Fortunato Trezzi, Anafij: L’aggregazione per comparto è nell’interesse degli allevatori italiani

Molte attività sono identiche. Se aggregate, porteranno a una riduzione dei costi e a una ottimizzazione delle risorse investite dal pubblico. Allo scopo di evitare la frammentazione tra allevatori della medesima razza e di offrire un interlocutore unico (editoriale in uscita con IZ 1.2021)

 

Il quadro normativo di settore, profondamente mutato negli ultimi anni, se da un lato con il decreto n.52/2018 ha rivoluzionato a 360° il sistema organizzativo degli allevatori sotto vari profili, dall’altro, con l’adozione del Regolamento Europeo 1012/2016 entrato in vigore il 1° novembre 2019, ha definito i requisiti per gli Enti selezionatori e la loro attività, aprendo la strada a nuovi ed eventuali soggetti in ambito selettivo.
In mezzo a questa rivoluzione normativa ci sono gli allevatori, che hanno dovuto subire un repentino cambiamento nei rapporti con i loro referenti tradizionali, dapprima le Apa poi le Ara e poi le Ana, trovandosi di fatto spiazzati dalle nuove logiche organizzative.
Parliamoci chiaro, un sistema basato su specifici compiti attribuiti dal ministero dell’agricoltura e foreste, regolato a suo tempo dalla legge 30/91, perfettamente integrato per decine di anni attraverso gli uffici periferici sia per i controlli funzionali che per le attività di Libro Genealogico, aveva abituato l’allevatore a trovare in un’unica organizzazione le risposte alle proprie esigenze.
Probabilmente, anche a causa della repentinità degli eventi, le varie associazioni non hanno avuto il tempo per una sufficiente informazione agli allevatori, insofferenti per questi continui cambiamenti.
Uno dei maggiori problemi riscontrati, a tale riguardo, è stata l’emissione della quota da parte delle Ana, diventate, con il decreto n.52/2018, associazioni di primo grado. Lo stesso decreto prevede la specializzazione delle attività e per questa ragione l’allevatore deve pagare una quota all’Ara per i controlli funzionali e una quota  all’Ana  della sua razza per l’iscrizione al Libro Genealogico e per l’attività di miglioramento genetico.
Ciò che stupisce piuttosto è la volontà di qualcuno che, per ragioni tutt’altro che tecniche (forse per mere ripicche di natura sindacale), si avventura nella costituzione di nuove associazioni frazionando ancor di più il sistema allevatoriale e contribuendo a generare confusione in un contesto economico già difficile.

Le conseguenze delle nuove normative

Ma proviamo a valutare sotto il profilo politico le conseguenze delle nuove normative partendo dal Decreto Legislativo n.52/2018 con un’analisi avulsa da qualsiasi tipo di strumentalizzazione.
Questo decreto nasce da lontano, ovvero dalla legge 28 luglio 2016 n. 154, e in particolare dall’articolo 15, recante delega al Governo per il riordino degli enti, società e agenzie vigilati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per il riassetto del settore ippico e per il riordino dell’assistenza tecnica agli allevatori e la revisione della disciplina della riproduzione animale.

Fortunato Trezzi.

Il legislatore si è espresso chiaramente sul riordino degli enti evidenziando, in modo molto chiaro, la necessità di ridurre la spesa pubblica, razionalizzando nel contempo enti e società e anche il settore zootecnico.
In sostanza il decreto n.52/2018 è un condensato di norme mirate sia al recepimento del nuovo regolamento europeo 1012/2016 sia alla razionalizzazione e alla specializzazione delle attività (gestione dei libri genealogici e dei controlli funzionali).

L’aggregazione per comparto

In concreto, uno degli aspetti più importanti legati alla razionalizzazione e al risparmio è la cosiddetta “aggregazione per comparto”, necessaria per poter ricevere finanziamenti pubblici sia nazionali che europei.
Il Decreto aveva fissato anche un termine, ormai scaduto dal mese di novembre 2019.
E tra l’altro è venuta meno anche la possibilità di poter utilizzare un’associazione temporanea di scopo tra enti selezionatori del medesimo comparto, trattandosi di soluzione a carattere temporaneo come ben specificato al comma 7) dell’articolo 13 - Disposizioni transitorie - del medesimo decreto.
L’aggregazione per comparto, che qualcuno vorrebbe interpretare a proprio piacimento rendendo permanenti le Ats (associazioni temporanee di scopo), è un processo ineludibile trattandosi di attività identiche che, se aggregate, porteranno senza dubbio a una riduzione dei costi e a una conseguente ottimizzazione delle risorse investite dal pubblico in questo settore, con l’obiettivo principale di evitare proprio la frammentazione tra allevatori della medesima razza e di avere un interlocutore unico pur mantenendo ciascuna razza il proprio programma genetico.
Pensiamo soltanto ai vantaggi derivanti da un unico sistema informativo per i Libri Genealogici delle tre razze, da un unico coordinamento di più programmi genetici, da un unico Centro Genetico, da un unico Ente selezionatore per lo sviluppo di indici genetici e genomici per le tre razze dell’intero comparto latte, dalle valutazioni morfologiche multirazza, da un'unica organizzazione di mostre, meeting, eventi, assemblee  nonché dalla formazione e l’informazione per gli allevatori oltre che da un unico ufficio amministrativo con emissione di unica nota di addebito agli allevatori che allevano più razze.
Tra l’altro, la posizione di Anafij a tale riguardo era già stata espressa ufficialmente a novembre del 2019, quando il Mipaaf ha richiesto alle Ana di esprimere un proprio parere sull’aggregazione per comparto.

Razionalizzare la spesa pubblica

Per quanto riguarda invece il regolamento europeo 1012/2016, anche se è vero che apre alla possibilità di avere altri soggetti in ambito selettivo, è altrettanto vero che l’autorità competente di un paese può non riconoscere una nuova associazione in primis se non rispetta i requisiti previsti dall’allegato 1 del regolamento, ma anche per altre motivazioni; ad esempio se è già presente un’associazione per la stessa razza.
Inoltre, anche lo stato membro può ravvisare l’esigenza di razionalizzare la spesa pubblica così come previsto dal decreto n.52 che prevede proprio l’aggregazione per comparto.
Queste sono, a nostro avviso, giustificate motivazioni per sconfessare la nascita di nuove associazioni, che va proprio nella direzione contraria a quanto disposto dal legislatore nel nuovo decreto legislativo. Nascita di cui non si ne giustifica neppure il senso tecnico, considerati i risultati già raggiunti e gli sviluppi futuri pianificati da Anafij; si tratta di una scelta esclusivamente di carattere politico neppure motivata da una presunta mancanza di indipendenza e autonomia gestionale.
I risultati ottenuti dalla nostra associazione, invece, parlano chiaro, attraverso dati inequivocabili:

  • trend genetici in continua ascesa, con livelli produttivi eccezionali che mantengono, nel contempo, una qualità molto elevata del latte (% grasso, % proteine);
  • alto livello dei servizi offerti (genomica, Pga, Herd Up, Winthor, Tori Online etc.);
  • partecipazione attiva al Consorzio intercontinentale insieme a Usa, Canada, Uk e Svizzera;
  • rilascio di una valutazione genomica settimanale per i Centri e per gli allevatori (52 all’anno).

Risultati concreti ottenuti attraverso l’indice di selezione nazionale PFT oltre a quelli economici e funzionali.

Al via la nuova Anafibj

Analizzando il tema dell’aggregazione per comparto è inutile dire che la nostra intenzione è sempre stata quella di coinvolgere Anarb per completare insieme il percorso aggregativo del comparto latte. Dopo diversi incontri in videoconferenza, è apparsa però chiara l’intenzione da parte di Anarb di non voler procedere in questa direzione; intenzione dimostrata con vari dinieghi e con una chiara assunzione di impegni e responsabilità verso la costituzione di nuove associazioni ed altri servizi.
Ne consegue la scelta di Anafij di ampliare la propria base associativa includendo, oltre agli allevatori di Frisona e Jersey, anche gli allevatori di razza Bruna. Questo da un lato per ottemperare all’aggregazione per comparto prevista dal decreto 52/2018, necessaria per poter accedere ai contributi pubblici per i programmi genetici, dall’altro per sviluppare economie di scala ed ottimizzare la spesa pubblica.
Anafij ha quindi deciso di apportare le opportune modifiche al proprio Statuto, approvandole sia nelle assemblee separate territoriali che nell’assemblea generale straordinaria tenutasi il giorno 27 ottobre 2020.
Il nuovo Statuto della nostra associazione, che ha assunto la seguente denominazione: Associazione nazionale allevatori di razza Frisona, Bruna e Jersey italiana, consentirà anche agli allevatori di razza Bruna di diventare soci di Anafibj (nuovo acronimo dell’associazione) al fine di ottenere l’iscrizione al Libro Genealogico e usufruire dei relativi servizi previsti dal Programma genetico.

 

Fortunato Trezzi, Anafij: L’aggregazione per comparto è nell’interesse degli allevatori italiani - Ultima modifica: 2021-01-13T09:36:42+01:00 da Giorgio Setti

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