Allevatori in zona rossa: «Ogni giorno un percorso ad ostacoli»

Gli allevatori resistono in zona rossa e continuano a produrre latte o carne. La testimonianza di Giuseppe Palosti di Vittadone, Comune di Casalpusterlengo

Gli allevatori sono "resilienti" e continuano a produrre latte e carne. Al di là di qualche difficoltà, finora superata, e di tante incertezze sul futuro: per la continuità del trasporto del latte dalla stalla al caseificio, per i timori di un crollo del prezzo della materia prima e, infine, per i ritardi nella costruzione di un impianto di biogas. Anche in zona rossa, quindi, si va avanti magari con le spalle un poco più larghe.

E' il caso di Giuseppe Palosti, allevatore di Vittadone, nel Comune di Casalpusterlengo, che  vive e lavora assieme al fratello, Francesco, al padre Roberto e alla madre Angela che lo affiancano nella conduzione aziendale. Ogni giorno deve gestire un allevamento di 200 vacche in lattazione che produce 25mila quintali di latte l’anno e altri 2mila suini da ingrasso.

Il decreto d’urgenza del Consiglio dei ministri del 23 febbraio scorso ha sì escluso dal blocco la zootecnia, grazie alla funzione essenziale che svolge per la produzione di latte e carne, ma   la gestione quotidiana di un allevamento diventa, in questa situazione, un percorso ad ostacoli: «Siamo quasi ai confini della zona rossa - racconta Palosti - e dopo la nostra azienda agricola c’è un posto di blocco, attivo 24 ore su 24, che impedisce a chiunque non sia munito di permesso rilasciato in prefettura, di entrare o di uscire».

La rottura di un tubo dell'olio

Un primo problema, poi risolto, l’allevatore l’ha affrontato alcuni giorni fa quando si è rotto il tubo dell’olio di un macchinario di servizio per l’alimentazione delle vacche. «Il ricambio è stato ordinato e portato fino al posto di blocco dal corriere che, intimorito, l’ha appoggiato per terra, proprio sul confine con la zona rossa, di fronte ai militari,  allontanandosene subito dopo in un clima di tensione palpabile».

Non è facile, inoltre, segnala sempre Palosti, far arrivare il mangime in allevamento o i disinfettanti per l’impianto di mungitura: occorre un permesso della prefettura per passare il confine, ma spesso l’autotrasportatore non vuole entrare anche se regolarmente munito di mascherina e guanti.  Senza contare i ritardi che si registrano in alcune fasce orarie per il corretto controllo dei mezzi con lasciapassare in entrata e uscita dalla zona rossa.

Il latte della zona rossa

Al momento, comunque, Palosti  si considera tutelato nella sua attività: «Riesco a produrre latte che viene regolarmente consegnato al caseificio. Ma se un giorno non venisse più ritirato perchè siamo in zona rossa? Questa è la preoccupazione di tutti noi allevatori».

Sempre in relazione alla materia prima preoccupa anche l'ipotesi di un calo del prezzo pagato agli allevatori. «Sarebbe un danno gravissimo per noi allevatori che non ci siamo ancora ripresi del tutto dal tonfo subito nel 2016, anno orribile della zooecnia da latte».

Il blocco del cantiere per costruire l'impianto di biogas

Il protrarsi del blocco potrebbe inoltre seriamente far ritardare i lavori nel cantiere aperto per la costruzione di un impianto di biogas da 100 chilowatt che sarà alimentato con gli effluenti zootecnici. «E’ tutto fermo – sottolinea Palosti -  ma ci siamo assunti degli impegni, abbiamo investito, abbiamo  mutui da pagare e scadenze da rispettare. Avevamo previsto di entrare in funzione a maggio 2020, non possiamo prevedere, tuttavia, quando riprenderanno i lavori».

 

Allevatori in zona rossa: «Ogni giorno un percorso ad ostacoli» - Ultima modifica: 2020-03-04T20:22:37+01:00 da Francesca Baccino

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