I dati, la genomica, l’alimentazione: tre pilastri sui quali costruire il futuro della zootecnia da latte, puntando su nuove tecnologie e gestione dell’azienda. Sono queste le leve per passare da allevatore a imprenditore, argomento di un webinar organizzato dal gruppo New Business Media – Edagricole in collaborazione con il gruppo Veronesi, leader nel settore della mangimistica.
La digitalizzazione
Primo aspetto: la digitalizzazione. Per il professor Gianluca Brunori (ordinario di Economia Agraria all’Università di Pisa e presidente del Comitato consultivo sulla Digitalizzazione in Agricoltura dell’Accademia dei Georgofili), siamo di fronte a “un’onda che sta arrivando, con grandi potenzialità per la zootecnia”. Strategica, in questa fase, la capacità di diversificare, “non solo per ridurre il rischio, ma anche proprio per rispondere alle esigenze dei consumatori da una parte e della società nel suo complesso, con il limite che la diversità implica una necessità di gestire la complessità e gli strumenti digitali possono essere di aiuto”.
I dati sono strategici anche in agricoltura e in zootecnia, per la gestione della mandria, per monitorare la posizione degli animali al pascolo, per verificare l’attività ruminale e lo stato di benessere attraverso dati fisiologici, ma è possibile anche rilevare dati ambientali, elementi legati all’alimentazione e all’idratazione. “Le opportunità sono molteplici”, afferma Brunori.
La raccolta di dati aggregati (da più aziende, ad esempio) o derivati (che derivano dall’elaborazione di altri dati, fornendo indicazioni sintetiche di determinate tendenze) “possono aiutare gli agricoltori per migliorare la performance produttiva oppure rispondere alle amministrazioni o, ancora, comunicare col pubblico”. Strategico, però, consentire l’interoperabilità dei dati e tutelare la proprietà dei dati, oltre alla necessità di creare una cultura dei dati che oggi manca. “Dalla capacità di gestire l’interoperabilità e la sovranità, sia dal punto di vista tecnologico, sia dal punto di vista legale, sia dal punto di vista organizzativo – puntualizza il professor Brunori - dipende la velocità con cui la digitalizzazione potrà dare veramente un apporto di valore aggiunto alle imprese”.
La genomica
Secondo aspetto: la genomica. “Oggi siamo proiettati sempre più verso la zootecnia olistica, il che significa – dice il professor Martino Cassandro, direttore generale di Anafibj – che l’allevatore sarà sempre più un imprenditore chiamato ad occuparsi di vari aspetti, non solo quelli gestionali o genetici, della gestione e della proprietà dei dati, ma anche quelli legati appunto alla gestione del personale, alla logistica e a tutte le strutture che in un allevamento oggi sono richieste”.
Con la razza Frisona, la vacca da latte più diffusa al mondo, “sfioriamo oggi in Italia i 110 quintali di latte per lattazione con produzioni di grasso e proteina che si avvicinano al 4% di grasso e al 3-4% di proteina. Anche la longevità, che è un aspetto ovviamente da migliorare, si sta avvicinando alle tre lattazioni”, riassume Cassandro. In futuro, “la sfida dei nostri allevatori olistici non riguarderà solo gli obiettivi legati alla sostenibilità da un punto di vista sociale, ambientale ed economico, ma anche preservare le risorse naturali come l’acqua, l’aria, la terra”.
La ricerca genomica procede speditamente. “In Italia nella Frisona abbiamo a disposizione ormai 720mila animali genotipizzati, non solo italiani ma anche importati – dichiara Cassandro -. La sfida del futuro genotipizzare più femmine possibile per poter quindi disporre di predizioni sempre più precise e sempre più diffuse relativamente ai caratteri oggetto di selezione. Sul fronte dei tori genomici, il loro utilizzo sfiora il 70% e l’impatto della selezione genomica, nel complesso, ha portato a dimezzare l’intervallo di generazione che dai 6-7 anni è diminuito tra i 2 e i 3 anni”.
Accanto alla ricerca legata ai parametri della caseificabilità, alla luce della vocazione alla trasformazione in formaggio da parte del sistema agroalimentare italiano, una delle missioni di Anafibj in termini di ricerca è legata al contenimento della consanguineità, che rappresenta un limite alla crescita del settore.
L'alimentazione
Il terzo pilastro: l’alimentazione. Elemento cruciale nella gestione della stalla da latte, “oggi il precision feeding non basta più”, sostiene Armando Franco, responsabile tecnico Vacche da latte di Veronesi Mangimi. “Non si parla più di proteine grezze, ma ormai è stato sdoganato il concetto di proteine metabolizzabili, di energia metabolizzabile, tanto che oggi si parla di razionamento di minerali, mentre fino a qualche anno fa ci si limitava di default a integrare con i macro e i micro elementi, indipendentemente dal livello produttivo – spiega Franco -. Affrontiamo quindi con efficienza scientifica la questione della nutrizione minerale di precisione sia nella fase di lattazione che durante l’asciutta. Il metabolismo amminoacidico, e quindi il bilanciamento degli amminoacidi con livelli produttivi così elevati come abbiamo oggi, diventa indispensabile, così come l’attenzione all’acqua in abbeverata e alla produzione foraggera in termini di digeribilità e sostenibilità”.
Punto di forza del gruppo Veronesi è la presenza diffusa su tutto il territorio nazionale. “Un aspetto che ci permette di intercettare diverse realtà zootecniche, con peculiarità differenti che rendono la zootecnia e la produzione lattiera in Italia così ricca e variegata da allevamento ad allevamento – prosegue Franco -. Ma ragionando per zone, competenze, biodiversità e attitudini non omogenee possiamo affrontare situazioni specifiche con l’elevata professionalità dei nostri consulenti”.
Nel passaggio da allevatore a imprenditore, per il professor Andrea Formigoni, ordinario di Nutrizione animale all’Università di Bologna, è fondamentale “costruire una squadra affiatata e competente, costituita da professionisti affidabili, motivati nel raggiungere i risultati di efficienza, sostenibilità, produttività e qualità delle produzioni”.
E se gli allevamenti diventeranno sempre più grandi, “sarà sempre più difficile un rapporto quotidiano diretto con gli allevatori. Per questo saranno utili sia gli strumenti digitali che, ancora di più, i collaboratori, i dipendenti, i consulenti.
Con riferimento all’alimentazione, per il professor Formigoni “i migliori risultati in stalla si ottengono con razioni, nel caso dell’alimentazione, che siano preparate e distribuite correttamente e soprattutto con costanza nel tempo, così da ridurre l’errore umano e contenere la variabilità, spesso connessa alle varie problematiche che vediamo ogni giorno negli allevamenti”.
I foraggi, per Formigoni, “sono la componente della razione assolutamente più variabile che, in certa misura, non possiamo gestire, ma che per altri aspetti possiamo invece gestire con una corretta programmazione annuale della valutazione delle necessità aziendali, anche ricorrendo a piani agronomici studiati e condivisi tra agronomi, nutrizionisti e professionisti”.
Fondamentale, per l’imprenditore di successo, “curare i dettagli”. E chi meglio di una donna può seguire i dettagli con competenza, passione, talvolta abnegazione? È una difesa del ruolo delle donne, imprenditrici nate, quella condotta da Paola Aguzzi, presidente e fondatrice dell’Associazione “Quelle del latte”, una rete in rosa che mira a sostenere la crescita, la formazione, l’esperienza di donne manager e imprenditrici in zootecnia. “Non è sempre facile, ma abbiamo le idee chiare e una professionalità molto spesso radicata”.
Di seguito i pdf con le presentazioni dei relatori: