Oltre alla ripresa delle quotazioni del formaggio, il 2016 si è chiuso con il varo del nuovo Piano di regolazione dell’offerta del Parmigiano Reggiano. Il decreto ministeriale n. 6762 del 15 dicembre 2016 ha infatti approvato la proposta di Piano per il triennio 2017/2019 e questo rappresenta un passo molto importante per dare certezze ai programmi di sviluppo della Dop.
La filiera del Parmigiano Reggiano, unica in Europa tra i formaggi Dop che hanno adottato lo strumento del Piano regolazione offerta, ha impostato il sistema su “diritti a produrre” (quote latte Parmigiano Reggiano) assegnate direttamente agli allevatori. Il sistema è basato su un vero e proprio “registro” che assicura la programmazione dei caseifici e gestisce la gestione dei trasferimenti dei titoli tra i differenti proprietari.
Il modello di base è stato definito in applicazione del Piano 2014/2016 e, indubbiamente, è stato importante per accompagnare la fase di uscita dal regime comunitario delle quote. A differenza delle enormi turbolenze che hanno interessato il mercato del latte vaccino nell’Unione Europea e in gran parte dell’Italia, nella filiera del Parmigiano Reggiano il biennio 2015-2016 è stato un periodo di progressiva stabilizzazione.
Il nuovo Piano 2017/19 approvato conferma i tutti i pilastri del Piano precedente, a partire dai diritti a produrre assegnati direttamente ai produttori e la compensazione interna ai caseifici delle quote degli allevatori. Vengono introdotte novità per meccanismi di maggiore tutela delle produzioni di montagna e rivisto il “punto di riferimento” comprensoriale, elevato a 17,62 milioni di quintali.
Il meccanismo del Piano prevede che in caso di superamento del punto di riferimento comprensoriale si attivino i conteggi della contribuzione aggiuntiva in capo ai singoli caseifici, a valere sull’anno successivo a quello di effettiva produzione. Scopo del Piano di regolazione offerta del Parmigiano Reggiano è, in caso di produzione eccedente il riferimento, generare risorse aggiuntive utili per essere investite nella creazione di nuovi sbocchi di mercato e quindi guidare il sistema verso condizioni di equilibrio rispetto alla capacità di assorbimento di prodotto da parte della domanda nazionale ed estera.
L’esigenza di adottare lo strumento della programmazione è massima per i prodotti che necessitano di un notevole arco temporale tra il momento di generazione delle scelte produttive (stalla-vacche), e il momento della commercializzazione. Nel Parmigiano Reggiano l’arco temporale “scelta produttiva-commercio” è il più lungo tra tutti i formaggi Dop e si colloca tra i 30 e i 36 mesi.
In questi casi il Piano regolazione offerta può consentire di ridurre, anche fortemente, i fenomeni ciclici legati allo squilibrio domanda-offerta. Non si tratta tuttavia di uno strumento sostituivo delle azioni fondanti legate alla tutela e alla promozione. Rappresenta però uno strumento aggiuntivo che, se adeguatamente gestito, può offrire opportunità per garantire redditività e sviluppo ad una base che munge oltre 18 milioni di quintali l’anno.
Ma allo stesso tempo il Piano è anche un valore di sistema per la filiera Dop. Infatti la patrimonializzazione delle quote latte Parmigiano Reggiano rappresenta un valore reale, molto importante nel rapporto con le banche per l’accesso al credito; ma allo stesso tempo le quote sono divenute già oggi un fattore di forte identità dei singoli produttori.
L’articolo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 2/2017
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