Nuove nubi soll'orizzonte della direttiva nitrati: Legambiente ha presentato una denuncia alla Commissione europea chiedendo al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali un programma nazionale in grado di ridurre gli allevamenti più intensivi in Pianura Padana e trasferire le risorse comunitarie alla zootecnia sostenibile e delle aree interne. Al centro della denuncia gli spandimenti di reflui zootecnici autorizzati con finestre temporali dalle Regioni più vocate per la zootecnia.
Non ci sta però Confagricoltura Lombardia, che tramite il suo presidente, Antonio Boselli, respinge tutte le accuse al mittente. Anche Confagricoltura Emilia Romagna parla di «colpe spropositate» attribuite agli allevatori e alla zootecnia.
In una nota di denuncia Legambiente ha descritto cisterne di stoccaggio che «inesorabilmente traboccano dei liquidi drenati da stalle e porcilaie sempre più immense». Sotto accusa il via libera a finestre temporali straordinarie da parte delle Regioni che hanno interrotto il divieto di distribuzione nei campi nel periodo invernale, nei mesi di dicembre e gennaio, stabilito dalla direttiva Ue sui nitrati.
I periodi di distribuzione sono oggi regolamentati dai bollettini meteorologici emessi dalla Regioni che indicano appunto quando le condizioni climatiche sono favorevoli. Questa nuova possibilità ha offerto una boccata d’ossigeno agli allevatori che a causa delle intense piogge cadute nel novembre scorso non erano riusciti a distribuire i reflui zootecnici e a concimare in tempo per le semine dei cereali.
Secondo Legambiente, invece nel periodo invernale la terra agricola non sarebbe «in condizioni di riceverli, perché satura d’acqua o addirittura ghiacciata, perché le vegetazioni sono in fase di riposo, e quindi non possono assimilarne i nutrienti».
Confagricoltura controbatte a Legambiente
Tutte accuse respinte fermamente dagli allevatori: «Sono rimasto molto amareggiato dal comunicato - ha commentato Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia - e dalla denuncia fatta da Legambiente alla Commissione europea a proposito di quello che definiscono “materiale fecale maleodorante”, che per noi è concime di origine animale, indispensabile per ottenere buone produzioni agricole, per mantenere e accrescere la sostanza organica nei terreni».
Violate 4 direttive Ue secondo Legambiente
Legambiente ha descritto nella nota di denuncia uno scenario apocalittico di «immensi sciacquoni, che hanno formato estese paludi maleodoranti e colature schiumose nei corsi d’acqua della bassa padana ed in particolare nelle province della Lombardia, la regione più solerte nell’attuazione della circolare ministeriale».
Tra gli effetti immediati, come specifica la nota, anche un repentino aumento dei valori atmosferici del Pm10 nei giorni centrali di gennaio, uno dei periodi di aria più inquinata del decennio. Legambiente aveva invano chiesto di ritirare queste autorizzazioni regionali che hanno fatto partire una denuncia della stessa associazione ambientalista trasmessa pochi giorni fa agli uffici della Commissione Europea. Qui Legambiente contesta alle Regioni padane la violazione di ben quattro direttive, in materia di acque, aria, rifiuti e inquinamento da nitrati.
Secondo Damiano Di Simine, coordinatore della presidenza del comitato scientifico nazionale di Legambiente «si è trattato di attività di smaltimento di rifiuti pericolosi su vasta scala, avvenuta con il benevolo assenso del Mipaaf, ma con effetti deleteri per la salute e per gli ambienti acquatici. Non siamo più disposti a tollerare pratiche nocive da parte di una zootecnia che, in Pianura Padana, ha passato il limite». Di Simine ha chiesto al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali di predisporre con le regioni un programma nazionale di riduzione dell’intensità di allevamento in Pianura Padana, trasferendo le risorse comunitarie alla zootecnia sostenibile e delle aree interne.
Boselli, Confagricoltura Lombardia: « La difesa dell’ambiente sta a cuore degli allevatori»
«La Pianura Padana – ha proseguito Boselli in risposta alle accuse di Legambiente - è uno dei migliori terreni agricoli del mondo, per il sole, per la possibilità di effettuare irrigazioni e perché nei secoli si è sviluppato un allevamento che ha permesso di migliorare la fertilità dei suoli, portato a sviluppare produzioni casearie di eccellenza, a produrre ottimi salumi con un continuo miglioramento in sicurezza alimentare e qualità dei prodotti. Nonostante la grande industrializzazione e cementificazione – dice il presidente di Confagricoltura Lombardia - , la nostra è comunque la prima regione agricola italiana».
Boselli ha precisato anche come alla fine di settembre i vasconi dei liquami fossero quasi pieni e pronti per essere distribuiti nei campi, per preparare le semine dei cereali autunno vernini o delle cover. Le piogge di ottobre ed novembre hanno impedito di spargere i liquami nei momenti corretti e gli allevatori sono stati costretti a ritardare le lavorazioni e le semine fino al momento delle chiusure dei termini concessi per gli spandimenti. Successivamente, la Regione ha concesso finestre per lo spandimento, in momenti agronomicamente corretti, non saturi di acqua né ghiacciati, seguendo il bollettino agrometereologico.
«Siamo sempre disponibili – conclude il presidente di Confagricoltura Lombardia - al confronto e al dialogo perché la sostenibilità e la difesa dell’ambiente stanno a cuore a noi agricoltori e crediamo che l’agricoltura possa avere anche una forte azione rigenerante delle emissioni degli altri comparti, soprattutto grazie a una sempre maggior applicazione della ricerca e della innovazione».
Anche Confagricoltura Emilia Romagna condanna l'iniziativa di Legambiente
«Siamo stanchi dei proclami e delle solite affermazioni generaliste sull’ambiente. È stato oltrepassato ogni limite. All’agricoltura e zootecnia sono attribuite colpe spropositate». Confagricoltura Emilia Romagna cita la nota diffusa dall’associazione ambientalista che mette sul bando degli imputati la circolare emanata dal ministero delle Politiche Agricole, che ha autorizzato l'impiego di liquami anche nei mesi di dicembre e gennaio, mesi in cui, secondo la direttiva europea, vige il divieto di spandimento.
«In quei mesi, la nostra Regione – precisa l’organizzazione agricola – ha gestito in raccordo con l’Arpa lo spandimento dei liquami, nel rispetto delle norme e delle disposizioni, ma soprattutto a garanzia del corretto uso dei reflui. Gli agricoltori hanno seguito quanto indicato dal Bollettino regionale, pubblicato due volte a settimana, riportante le specifiche aggiornate sulle aree via via autorizzate solo dopo aver effettuato la verifica degli indici stabiliti».
Confagricoltura Emilia Romagna chiede «un confronto e un dialogo costruttivo» anche con Legambiente ma anche «più serietà e concretezza». Invita infine la Regione Emilia-Romagna «ad assumere la propria posizione in merito, per costruire un nuovo indirizzo che possa legare agro-ecologia e territorio, un Green New Deal davvero condiviso».