Sono scese del 13% le emissioni dell’agricoltura dal 1990 al 2018. Il settore primario costituisce il 7,1% delle emissioni totali di gas serra, pari a circa 30 milioni di tonnellate di CO2. La maggior parte di queste emissioni, il 78%, deriva dagli allevamenti, in particolare da bovini (quasi il 70%) e suini (più del 10%), mentre il 10% proviene dall’uso dei fertilizzanti sintetici.
Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha presentato il 21 aprile scorso (in videoconferenza), come ha sottolineato Daniela Romano dello stesso Istituto, il quadro italiano sull’andamento dei gas serra e degli inquinanti atmosferici dal 1990 al 2018, un’indagine basata su due rapporti, il National Inventory Report 2020 e l’Informative Inventory Report 2020. In particolare, per gli allevamenti, la maggior parte delle emissioni deriva dalla fermentazione enterica, a carico in particolare dei ruminanti e dalla gestione delle deiezioni (stoccaggio e spandimento).
Di positivo c'è, in questa emergenza coronavirus, la stima sempre diffusa dall'Ispra per il primo trimestre del 2020: le emissioni sul territorio nazionale saranno inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019 a causa del rallentamento o blocco del trasporto, che rappresenta la prima causa di emissioni di gas serra.
L'80% dei gas serra dipende dal settore energetico
Tornando al 2018 la quota maggiore delle emissioni totali di gas serra è dovuta al settore energetico, con una percentuale pari all’ 80,5%, seguito dal settore dei processi industriali e dell’agricoltura che rappresentano rispettivamente il 8,1% ed il 7,1% delle emissioni totali; il settore dei rifiuti contribuisce con il 4,3%.
Dal 1990 le emissioni si sono ridotte a causa della riduzione del numero dei capi, delle superfici e produzioni agricole, dell’uso dei fertilizzanti sintetici e dei cambiamenti nei metodi di gestione delle deiezioni.
Ammoniaca: riduzione del 23% per l'agricoltura
Per quanto riguarda le emissioni di ammoniaca dal settore agricoltura dal 1990 sono diminuite del 23% (pari a 345mila tonnellate di NO3 nel 2018) e rappresentano più del 90% delle emissioni nazionali di ammoniaca. L’80% di queste emissioni deriva dagli allevamenti e in particolare dalle categorie bovini, suini ed avicoli e riguardano le fasi di di gestione delle deiezioni nei ricoveri, negli stoccaggi e durante le fasi di spandimento al suolo.
Il contributo dell’uso dei fertilizzanti sintetici alle emissioni totali del settore è del 15% circa. Il calo è dovuto alla riduzione del numero dei capi, delle superfici e produzioni agricole, dell’uso dei fertilizzanti sintetici e alla diffusione delle tecniche di riduzioni delle emissioni.
Metano e altri inquinanti
In base a quanto presentato dall’Ispra il CH4 ossia il metano, è principalmente derivato dall’agricoltura (44,7%), per la fermentazione enterica (73,8%) e il trattamento delle deiezioni (18,1%). La diminuzione del 9, 8% rispetto al 1990, è dovuta ad una diminuzione del numero deicapi e il recupero del biogas a fini energetici.
L’N2O, ossia il protossido di azoto, è dovuto soprattutto all’agricoltura (59,4%), per l’uso dei fertilizzanti; la diminuzione del 18,5% rispetto al 1990 è dovuta alla diminuzione del numero di capi.
Che cosa aiuta l'agricoltura a livello normativo
Nell’ambito dei gas serra, come ha spiegato Eleonora Di Cristofaro dell'Ispra, gli obiettivi di una riduzione delle emissioni in agricoltura, sono definiti dal regolamento Ue Effort Sharing: -13% al 2020 e -33% al 2030, rispetto al 2005. I settori che complessivamente devono contribuire al raggiungimento degli obiettivi sono anche trasporti, rifiuti, industria. Il ministero dell’Ambiente sta definendo, anche in collaborazione con Ispra, la Strategia di decarbonizzazione al 2050 (cioè emissioni nette pari a zero).
Riguarda sempre il settore la direttiva europea Nec che fissa i limiti per alcuni inquinanti atmosferici, tra cui ammoniaca e PM, per la tutela dell’ambiente e della salute umana. La direttiva fissa degli obiettivi di riduzione al 2020 e al 2030, che per l’ammoniaca sono -5% e -16% e per il PM2.5 sono -10% e -40% rispetto al 2005.
Anche il regolamento sulla futura Pac stabilisce la definizione di piani strategici per raggiungere obiettivi come il "contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all’adattamento ad essi" e "promuovere lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali, come l'acqua, il suolo e l'aria". Fondamentale anche la qualità dell’aria: negli ultimi anni, si è molto parlato della relazione tra emissioni di materiale particolato (PM) e agricoltura.
Esiste inoltre la normativa di riferimento sul contenimento delle emissioni: direttiva EmissioniIndustriali (Ied, la direttiva Nitrati e Programmi di Azione Nitrati, e i Piani Aria regionali.
Per incentivare la produzione di biogas, è stato emanato il decreto del Mise del 2 marzo 2018 sulla promozione dell'uso del biometano e degli altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti, che incentiva la produzione di biogas in impianti alimentati per lo più da effluenti zootecnici, a scapito delle colture di primo raccolto.
Come intervenire negli allevamenti
Alimentazione:
- Sostituzione di una parte dei foraggi della dieta con i concentrati per aumentare la digeribilità della dieta e ridurre le emissioni di metano (emissioni di gas serra);
- diete a basso tenore proteico (emissioni di gas serra e ammoniaca).
Gestione delle deiezioni:
- tecniche di riduzione delle emissioni nei ricoveri (emissioni di gas serra e ammoniaca);
- coperture degli stoccaggi (emissioni di gas serra e ammoniaca);
- recupero di biogas nei digestori anaerobici (emissioni di gas serra e ammoniaca).
Come intervenire sui terreni (spandimento fertilizzanti)
- fertilizzanti sintetici: sostituzione dell’urea con fertilizzanti con diverso tenore di azoto o con i fertilizzanti organici;
- fertilizzanti sintetici ed organici: adozione di tecniche di applicazione che riducano le emissioni di NH3, considerando le esigenze nutritive delle colture, il tenore dei nutrienti del suolo e l’apporto di nutrienti degli altri fertilizzanti; utilizzo di tecniche di agricoltura di precisione, che possano assicurare una miglioredistribuzione del fertilizzante e, di conseguenza, una migliore efficienza d’uso dell’azoto.
Il riscaldamento prima fonte di PM10 nel 2018
A livello generale, le emissioni di gas serra negli ultimi 28 anni sono diminuite del 17% passando da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Una flessione legata all’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico) e all’efficienza energetica raggiunta nei settori industriali.
Per quanto riguarda il Pm10 il riscaldamento è la principale fonte di emissione nel 2018, che contribuisce al totale per il 54%. Il settore, con un +41%, è l’unico che aumenta le proprie emissioni a causa della crescita della combustione di legna per il riscaldamento residenziale, mentre calano di oltre il 60% quelle prodotte dal trasporto stradale e rappresentano, nello stesso anno, il 12% del totale.
Circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti derivano dai settori della produzione di energia e dei trasporti, che registrano un +2% rispetto al 1990. L’aumento maggiore è dovuto al trasporto su strada (+3%) a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; le percorrenze complessive (veicoli-km) per il trasporto passeggeri crescono, nel periodo di riferimento, del 21%.
Coronavirus: emissioni in calo del 5-7% nel primo trimestre 2020
Sempre in base a quanto sottolineato da Daniela Romano dell’Ispra, nel primo trimestre del 2020, a causa delle restrizioni alla mobilità dovute al coronavirus, ci si attende una consistente riduzione delle emissioni di gas serra a livello nazionale; pur in assenza di dati consolidati, la stima è che nel primo trimestre del 2020 le emissioni sul territorio nazionale saranno inferiori del 5-7% rispetto a quelle dello stesso trimestre del 2019. Le riduzioni sono dovute principalmente al settore dei trasporti, a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e in misura minore dal settore del riscaldamento, per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali assieme al blocco delle attività produttive.