Coronavirus, Fabio Rolfi: stop alle importazioni di latte, usiamo materia prima italiana

Ecco l’editoriale, in via di pubblicazione sul numero 6.2020 dell’Informatore Zootecnico, firmato da Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi della Regione Lombardia (nella foto)

 

È davvero difficile poter intervenire per fare il quadro della situazione in un momento di tale emergenza, soprattutto perché sia il contesto sanitario che quello economico sono in continuo movimento e non si possono davvero fare previsioni sulle tempistiche riguardati la fine di questo periodo nero. Il coronavirus sta segnando profondamente tutti noi. Siamo costretti a cambiare abitudini e a fare i conti con un quadro economico estremamente critico.

La Lombardia purtroppo è la regione più colpita. Il comparto agricolo e zootecnico ne sta soffrendo in maniera pesante. La produzione agro industriale nella nostra regione vale 13,5 miliardi di euro all’anno e coinvolge 233 mila lavoratori. Il settore primario è il motore trainante di quella che è la prima regione agricola d’Italia e probabilmente d’Europa.

Un grande patto sul Made in Italy

Serve un intervento immediato. La Regione Lombardia sta lavorando in maniera coordinata con il governo per dare una mano ad agricoltori e allevatori.

Il primo modo è quello di fare una massiccia campagna di comunicazione per invitare gli italiani a consumare i prodotti del nostro territorio. Mai come oggi è necessario controllare le etichette al supermercato e acquistare lombardo e italiano per aiutare le aziende.

Ma è chiaro che questo non basta: serve un grande patto sul Made in Italy sottoscritto da istituzioni, mondo agricolo, industriale e della grande distribuzione. Il primo punto deve essere quello di sostituire le importazioni di materie prime straniere, latte e cagliate su tutti, con materia prime italiane per sostenere la liquidità  delle nostre aziende, le produzioni delle nostre stalle e le filiere italiane.

Ne ho già parlato con il ministro Bellanova che nei giorni scorsi ha convocato in videoconferenza tutti gli assessori regionali all’Agricoltura. La Lombardia è a disposizione. Serve un segnale forte di responsabilità da parte degli operatori per riposizionare i volumi in questo momento difficile. È un controsenso avere caseifici che non ritirano latte e nel frattempo importare cagliate e latte dall’est Europa.

Sbagliato pagare produttori di latte esteri 

Il primo grande aiuto al settore agroalimentare è fare squadra e come in ogni squadra ognuno deve fare la propria parte.

Non ha senso, anzi è antieconomico ed eticamente sbagliato pagare produttori di latte polacchi, tedeschi o francesi quando in pianura padana rischiamo di avere latte in eccesso che potrebbe essere buttato. Ancora lo scorso anno le importazioni di latte e prodotti a base di latte in Lombardia ammontavano a quasi 900 mila tonnellate. Ora è tempo di fare sistema ed essere “sovranisti” per difendere un comparto che rischia di andare in seria difficoltà. Dobbiamo utilizzare latte italiano.

Misure shock per garantire la ripresa

Siamo di fronte a una situazione che sta facendo rallentare la nostra economia. Dobbiamo impedire che ammazzi un intero settore produttivo.

Altre proposte sono state messe sul tavolo dalla Regione Lombardia: innalzamento dal 50% al 70% dell’anticipo Pac 2020 per dare maggiore liquidità alle aziende, esonero parziale del pagamento dei contributi previdenziali per le aziende agricole, mutui a tasso zero per estinzione debiti bancari e la sospensione delle compensazioni del registro debitori regionale e nazionale. Servono misure shock per garantire la ripresa non appena sarà passata l’emergenza sanitaria.

La risorsa export

Altro tema fondamentale è quello della difesa dei nostri prodotti dalle speculazioni internazionali. Gli altri paesi proveranno in tutti modi a trarre vantaggio da questa situazione. Dobbiamo impedirlo. Con il decreto del 2 marzo è stata introdotta la norma con la quale viene riconosciuta come pratica commerciale sleale vietata l’acquisto di prodotti agroalimentari in subordinazione a certificazioni non obbligatorie riferite al Covid-19. L’agroalimentare è totalmente coronavirus-free e chi specula sulla paura delle persone deve essere punito, perché rischia di danneggiare un sistema economico sano e trainante per un intero Paese.

L’export agroalimentare lombardo vale 6,6 miliardi di euro all’anno, con una crescita del 2,6% nel 2018 sul 2017. Con la salute, con il cibo e con l’economia non si scherza. Le campagne pubblicitarie denigratorie alle quali abbiamo assistito in questi giorni hanno lo scopo preciso di creare confusione: l’Italia ha il sistema agroalimentare più controllato d’Europa, gli allevamenti più attenti al benessere animale e alla sicurezza alimentare dell’intero continente.

Non abbiamo bisogno di bollini né di autocertificazioni. Gli Stati esteri invidiano il nostro patrimonio e vogliono sfruttare la situazione per recuperare mercato.

Dobbiamo avere pazienza e far passare questo periodo. La zootecnia continuerà a essere uno dei motori trainanti dell’Italia. Nel frattempo ringrazio tutte le associazioni di categoria con le quali mi sono quotidianamente confrontato per elaborare proposte e interventi in fase di emergenza. L’Italia non ha pari al mondo in ambito agricolo, se restiamo uniti in questo momento difficile ne usciremo più forti di prima.

 

Coronavirus, Fabio Rolfi: stop alle importazioni di latte, usiamo materia prima italiana - Ultima modifica: 2020-03-12T14:26:07+01:00 da Giorgio Setti

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