Sempre più allevatori alle prese con lupi predatori che arrivano direttamente in stalla e fanno sparire i bovini. L'ipotesi, confermata dal veterinario Ausl che ha effettuato i sopralluoghi, riguarda Angelo Bozzi, allevatore socio di Confagricoltura Piacenza e, secondo l’organizzazione agricola, «purtroppo non è il primo caso e certamente non sarà l’ultimo».
Sono passati meno di tre mesi da fatti analoghi avvenuti nell’azienda Il Chioso a Campremoldo Sotto. Nel giro di poche settimane, nella stalla della Società Agricola Bozzi Angelo, Enrico e Gianpaolo, a Castelnovo Val Tidone (nel Comune di Borgonovo) sono state aggredite due vacche, morte per le ferite. Mancano all’appello anche alcuni vitelli spariti dalle loro cuccette.
«Nella notte tra sabato 27 e domenica 28 gennaio – racconta Bozzi – i lupi sono tornati a uccidere in stalla. Era successo già circa 4 settimane fa. Sono certo che siano lupi perché la modalità di predazione è identica ed è stata certificata anche dal veterinario Ausl che ha effettuato i sopralluoghi».
Vacche puerpere azzannate alle cosce e morte
L’allevatore scorato spiega la dinamica. «Quanto alle vacche uccise, si tratta di animali che hanno la necessità di stare tranquilli e che si trovano in un momento di debolezza. La scorsa volta era una vacca che aveva partorito, in questo caso era un animale che ci sembrava non fosse in forma come al solito. Abbiamo posizionato la vacca sulla terra battuta, per evitare che scivolasse e, ripeto, per farla stare tranquilla pur sempre tenendola in un’area della stalla, di fronte alle cuccette dei vitelli. Una zona anche ben illuminata, dove facciamo un giro di controllo in tarda serata e che poi è ulteriormente monitorata durante la mungitura notturna. In entrambi i casi abbiamo trovato le bestie azzannate alle cosce, morte per le ferite. C’è sempre qualcuno che gira, non mi capacito di quando possa essere avvenuto, forse dalle 19 a mezzanotte».
Anche cinque vitelli non si trovano più in stalla
Ci chiediamo se non vi siano telecamere e se, dato che la zona è quella dedicata ai vitelli, non siano in pericolo pure loro. «I vitelli sono sempre a rischio – commenta Bozzi scorato - può succedere che qualcuno esca dalla sua cuccetta, ma credo che i lupi ormai abbiano talmente tanta confidenza da servirsi anche di quelli in gabbia. Ne sono già spariti nel nulla almeno cinque. Abbiamo le telecamere, ma sono puntate sui mezzi agricoli, perché abbiamo anche il problema dei furti. Tra le colture attaccate dai cinghiali, a cui si aggiungono anche piccioni, istrici e caprioli, il bestiame attaccato dai lupi e le attrezzature nel mirino dei ladri, insomma tra predatori e predoni, uno non sa più come sopravvivere!».
«Questa era una vacca che produceva 70 litri di latte al giorno – spiega Bozzi – noi abbiamo animali di alta genealogia: Il nostro patrimonio zootecnico è l’asset strategico dell’azienda, quello che consente all’impresa di andare avanti e che ci fa vivere. Una bestia così vale circa 2500 euro: è un danno importante. Il dispiacere più grosso, però, è quello di veder morire una vacca con queste modalità, noi conosciamo i nostri animali a uno a uno, cerchiamo di curarli al meglio e poi impotenti ci tocca vederli morire in questo modo, con tutte le norme per il benessere animale che dobbiamo rispettare!»
Declassamento a specie protetta per il lupo
«Ben venga la proposta di declassamento del lupo da specie “strettamente” protetta a “semplicemente” protetta, ma il problema è più generale: non si può continuare a ignorare la situazione sino a quando sarà divenuto ingestibile, come purtroppo abbiamo visto con i cinghiali – tuona il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini –. È incredibile che si continui a ciarlare dopo ormai almeno dieci anni di questa nuova era di ambientalismo esasperato che non ha portato nessun beneficio per l’ambiente (al limite un danno portando ad esempio la fauna selvatica fuori controllo) e tanto meno l’uomo. Il lupo non ha alcuna responsabilità – conclude Gasparini – la colpa è di chi, non assumendo decisioni, lascia che le situazioni degenerino invocando un equilibrio naturale che qui è evidentemente sovvertito».