In arrivo nelle prossime settimane una nuova linea di credito per gli allevamenti lombardi di suini e di bovini da latte delle zone montane, particolarmente penalizzati dal caro-energia, come conseguenza della guerra in Ucraina.
L'ha annunciato l’assessore all'Agricoltura di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, che ha avviato le procedure di modifica del Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per attivare la nuova misura 22. Prevede un sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori e Pmi particolarmente colpiti dalle conseguenze della guerra.
Liquidità immediata alle imprese
«L'aumento dei prezzi dell'energia, dei concimi e dei mangimi - ha sottolineato l'assessore - sta mettendo in ginocchio intere filiere. Oggi Regione Lombardia avvia le procedure per una misura specifica volta a fornire un sostegno temporaneo eccezionale. Una previsione di spesa di 17,4 milioni di euro per due settori che più di altri stanno sentendo gli effetti della guerra in Ucraina: il suinicolo e quello del bovino da latte di montagna. Metteremo in campo le stesse modalità di intervento fatte ai tempi del Covid: liquidità immediata a burocrazia zero per far respirare le imprese. Abbiamo l'obiettivo di aprire il bando - ha detto - già nelle prossime settimane».
Le tipologie di contributo della misura 22
La Regione Lombardia ha un sistema agricolo che dipende significativamente dalla fornitura di energia, prodotti fitosanitari, concimi e mangimi. Pertanto, le imprese agricole lombarde registrano problemi in termini di redditività. La misura prevede per le aziende suinicole un sostegno da 7mila euro (per imprese fino a 500 uba) e 15mila euro per le imprese con più di 500 uba allevati. Per le aziende da latte situate in montagna il contributo è di 5mila euro (fino a 30 uba allevati) o 10mila euro (oltre i 30 uba).
Il caro-energia ha ridotto la redditività di allevamenti di suini e bovini da latte delle zone montagne
Per quanto riguarda il settore suinicolo, la scelta è motivata dalla stima dei maggiori costi che impattano sulle imprese agricole e che sfiorano i 103mila euro per le aziende che allevano granivori. Inoltre, per il settore suinicolo nel 2022, come indicato dallo studio Crefis dell'Università Cattolica di Piacenza, si sta assistendo a un significativo calo di tutti gli indici di redditività.
La scelta di concentrare l'intervento sull'allevamento bovino da latte nell'ambito montano è motivata dal fatto che in questo contesto le aziende hanno una minore redditività (il rapporto Reddito netto/ricavi nella montagna alpina è sceso al 16,9%) e i costi espliciti, tra i quali gli alimenti acquistati, hanno una più alta incidenza sui ricavi (pari all'83,1% nel 2021).
A causa della siccità sono aumentate le difficoltà di reperimento dei foraggi e mangimi e incrementati i costi di trasporto, con un peggioramento di tale incidenza. L'area montana alpina è un ambito fortemente specializzato nell'allevamento da latte e ciò comporta ridotti margini di manovra per far fronte all'incremento dei costi.
«Tante realtà di montagna - ha spiegato l'assessore - sono già ai margini della redditività e rischiano la chiusura. Al di là dell'aspetto economico c'è un rischio serio collegato all'abbandono dei territori, con conseguenze anche di carattere ambientale».
«Tutelare le nostre imprese agricole - ha concluso l'assessore - significa tutelare i consumatori e la sicurezza alimentare di ciò che mangiamo. Siamo la prima regione agricola d'Italia e intendiamo tutelare le nostre filiere di qualità».