Le aziende zoootecniche non possono essere messe sul banco degli imputati con l'accusa di inquinamento nè essere paragonate alle industria. Non solo il mondo agricolo, ma anche il Governo italiano e alcune associazioni di categoria prendono le distanza dalla nuova direttiva sulle emissioni industriali che è stata approvata ieri dal Parlamento europeo a Strasburgo (vedi qui).
In futuro la domanda di carne potrebbe essere soddisfatta da Paesi che sono meno virtuosi dell'Italia come rispetto dell'ambiente oppure l'Italia potrebbe non arrivare a soddisfare il fabbisogno interno.
«Un'occasione persa e un altro colpo alla zootecnia»
Per il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo «in Europa si continua a scegliere l’ideologia invece del buonsenso. Vengono penalizzati due settori, quello suinicolo e quello avicolo, con l’unica conseguenza di danneggiare produttori europei ed italiani e con il rischio, domani, di essere costretti a importare da paesi che fanno molto peggio in termini di inquinamento, rispetto del lavoro e standard di sicurezza alimentare. Un’occasione persa e un altro colpo alla zootecnia».
«Bene aver escluso le emissioni derivanti dall'allevamento di bovini – ha continuato il sottosegretario –, ma la direttiva avrà impatti negativi sulle imprese suinicole e avicole che dovranno fare i conti con un aumento di burocrazia e perdita di competitività, a danno di allevamenti anche di medie dimensioni, senza che da questo derivino effettivi benefici per l’ambiente. È sempre più urgente una clausola di reciprocità così da garantire che i produttori extra Ue soddisfino gli stessi requisiti previsti per gli Stati membri. Lavoriamo perché si inverta la rotta e queste eurofollie restino solo un ricordo».
L’Europa ha scelto l’ideologia secondo Assosuini
«L'Europa poteva scegliere – ha fatto sapere Elio Martinelli, presidente di Assosuini – tra l'ideologia e la scienza. Ha scelto l'ideologia, imposto regole assurde agli operatori agricoli sulle emissioni inquinanti e avrà come risultato di dover scegliere, domani, se bloccare le importazioni da paesi che fanno molto peggio o la fame. Se gli ecologisti saranno coerenti, sceglieranno la fame. Se i popoli saranno saggi a giugno non rinnoveranno il voto a chi vuole il ritorno della carestia in Europa. Noi non abbiamo dubbi su quale scelta faremo nelle urne».
Clausola di revisione per i bovini nel 2026
Per il presidente di Confcooperative Fedagripesca, Carlo Piccinini «Il risultato ha confermato sostanzialmente quanto emerso dal trilogo finale, ovvero soglie di applicazione più basse per il settore avicolo e suinicolo rispetto alla normativa attualmente in vigore e, quindi, un impatto negativo con un aumento degli oneri amministrativi ed economici. Inoltre, per il settore dei bovini ci sarà una clausola di revisione nel 2026, la quale potrebbe potenzialmente includerli nel campo di applicazione della normativa».