Calzolari: latte, è ora di difendere il produttore

Gianpiero Calzolari è il presidente della Granarolo
Vale la pena pensare a meccanismi di assicurazione del reddito della parte più esposta della filiera, l’allevatore (editoriale di Gianpiero Calzolari su IZ 11)

 

Sfido chiunque a trovare un altro comparto costretto a investire tempo, denaro e fatica per un mercato in cui, complici i fattori più disparati su cui è impossibile incidere, non esiste una ragionevole certezza sul ritorno della propria impresa e del proprio lavoro. Che potere ha infatti un agricoltore di condizionare gli andamenti meteorologici, i consumi, le relazioni commerciali fra un paese e l’altro, le speculazioni internazionali sulle materie prime o sull’energia?
Una gelata tardiva spazza via la produzione di centinaia di ettari di frutteti, una grandinata, una primavera siccitosa o troppo piovosa compromettono raccolti di cereali o foraggi.
Chi non ha l’abitudine a monitorare questi fenomeni potrebbe obiettare che la natura è fatta così, e che è sempre stato così. Noi però sappiamo che negli ultimi anni il cambiamento climatico ha provocato il ripetersi sempre più frequente di questi eventi meteorologici.
Per quanto riguarda le produzioni animali, il latte in particolare che si produce ogni giorno, se la cattiva stagione compromette le operazioni di fienagione, o se il caldo eccessivo stressa gli animali, le previsioni saltano; ma vale anche il contrario e capita che un anno la produzione media aumenti oltre le previsioni.
Se calano i consumi interni o se la politica internazionale compromette gli scambi commerciali, vedi l’embargo russo o i dazi di Trump, i mercati stagnano e i prezzi flettono.
Nell’anno del covid, con tutti i guai commerciali che conosciamo, la produzione del latte ha segnato un balzo deciso. Il 2021 conferma questo andamento e di questo passo l’autoapprovvigionamento sembra dietro l’angolo.
È una ottima notizia, la sovranità alimentare di un paese è di per sé un elemento di forza, ma dovremo essere svelti a collocare profittevolmente i volumi crescenti di latte.
Produrre di più non basta, occorre investire in politiche di mercato, rilanciare i consumi interni innovando l’offerta e spingere le nostre esportazioni, coniugando la forza del made in Italy con una più strutturata organizzazione commerciale.
In queste settimane il costo della razione alimentare è balzato alle stelle, la soia e molte altre materie prime registrano una straordinaria inflazione sui mercati internazionali; e vien da chiedersi se sia vera sovranità alimentare produrre tutto il latte che ci serve, ma se per farlo siamo dipendenti da soia e proteine di importazione.
Ancora una volta la chiave di volta sta nella programmazione della filiera nella sua interezza e non nella sola dimensione aziendale. Non è un caso se in questa congiuntura negativa reggono meglio quegli allevamenti che possono contare su una quota maggiore di autoproduzione della materia prima necessaria all’alimentazione della mandria.
Detto questo dove sta scritto che, in un moderno sistema di relazioni e di consumi che vogliono essere sostenibili, quando si verifica un fenomeno inflazionistico le conseguenze debbano impattare solamente sul conto economico di chi produce, in questo caso dell’allevatore?
La norma per il superamento delle pratiche sleali è un importante passo avanti in un sistema di regole commerciali evolute, vale la pena però pensare a meccanismi di assicurazione del reddito della parte più esposta della filiera, il produttore, anche attraverso il coinvolgimento degli altri attori compreso, in ultima analisi, il consumatore, a cui bisogna pur spiegare chi e cosa c’è dietro quel prodotto che arriva, sicuro e oggi più sostenibile, nella sua cucina.
La Ue ha reso disponibili risorse per attivare strumenti di salvaguardia, a fronte di mercati instabili, di quegli agricoltori che si ritrovano più scoperti e a rischio di vedere pregiudicata la tenuta imprenditoriale. Se provassimo a attivarle?

Calzolari: latte, è ora di difendere il produttore - Ultima modifica: 2021-06-14T08:37:19+02:00 da Giorgio Setti

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