La vittoria di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca contro Kamala Harris porta nuove incognite e anche la spada di Damocle di un ritorno dei superdazi Usa alle importazioni che erano stati temporaneamente sospesi.
Assolatte, l’associazione italiana delle imprese del settore lattiero caseario, ha ricordato che i dazi aggiuntivi del 25% ad valorem fissati a fine del 2019 su alcuni dei formaggi italiani più esportati avevano colpito duramente le imprese casearie. Tanto che nel 2020 l’export dei formaggi italiani negli Stati Uniti aveva perso oltre 6mila tonnellate, per un valore di 65 milioni di euro. Cui si sommarono altri 40 milioni di costi aggiuntivi.
«Ci auguriamo che, indipendentemente da chi siederà alla Casa Bianca, il dialogo tra Usa e Ue – aveva sottolineato, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali negli Usa, Paolo Zanetti, presidente di Assolatte – possa continuare nel solco dell’amicizia e della condivisione dei valori culturali ed economici che da sempre caratterizza i rapporti tra questi protagonisti dell’economia globale».
Da parte di Assolate c’è, quindi, grande preoccupazione per le decisioni che l’amministrazione Usa potrebbe prendere nel prossimo futuro. «Per le nostre imprese quello statunitense è da sempre un mercato a dir poco strategico – conferma Zanetti -. Fortunatamente la sospensione dei dazi arrivò prima della fiammata inflattiva degli ultimi due anni, perché altrimenti le conseguenze sarebbero state disastrose».
L’Italia primo esportatore mondiale di formaggi negli Usa
Recuperare le quote perse, precisa Assolatte, è costato molto lavoro e ingenti investimenti e ora l’Italia è il primo esportatore mondiale di formaggi verso il mercato statunitense. Con 37.000 tonnellate, e un controvalore che supera i 440 milioni di euro, l’Italia copre il 20% delle importazioni casearie americane complessive.
La domanda di made in Italy negli Usa è sostenuta soprattutto da Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Pecorino. Questi 3 formaggi, sottolinea Assolatte, rappresentano da soli l’80% dell’export italiano negli Stati Uniti. E un nuovo incredibile record è stato raggiunto nei primi 7 mesi dell’anno: +16,7% in volume e +13% in valore.
L'Ue deve rafforzare il suo bilancio agricolo
«Con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca l’Unione Europea deve rafforzare il suo bilancio agricolo, gravemente carente rispetto al Farm Bill, il programma di aiuti per gli agricoltori americani, che il neopresidente prevede di potenziare con una serie di misure fiscali e incentivi per rafforzare la produzione alimentare statunitense e incrementare la presenza sui mercati esteri». È quanto afferma la Coldiretti nel commentare le elezioni Usa che hanno visto la vittoria del candidato repubblicano.
«La Politica agricola comune (Pac) in Europa vale 386 miliardi di euro in totale fino al 2027. di cui trentacinque miliardi di euro per l’Italia – ricorda la Coldiretti -. Negli Usa il Farm bill vale 1400 miliardi di dollari in dieci anni, con un gap profondo che penalizza gli agricoltori europei e che l’Ue dovrebbe impegnarsi a colmare per garantire la sovranità alimentare. Ci deve essere un tema di attenzione, di innovazione, di implementazione e deve essere fatto con risorse più utili, esattamente come avviene nei due continenti che per noi oggi sono quelli sicuramente più sfidanti, che sono quello americano da una parte e statunitense dall'altra».
Necessario salvaguardare l’export agroalimentare Ue e Made in Italy
«Contiamo – ha commentato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, sugli scenari possibili con il ritorno di Trump alla Casa Bianca – su un lavoro diplomatico importante tra Europa e Stati Uniti anche per salvaguardare l’export agroalimentare Ue e Made in Italy. Non dimentichiamo quanto accaduto tra il 2019 e il 2021 per effetto della politica di Donald Trump sulla querelle Airbus-Boeing, ma auspichiamo si apra ora una stagione che tenga fuori il tema dazi».
Alla tregua quinquennale sancita nel 2021 resta praticamente un solo anno, come ha ricordato la Cia, e occorre consolidare quello spiraglio di distensione che alla fine salvò i prodotti italiani - vino, olio e pasta in particolare- nella revisione delle liste merci Ue colpite dai dazi Usa, ma che fece, invece, tremare con una stangata del 25% di aumento il comparto dei formaggi, dei salumi e dei liquori italiani.
Per Davide Vernocchi, vicepresidente e attuale reggente di Confcooperative Fedagripesca «con la nuova presidenza Trump le esportazioni del settore lattiero-caseario italiano negli Usa, che ammontano a 445 milioni di euro, potrebbero subire un deciso rallentamento in caso di reintroduzione di dazi all’importazione. Si tratterebbe di una nuova battuta d’arresto per un comparto da sempre tra i più performanti del nostro made in Italy sui mercati esteri, con un valore complessivo delle esportazioni che nel 2023 ha raggiunto i 4,9 miliardi di euro, di cui circa il 9% è destinato negli Stati uniti. Facciamo appello al governo italiano e all’Unione Europea affinché possano vigilare e siano pronti ad attivarsi in caso di inasprimento delle relazioni commerciali».