L’Italia potrebbe essere deferita alla Corte di Giustizia Europea per violazione della direttiva nitrati 676 del 1991. La Commissione europea, dopo l’invio di due lettere di costituzione in mora, una nel 2018 e una nel 2020, ha deciso, il 15 febbraio scorso, di inviare al Governo italiano un parere motivato per sollecitare il nostro Paese a proteggere meglio le sue acque dall’inquinamento causato dai nitrati di origine agricola.
Si tratta di un ulteriore avanzamento della procedura d’infrazione: qualora lo Stato membro non risponda alla lettera di messa in mora nel termine indicato, oppure fornisca risposte non soddisfacenti, la Commissione europea può emettere un parere motivato con il quale “cristallizza” l’inadempimento e sollecita una soluzione entro un dato termine. Se l’Italia non dovesse rispondere, il prossimo passo di Bruxelles sarà presentare ricorso davanti alla Corte di Giustizia.
La direttiva Ue sui nitrati e il vincolo sull’azoto
Con il Green Deal europeo, che ha ulteriormente alzato l’asticella sulla riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, non c’è ora, in effetti, più possibilità di sconti. Nel parere motivato si legge che gli Stati membri sono tenuti a monitorare le proprie acque e a identificare quelle colpite o che potrebbero essere colpite dall’inquinamento causato dai nitrati di origine agricola e dall’eutrofizzazione. Sono, inoltre, tenuti a designare le aree di terra che defluiscono in queste acque come zone vulnerabili ai nitrati e istituire programmi di azione per prevenire e ridurre tale inquinamento.
La direttiva Ue sui nitrati impone, infatti, il tetto dei 340 chili di azoto per ettaro l’anno distribuito nei campi come effluente zootecnico nelle aree vulnerabili. Il quantitativo si abbassa a 170 chili di azoto per ettaro l’anno nelle aree non vulnerabili.
Nel 2018 e 2020 due lettere di costituzione in mora
Bruxelles l’8 novembre 2018 aveva chiesto all’Italia (e anche alla Spagna), attraverso una prima lettera di costituzione in mora, di garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, rivedere e designare ulteriori zone vulnerabili ai nitrati e adottare ulteriori misure in alcune regioni. Secondo la Commissione europea «l’Italia non ha designato le zone vulnerabili ai nitrati, non ha monitorato le proprie acque e non ha adottato misure supplementari in una serie di regioni interessate dall’inquinamento da nitrati». Successivamente, nonostante i progressi compiuti dal nostro Paese, la Commissione ha ritenuto che le misure non fossero sufficienti.
Nel frattempo erano emerse ulteriori criticità, come l’accorciamento del periodo di divieto continuativo per la distribuzione in campo degli effluenti zootecnici. Per questi motivi il 3 dicembre 2020 era stata inviata all’Italia una lettera complementare di costituzione in mora. Anche se alcune richieste erano state soddisfatte, «permangono altre violazioni in diverse regioni, dove la situazione delle acque sotterranee inquinate da nitrati non migliora o peggiora il problema dell’eutrofizzazione delle acque superficiali».
Ora l’Italia avrà due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione può decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Quello dei nitrati non è un problema unicamente italiano, ma riguarda vari Paesi, come sottolineato nell’ultimo report disponibile relativo al periodo 2016-2019, tra cui Spagna e Paesi Bassi. «L’Italia – ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sembra sorda e cieca di fronte ai richiami arrivati più volte, dall’Unione Europea sull’inquinamento da nitrati. Un atteggiamento che non è piaciuto all’Ue che dal 2018 sollecita il nostro Paese ad adottare delle soluzioni».
Apertura della Ue al digestato
L’Unione europea sembra aprire, intanto, al digestato, il materiale in uscita dall’impianto di biogas. Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione a seguito della Comunicazione della Commissione sulla disponibilità dei fertilizzanti. Lo sottolinea la Coldiretti spiegando che sarebbe possibile l’utilizzo di sostanze alternative ai prodotti chimici, in particolare consentire l’uso del digestato equiparato di origine zootecnica come prodotto equivalente.
In questo stesso senso va anche la richiesta del Parlamento europeo di valutare una revisione della direttiva sui nitrati con la possibilità di introdurre deroghe al limite di 170 kg di azoto per ettaro all’anno per i concimi organici e prodotti equivalenti. Il testo approvato dall’europarlamento è in linea con la necessità di far fronte alla carenza di fertilizzanti e all’incremento dei costi energetici e delle materie prime per la produzione agricola, anche attraverso la valorizzazione dei sottoprodotti agricoli come elemento fondamentale della piena attuazione degli obiettivi in materia di economia circolare.