Zootecnia bovina da carne, l’altalena dei prezzi “differiti”

Vitelli in un allevamento veneto (foto A. Scarabello)
La situazione non è priva di criticità per l’allevatore. Ma non mancano contromisure per difendere la redditività. Editoriale del direttore di Unicarve per l’Informatore Zootecnico

 

Il settore della zootecnia bovina da carne in Italia vive da sempre con l’incognita del reddito determinato da variabili che difficilmente l’allevatore riesce a controllare. La prima e più importante delle quali dipende dal prezzo di acquisto del ristallo da ingrassare, che costituisce quasi 2/3 del valore del bovino.
La seconda è determinata dalle materie prime utilizzate per l’alimentazione del bovino, che assieme ai vari fattori della produzione costituisce il rimanente 1/3.

Giuliano Marchesin è il direttore di Unicarve.

La terza, la più difficile, è la contrattazione che avviene alla Borsa Merci di Modena, dove ogni settimana, al lunedì mattina, si fissa il prezzo dei bovini e della carne, per categorie, razza e peso.

Se i prezzi dei ristalli vanno alle stelle

Come noto, gli allevatori di bovini da carne italiani sono costretti ad acquistare i ristalli per circa il 70% all’estero, poiché le vacche nutrici in Italia sono circa 380mila, contro i 3,9 milioni presenti in Francia.
Su 1.356.759 bovini macellati in Italia nel 2023, 407.100 bovini (maschi e femmine) sono nati in Italia, e rappresentano il 30%, mentre quelli provenienti dall’estero (quasi il 90% dalla Francia) sono 886.659 (maschi e femmine), pari al 70%.
In questo periodo la preoccupazione degli allevatori cresce doppiamente, poiché devono fare i conti con i prezzi dei ristalli acquistati 6 mesi fa dalla Francia e ci sono sempre meno ristalli disponibili poiché contesi da tutti i Paesi europei, in primis dalla Spagna.
Ovviamente, a fronte della aumentata richiesta e della minore disponibilità, i prezzi dei ristalli vanno alle stelle; e, conoscendo i meccanismi che governano il settore sotto il profilo commerciale, il timore che l’allevatore non possa recuperare i costi di produzione del bovino è reale poiché la gdo ha fatto sapere al secondo anello della filiera di non essere disponibile a pagare di più le mezzene, per non ridurre i propri margini di guadagno.
Attenzione, parliamo di “margini di guadagno” poiché la gdo, che detta i prezzi alla filiera sottostante, non è certo disponibile a ridurli.
Giustamente, diciamo noi, poiché loro fanno il proprio mestiere e dovrebbero essere gli altri due anelli della filiera a imporre prezzi in grado di remunerare allevatore e macellatore. Ma questo non succede poiché il settore è frammentato, disorganizzato e tutti i tentativi di aggregazione vengono vanificati a causa dell’individualismo esistente nei primi due anelli.

Le quotazioni di Modena

La dimostrazione che le dinamiche di mercato vanno governate la possiamo dare, per esempio, con le quotazioni dei ristalli e bovini da macello della Borsa Merci di Modena:
- Quotazioni ristalli del 3 gennaio 2022 - Charolaise e incroci francesi da 400 kg: min. 2,76 euro/kg, max. 2,90 euro/kg.
- Quotazione bovini da macello del 4 luglio 2022 (dopo 6 mesi di allevamento) - Charolaise e incroci francesi di circa 730 kg: min. 3,17 euro/kg, max 3,23 euro/kg.
- Quotazioni ristalli del 23 settembre 2024 - Charolaise e incroci francesi kg 400: min. 4,09 euro/kg, max 4,20 euro/kg.
Allevatori, macellatori (e gdo) non avrebbero mai ipotizzato un aumento simile del prezzo del ristallo, con relative conseguenze sul macellato e sui prezzi al consumo.
Altro conto da fare è la differenza tra il minimo del ristallo 2022 e il minimo del macellato 2022, dopo 6 mesi: +0,41 euro.
Il “metodo” più comune e rapido usato dagli allevatori per calcolare perdite o ricavi si basa su un semplice calcolo: il valore del ristallo al momento dell’acquisto, diminuito di circa 20 centesimi alla vendita, porta vicino al pareggio tra costi di produzione e ricavi. Ogni centesimo in più è guadagno.
Oggi, con l’aumento delle materie prime, per guadagnare bisogna vendere il “grasso” allo stesso prezzo del “ristallo”.

L’app Beef Cost

Cosa ci riserverà il 2025, ovvero fra pochi mesi, se il valore dello Charolaise acquistato oggi è di circa 4,09 euro/kg, ovvero un +1,33 euro/kg rispetto al 2022? Gli allevatori riusciranno a imporre un prezzo di vendita di almeno 4,09 euro/kg a marzo 2025?
Per fornire strumenti adeguati agli allevatori utili a calcolare i costi di produzione dei bovini, Unicarve ha realizzato una app apposita, l’app “Beef Cost”, scaricabile dal sito web dell’associazione registrandosi a questo indirizzo: https://shorturl.at/HIz4s
Chi accede può inserire i propri dati aziendali e ottenere alla fine il costo di produzione del bovino, da confrontare con le condizioni di mercato in quel momento.
Così facendo, dovrebbe aumentare la consapevolezza degli allevatori nell’affrontarlo, dato che è sempre più in balia di andamenti altalenanti, che variano, quasi sempre, in base a “chiacchiere di mercato” non supportate da dati reali (fatture di vendita). Mentre solo i dati reali sono in grado di stabilire il vero andamento di mercato della settimana precedente, quale riferimento la Borsa Merci di Modena.

Altre strategie

La ricetta di Unicarve per migliorare il mercato dei bovini da carne, oltre a suggerire agli allevatori l’utilizzo dell’app Beef Cost, può essere riassunta in almeno altri tre punti:
- dotarsi di un programma informatico in grado di gestire l’intera azienda e calcolare i costi di produzione reali;
- partecipare a forme organizzate di commercializzazione, ad esempio le Op, organizzazioni produttori, e mettere in moto i contratti con “mandato a vendere e mercato a termine”;
- valorizzare le produzioni attraverso le certificazioni date dal Sistema di Qualità Nazionale Zootecnia e fare squadra attorno al marchio-ombrello del Consorzio Sigillo Italiano.
Queste azioni potrebbero salvaguardare la redditività degli allevamenti, sempre più sotto scacco dalla carenza di ristalli. Determinata, quest’ultima, non solo dalla riduzione in tutta Europa delle vacche nutrici (Italia compresa), ma anche dalle malattie Blue Tongue e del Cervo (MHE), che imperversano e non consentono una regolare circolazione degli animali.

Zootecnia bovina da carne, l’altalena dei prezzi “differiti” - Ultima modifica: 2024-10-01T12:20:33+02:00 da Giorgio Setti

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