L'anali di Ismea è chiara: il settore lattiero-caseario nazionale sta attraversando un momento di estrema complessità. Lo ha ben sottolineato Mariella Ronga di Ismea durante il webinar organizzato dalla Regione Toscana in collaborazione con Ismea, che si è svolto il 10 luglio scorso.
Ovviamente non riguarda non solo il dairy l’aumento dei tassi di interesse a livello globale e la crisi energetica esplosa in maniera eclatante nell'estate del 2022, ma iniziata alla ripresa delle attività economiche post-Covid nel 2021.
Gli aumenti del costo del gas e dell’energia elettrica, con variazioni, addirittura a tre cifre, registrate nel 2022, sono in parte rientrati nel 2023, ma le tensioni in Medio Oriente e la prosecuzione del conflitto in Ucraina hanno contribuito ad aumentare il grado di incertezza anche nel 2024.
Fao, nel dairy prezzi superiori a quelli dei prodotti alimentari
Per quanto riguarda i prezzi dei prodotti alimentari, l'indice Fao, che ne rappresenta una sintesi a livello mondiale, ha evidenziato nel 2022, come ha fatto notare sempre Ronga di Isema, una vera e propria “bolla” con incrementi del 24% trainati, soprattutto, dagli oli e dai cereali. Nel 2023 questa tensione si è progressivamente allentata, ma i livelli dei prezzi per tutte le commodity, pur ridiscesi, si sono comunque mantenuti al di sopra dei livelli pre-Covid.
«Per quanto riguarda il comparto lattiero caseario – ha aggiunto Ronga – a livello mondiale nel 2022 la crescita dei prezzi è stata anche superiore a quella media registrata dai prodotti alimentari e nell'anno successivo il calo è stato un po’ più lento. Anche nel 2024, nonostante il calo, i listini sono rimasti più elevati rispetto a quelli del periodo pre-Covid».
L’Unione europea si è riconfermata comunque, anche nel 2023, il primo produttore mondiale di latte con oltre 144 milioni di tonnellate. L’offerta è rimasta sostanzialmente stabile anche se con andamenti un po’ differenziati tra i principali paesi produttori, ma i capi da latte a livello europeo si sono ridotti di circa il 2%.
L'aumento dei costi di produzione (delle materie prime) ha determinato, secondo l'analisi di Ismea, una crescita del prezzo del latte Ue che ha raggiunto, proprio agli inizi del 2023, un valore record di oltre 58 euro per quintale. Nel 2024 la produzione di latte dell’Ue è aumentata dell’1%, progresso ascrivibile a quasi tutti i principali paesi produttori e in particolare alla Polonia (+5%). «La ripresa della produzione – ha detto Ronga – si è riverberata sul prezzo che è rimasto, tuttavia, su livelli piuttosto sostenuti. Attualmente siamo intorno ai 46 euro al quintale a maggio 2024, un valore superiore del 15% alla media del latte Ue negli ultimi cinque anni».
Riaperta la forbice di prezzo tra latte nazionale e latte Ue
In Italia nel 2023 si è interrotto l’aumento costante della produzione di latte iniziato dal 2015, anno di interruzione del regime delle quote latte. Nel 2023, a causa della scarsità di materie prime per l’alimentazione zootecnica e degli elevati costi delle materie prime d’importazione, la produzione di latte si è ridotta dell’1%.
L’esordio del 2024 ha segnato invece una ripresa, mentre i prezzi sono calati e si è riaperta la forbice tra il valore del latte nazionale alla stalla, che per il 50% circa è destinato a prodotti Dop, e quello della media europea. Il valore medio ponderato di tutte le regioni è di oltre 51 euro per ettolitro.
Il grado di autoapprovvigionamento dell’Italia per il latte è tornato a quello di cinque anni fa e si è stabilizzato intorno all’80%. La dipendenza dall’estero fa sì che anche il latte italiano non destinato ai prodotti Dop sia influenzato dalle dinamiche continentali e sia quindi sottoposto alla pressione competitiva dei fornitori europei.
Secondo Ismea l’aumento dei costi di produzione nel 2022 e nel 2023 ha determinato la contrazione della produzione di latte e l’indice di Ismea degli imput produttivi impiegati nell’allevamento bovino da latte ha raggiunto valori record.
Mangimi, quasi al 40% l’autosufficienza italiana
Solo nella seconda parte del 2023 queste tensioni si sono allentate man mano che i prezzi delle materie prime si riducevano. Nel 2024 si conferma questo trend discendente, ma i livelli dei principali mezzi produttivi per gli allevamenti di bovini da latte restano ancora alti.
«Soprattutto per il mais nel 2023 – ha sottolineato Ronga di Ismea – si è verificato un rientro delle quotazioni (-26%) che è ancora confermato nel 2024 anche in questa prima frazione dell’anno. Per quanto riguarda, invece, la farina di soia, il calo è più lento e quindi i prezzi restano assestati su livelli abbastanza ancora abbastanza elevati. Tutto questo rappresenta una criticità per la disponibilità della maggior parte delle materie prime destinate alla mangimistica visto che l'autosufficienza dell'Italia stenta a raggiungere il 40% rispetto al fabbisogno interno».