Una settimana in zona rossa. Alimentare il bestiame e mungere ogni giorno non è facile. Lo sa bene Carlo Migli, allevatore di bovini di Castelgerundo che produce 3.500 litri di latte al giorno con 100 vacche in produzione. «L'infezione da Coronavirus – spiega - è come uno spettro che aleggia tra i campi e nelle stalle e finisce per cambiarti la vita. Anche se poi l'attività quotidiana è la stessa. Non è facile andare avanti in queste condizioni».
Le difficoltà si moltiplicano
Più passano i giorni e più le difficoltà aumentano per gli allevatori che si trovano negli 11 Comuni che circondano Codogno e Casalpusterlengo epicentro dell'infezione da Coronavirus. Non ci sono solo i ritardi sul latte che deve uscire dalla zona rossa con il lasciapassare della prefettura. Ora ci sono anche i problemi legati alla movimentazione degli animali.
«Alcuni automezzi - sottolinea Migli - sono stati bloccati perché non arrivava l’autorizzazione. Il mio latte viene consegnato a Giani Leone & c. Industrie Casearie nel pavese. La prefettura rilascia il permesso dopo almeno 16 ore, ma il latte non può aspettare e deve raggiungere il caseificio ogni giorno».
Migli: «Quindici vitelli aspettano di partire per il centro d'ingrasso»
Migli segnala anche il problema della macellazione degli animali: è consentita solo quella d'urgenza se l'animale è a terra e non può essere trasportato al macello. "In allevamento - segnala sempre Migli - ho anche 15 vitelli bloccati che dovrebbero raggiungere un centro di ingrasso a Brescia».