La guerra in Ucraina ha fatto esplodere i costi di produzione negli allevamenti di bovine da latte. Un rapporto del Crea Politiche e bioeconomia (vedi Rapporto_Crea_costi_latte) calcola quanto è costato il conflitto alle aziende agricole italiane dimostrando che le più penalizzate sarebbero proprio quelle con bovine da latte. In base alle stime l'impatto medio nazionale è, infatti, di 29mila euro, ma negli allevamenti da latte sale addirittura a quasi 90mila euro.
La stangata maggiore è rappresentata dall’aumento delle spese per l’energia elettrica (+35mila euro), per l’acquisto di mangimi (+34mila euro) e dei carburanti (+6mila euro) che sono decisamente più elevate di quanto riscontrato per altri indirizzi produttivi.
Il report “Crisi energetica: gli effetti sui bilanci delle aziende con bovine da latte e sui costi di produzione del latte” è stato elaborato sulla base dei dati aziendali rilevati dalla rete Rica (Rete d’informazione contabile agricola), gestita dal Crea Politiche e bioeconomia (fonte ufficiale Ue per monitorare il reddito e le attività delle imprese).
«Una crisi senza precedenti aggravata dall’emergenza idrica»
«Questo report, il terzo dall’inizio dell’anno 2022 – ha commentato Alessandra Pesce, direttrice del Crea Politiche e bioeconomia – documenta le difficoltà di un’agricoltura che sta affrontando una crisi senza precedenti, ulteriormente aggravata dall’emergenza idrica. Dopo l’analisi di carattere generale degli effetti della guerra in Ucraina sui risultati economici delle aziende agricole italiane, ci siamo concentrati su uno specifico settore, quello zootecnico, in particolare dell’allevamento dei bovini da latte, uno tra i settori più colpiti dall'impennata dei costi».
Diversamente dalle indagini precedenti, che contenevano le categorie di costo ritenute oggettivamente influenzabili dall’aumento dei prezzi pagati dagli allevatori, in questo studio le voci di spesa sono state aggiornate e integrate con fattori di produzione prima non considerati.
Aumenti del 111% su otto voci di costo
Secondo i ricercatori del Crea per gli allevamenti di bovine da latte le otto voci di costo analizzate, ossia sementi-piantine, fertilizzanti, prodotti di difesa (antiparassitari e diserbanti), mangimi, foraggi e lettimi, gasolio, energia elettrica e noleggio passivo, hanno causato un aumento dei costi di produzione del 111% nel primo semestre del 2022 rispetto al 2020 (praticamente raddoppiati riguardo al dato medio del quinquennio 2016-2020) a fronte di un incremento medio dei costi correnti del 103% stimato per le aziende agricole di tutti gli indirizzi. In particolare sono saliti alle stelle i costi per elettricità passati dal 5,2% al 23,4%.
Gli allevamenti di bovini da latte vengono, in termini di costi correnti, subito dopo le aziende specializzate nei granivori (176 mila euro di aumento) e si collocano in terza posizione per maggiore incremento percentuale dei costi correnti dopo le ortofloricole (121%) e le aziende che producono frutta (120%).
Le aziende più grandi mostrano incrementi percentuali delle spese leggermente inferiori a quelli delle aziende bovine di minori dimensioni, probabilmente per l’attivazione di economie di scala.
Il report evidenzia le variazioni su scala territoriale: la zona nord occidentale, che registra il più elevato incremento dei costi (oltre 138mila euro per azienda), è quella con i minori incrementi percentuali (+106%), mentre in quella nord orientale i costi aumentano del 108%, per crescere progressivamente nel centro (+112%), nel meridione (+129%) e nelle isole (+138%).
Il costo operativo (ottenuto sommando ai costi variabili i costi per il lavoro, sia esso manuale, che meccanico) per la produzione di un litro di latte passa, dal 2020 al primo semestre 2022, in valori assoluti, da circa 30 a 54 centesimi, con un incremento percentuale dell’82%, che si traduce in una spesa aggiuntiva di 24,4 centesimi al litro.
Un’azienda su 4 a rischio chiusura
Anche l’aumento di prezzo del latte considerato nel report (47 centesimi al litro rispetto ai 36 centesimi del periodo 2016-2020) appare insufficiente a coprire i costi che sono lievitati per la crisi energetica. Solo nella zona nord-occidentale si raggiunge un sostanziale pareggio tra prezzo e costi operativi, senza però garantire la convenienza economica del settore.
Si stima anche che un’azienda su 4 potrebbe non riuscire a far fronte ai pagamenti immediati e a coprire i costi correnti, con il forte rischio di dover chiudere l'attività.
I dati ovviamente risentono di forti variazioni e il report tiene conto di tali differenze. I risultati, infatti, sono strettamente correlati alle caratteristiche strutturali aziendali, alla dimensione economica, al modello organizzativo, nonché alla vocazione produttiva e al contesto economico e territoriale, in cui le aziende zootecniche operano e al collegamento con i mercati di approvvigionamento dei mezzi tecnici di produzione.