Ue, vietato l’uso dei nomi meat sounding per i cibi vegetali

l Parlamento europeo ha approvato un emendamento che mette al bando l’uso di nomi come «burger veg» o «hamburger di soia» se riferiti a prodotti vegetali

vegetali
Lo stop è arrivato con l’emendamento 113 nell’ambito di una modifica al regolamento sull’Ocm presentato da Céline Imart, euro-deputata francese (Ppe)

Il Parlamento europeo ha votato l’8 ottobre scorso contro il meat sounding, ovvero l’uso di nomi per prodotti alimentari che evocano la carne nel nome ma non contengono proteine animali. Con 355 voti favorevoli e 247 voti contrari, la Plenaria ha approvato un emendamento dei Popolari che vieta l’uso di denominazioni di origine animale per prodotti derivati da proteine vegetali.

Lo stop è arrivato con l’emendamento 113 nell’ambito di una modifica al regolamento sull’Ocm (Organizzazione comune dei mercati. Una novità che dovrà essere valutata dai Governi dei 27 Paesi riuniti nel Consiglio, ma che di fatto, una volta raggiunto il traguardo, forse nel 2028, stabilisce che i produttori di plant based non possano più etichettare come burger veg”, o “hamburger di soia”, o “salsiccia di lenticchie” i propri prodotti vegetali.

Il divieto vale per i termini bistecche, scaloppine, tuorli d’uovo, albumi d’uovo, esplicitamente citati nella black list contenuta nel regolamento. Al momento queste denominazioni sono consentite, purché il packaging indichi chiaramente che si tratta di alimenti di origine vegetale. D’ora in poi  «bistecca» o «hamburger» saranno riservate esclusivamente ai prodotti derivati da carne animale.

Il Parlamento europeo ha mostrato, sempre nell’ambito della proposta di modifica al regolamento sull’Ocm anche un’apertura all’etichetta d’origine su tutti i cibi, la preferenza dei prodotti di origine comunitaria e locale in mense e appalti pubblici, l’introduzione di contratti scritti obbligatori all’interno delle filiere agroalimentari.

«Un hamburger è un hamburger: dobbiamo chiamare le cose con il loro nome - ha detto  Céline Imart, euro-deputata francese (Ppe) e relatrice del provvedimento -. Utilizzare queste denominazioni solo per vera carne garantisce l’onestà delle etichette, protegge gli agricoltori e preserva le tradizioni culinarie europee».

Parlamentari italiani favorevoli all’emendamento

Tutti i parlamentari italiani presenti hanno sostenuto la posizione complessiva, con l'unica eccezione del Pd Pierfrancesco Maran che si è astenuto. Per Herbert Dorfmann (Ppe-Svp) occorre operare «in una logica di coerenza con le normative europee, che già proteggono i termini derivati dai prodotti lattiero-caseari».

Positivo il commento del vicepresidente del Senato e senatore della Lega, Gian Marco Centinaio: «Ora possiamo essere ancora più orgogliosi di aver voluto introdurre già due anni fa questa norma in Italia, con un emendamento a mia prima firma, anticipando la modifica al Regolamento sull’Organizzazione Comune dei Mercati approvata a Strasburgo».

Bene l’apertura all’etichetta d’origine nella modifica al regolamento europeo

Soddisfatto Ettore Prandini,  presidente di Coldiretti: «L’introduzione rapida di norme per tutelare le denominazioni dei prodotti a base di carne e contrastare il “meat sounding”, ossia l’uso di nomi come “burger” o “salsiccia” per prodotti vegetali o sintetici, è una battaglia che Coldiretti porta avanti da anni e che andrà a proteggere i consumatori da pratiche ingannevoli e a rafforzare il settore zootecnico europeo». Importante anche l’apertura all’estensione dell’etichetta d’origine a tutti i settori e il voto sull’obbligo dei contratti scritti obbligatori all’interno delle filiere agroalimentari che sostengono la battaglia portata avanti in questi anni dalla Coldiretti.

Più recenti i prodotti plant based rispetto alle bistecche

«Bistecche, salsicce e hamburger hanno, sicuramente, più storia dei cosiddetti cibi processati plant based che, usando impropriamente queste definizioni, rappresentano – ha detto Giuliano Marchesin, direttore di Unicarve (Associazione produttori bovini da carne) un business e, contemporaneamente, una presa in giro per i consumatori e allevatori. Chi ha votato contro, secondo me, non ha cultura del cibo, del lavoro agricolo, dell’allevamento, vive di ideologia, non applica la regola del buon padre di famiglia e questo deve preoccupare poiché in gioco c’è la sicurezza alimentare di quasi 500 milioni di consumatori europei e la qualità dell’alimentazione».

Per Andrea Tiso, presidente nazionale della Confeuro, Confederazione degli agricoltori europei e del mondo si tratta di «un passo avanti a tutela del consumatore, sempre più attento e consapevole, che ha il diritto di sapere con esattezza cosa sta acquistando e portando in tavola. Le norme approvate vanno nella giusta direzione: chiarezza, correttezza e trasparenza nel mercato agroalimentare sono valori irrinunciabili, soprattutto in un contesto dove la comunicazione può facilmente trarre in inganno».

Il dibattito sul lessico vegetale e animale non è nuovo

Lo stop all’uso di termini che evocavano la carne per i prodotti vegetali era già stato  votato nel 2020, quando l’Europarlamento aveva bocciato una proposta simile. Solo un anno fa la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva chiaramente stabilito che tali denominazioni, se accompagnate da adeguate indicazioni sulla composizione vegetale, non sarebbero state ingannevoli per il consumatore. La Commissione agricoltura aveva approvato l’emendamento che vieta l’uso della denominazione alcuni mesi fa con 33 voti favorevoli, 10 contrari e 5 astensioni.

Ue, vietato l’uso dei nomi meat sounding per i cibi vegetali - Ultima modifica: 2025-10-08T17:07:46+02:00 da Francesca Baccino

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