambe economiche.

E qual è lo stato di salute dell’organizzazione?
Buono, anche da un punto di vista di partecipazione, nel senso che i soci stanno crescendo e ogni anno c’è una partecipazione e una rappresentanza sempre più ampia. Oggi sono 600 le indicazioni geografiche rappresentate, da più di 40 paesi. E la cosa importante è il modello che vediamo all’orizzonte: all’orizzonte c’è un modello che prevede che la rete delle indicazioni geografiche si organizzi con una struttura di rappresentanza che gestisca, nei singoli continenti e nei singoli paesi, l’azione politica. Abbiamo costituito Origin Europa per gestire con tutti i membri europei un’azione di rappresentanza verso le istituzioni europee. E nel 2025 nascerà Origin Latin America, per riunire tutte le indicazioni geografiche dei paesi latinoamericani dal Messico al Guatemala a Cuba al Brasile al Cile. In prospettiva, nel lungo periodo, vogliamo comunque fare di questo modello un modello di rappresentanza che vada anche in Africa e in Asia.

Quali sono gli obiettivi del 2025?
La visione dell’organizzazione è quella promuovere a livello internazionale le indicazioni geografiche, con un’azione positiva e trasparente, perché i disciplinari sono trasparenti, e con un impulso democratico dal basso perché le indicazioni geografiche sono legate al territorio. Quindi questa è la visione.
Ora, abbiamo come obiettivo concreto 2025 quello di fare l’assemblea in Messico, facendo nascere Origin Latin America. Inoltre stiamo raccogliendo nuove adesioni: proprio in queste settimane sono entrati nuovi soci brasiliani, nel 2025 accoglieremo 20 nuove indicazioni geografiche messicane. Ma stiamo lavorando anche ai nuovi orizzonti delle Indicazioni geografiche. Guardando a oriente, l’India manifesta un forte interesse per le indicazioni geografiche; e proprio nel 2024 abbiamo partecipato a un accordo con le autorità cinesi per un’alleanza legata alle loro indicazioni geografiche.

In questi giorni domina il timore di una recrudescenza del protezionismo.
Sarà un tema molto importante evitare e contrastare i rischi che i venti di nuovi protezionismi rischino di andare a toccare i prodotti di qualità. Cioè non è solo Trump, io parlerei di nuovi protezionismi. Le elezioni americane aprono il rischio di nuove misure, barriere, protezionistiche; ma non solo, la guerra commerciale dell’Europa con la Cina e i dazi sulle auto elettriche apre il rischio a ritorsioni che possono toccare i prodotti agroalimentari.
Il messaggio che come Origin diamo è: i prodotti di qualità giocano la loro concorrenza senza fare dumping di costi. Cioè se da una parte, per esempio con la Cina, per le auto elettriche i dazi derivano dal fatto che cinesi fanno dumping, danno degli aiuti anticoncorrenziali per rendere competitive le loro auto, dall’altra i prodotti a indicazione geografica non hanno nessun aiuto al prezzo. L’unico aiuto è dato dal lavoro per fare una qualità superiore. Quindi noi siamo culturalmente contrari al rischio di azioni protezionistiche che colpiscano i prodotti che basano sulla qualità il rapporto col consumatore. E questo sarà con questo nuovo vento di protezionismo il rischio, ma anche la grande battaglia che bisogna fare.

Quindi farete battaglia anche nei confronti della Commissione europea qualora si accinga a rispondere colpo su colpo?
In realtà la vera sfida è disarmare le azioni protezionistiche per un sogno che è quello di consentire uno sviluppo globale delle indicazioni geografiche. La missione di Origin non è quella di chiedere all’Europa se Trump farà dei dazi di mettere in atto solamente misure ritorsive. La vera sfida di Origin è lavorare in America per far capire anche al governo americano che anche per lo sviluppo dei farmers Usa le indicazioni geografiche dei prodotti di qualità americani possono essere un’opportunità, anche per venire in Europa. Noi vogliamo lavorare per promuovere le arance californiane, per avere i formaggi del Vermont, il Cheddar americano, registrati come indicazioni geografiche; e non di fare dazi o fare azioni di usurpazione dei nomi fontina parmesan parmigiano.

Però questa azione sui farmers americani e sui politici americani appare molto in salita.
Insomma, questa è la visione. Più che armare è meglio disarmare. È meglio promuovere opportunità di sviluppo che risultino più interessanti di una guerra protezionistica.

In tutto questo è chiara la prospettiva di sviluppo internazionale. Ma questa prospettiva vuol dire che le Ig italiane ed europee rimangono ai margini del progetto? Oppure in questo disegno ci sono delle opportunità anche per l’Italia e l’Ue?
Le Ig italiane ed europee rimangono ai margini del progetto? Assolutamente no. L’Europa è la realtà al mondo che ha il sistema più evoluto e più virtuoso sulle indicazioni geografiche; e l’Italia col modello dei consorzi di tutela è all’avanguardia nei modelli di governance. Allora questi due elementi sono indispensabili per guidare lo sviluppo internazionale dell’indicazione geografica. Cioè se non siamo noi a diffondere le competenze maturate nel modello europeo e italiano, il modello globale difficilmente diventerà un modello economicamente virtuoso.

Cosa intendiamo per modelli di governance?
Il modello di governance: come nel consorzio del Parmigiano Reggiano tenendo assieme 2.000 allevatori e 300 caseifici poi si riesce a dare veramente un supporto a una politica di filiera che crea valore, come il Comité Champagne che è un perno, così in Cina in Africa in Sudamerica per trasformare un caffè, un cacao, un frutto in una realtà da milioni di euro serve divulgare ed educare a dotarsi di strumenti di organizzazione, di organizzazione dell’offerta con politiche di filiera. Questo è un aspetto un po’ particolare perché è legato alla gestione della tutela della proprietà intellettuale.

Per noi sarà un investimento a perdere?
Chi è che più di tutti guadagna se in Sudamerica, in Africa, in Cina, in India si creano delle regole per le indicazioni geografiche per la tutela? Siamo noi stessi, che siamo i più interessati a esportare. Cioè quindi per noi non è un investimento a perdere; noi abbiamo un ritorno se le indicazioni geografiche diventano sempre più un fenomeno globale con regole omogenee; siamo i primi, come interessati alle esportazioni globali, a beneficiare di questo miglioramento. E questa è la vera visione virtuosa di questa propensione divulgativa.

 

The Origin GI Trends Panel 2024

  • Asociación de Empresarios de la Piel de Ubrique * Spain
  • Asociación Nacional de Fabricantes de Alcoholes y Licores * Guatemala
  • Bayerischer Brauerbund e.V. * Germany
  • Bureau national interprofessionnel du Cognac * France
  • Comité Champagne * France
  • Comité Interprofessionnel de Gestion du Comté * France
  • Consejo Regulador Café Villa Rica * Peru
  • Consejo Regulador del Tequila A.C. * Mexico
  • Consejo Regulador Jijona y Turrón de Alicante * Spain
  • Consorzio del Prosciutto di Parma * Italy
  • Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena * Italy
  • Consorzio di Tutela della Doc Prosecco * Italy
  • Consorzio di Tutela Grana Padano * Italy
  • Consorzio di Tutela Parmigiano Reggiano * Italy
  • Consorzio italiano tutela Mortadella Bologna * Italy
  • Federation of the Swiss Watch industry * Switzerland
  • Hangzhou Xihu Longjing Tea Co * China
  • Idaho Potato Commission * Usa
  • Instituto dos Vinhos do Douro e do Porto * Portugal
  • Interprofession du Gruyère * Switzerland
  • Irish Whiskey Association * Ireland
  • Mornington Peninsula Vignerons Association * Australia
  • Napa Valley Vintners * Usa
  • SA Rooibos Council * South Africa
  • Scotch Whisky Association * UK
  • Kakao Berau (Mpig) * Indonesia
  • Kona Coffee Farmers Association * Usa
    Il Panel 2024 copre 28 associazioni da 17 paesi e 5 continenti: queste rappresentano alcune delle più rilevanti GI del mondo in termini di turnover e di export.
    L’organizzazione Origin fa riferimento a questo panel per monitorare i principali trend e sentiment relativi alle indicazioni geografiche, a livello internazionale.
Riccardo Deserti: indicazioni geografiche in crescita nel mondo - Ultima modifica: 2025-01-16T16:51:01+01:00 da Giorgio Setti

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