Rapporto Ismea-Qualivita 2023, i formaggi primi per fatturato nella Dop Economy

I formaggi nel 2022 hanno generato 5,227 miliardi di euro di valore alla produzione mettendo a segno una crescita dell’11,6%

formaggi
Sul podio il Grana Padano, primo prodotto Dop per valore alla produzione, seguito dal Parmigiano Reggiano e dal Prosciutto di Parma. Al quarto posto si è collocata la Mozzarella di Bufala e al sesto il Pecorino Romano

Ancora una volta i formaggi della Dop economy rappresentano la prima categoria del cibo per fatturato. Nel 2022, nonostante la crisi energetica e climatica, hanno generato 5,227 miliardi di euro di valore alla produzione mettendo a segno una crescita dell’11,6% rispetto all’anno precedente. Al consumo i formaggi tutelati dal bollino Ue hanno raggiunto quota 8,6 miliardi di euro, il 7,6% in più rispetto al 2021.

Al secondo posto, come categoria, si sono collocati i prodotti a base di carne con 2,271 miliardi di euro come fatturato all’origine e un incremento del 7,5% nel 2022.

Sono i dati emersi dal XXI Rapporto 2023  Ismea e dalla Fondazione Qualivita sulla Dop economy che nel 2022 ha visto il cibo raggiungere valori record: quasi 9 miliardi di euro di valore all’origine, con un progresso del 9% rispetto all’anno precedente e del 33% in dieci anni.  Il fatturato al consumo finale ha, invece, superato i 17 miliardi di euro (+6%).

Numeri record per il comparto del cibo tutelato che conta 85.584 operatori, 550mila occupati, 168 Consorzi di tutela autorizzati dal ministero dell’Agricoltura e 41 Organismi di controllo. L’export del comparto cibo ha raggiunto 4,6 miliardi di euro con un progresso del 6% su base annua e del 66% rispetto al 2012, grazie soprattutto al recupero dei mercati extra-Ue (+10%).

Sul podio ci sono, infatti, due formaggi come il Grana Padano, primo prodotto Dop per valore alla produzione, seguito dal Parmigiano Reggiano e dal Prosciutto di Parma. Al quarto posto si è collocata la Mozzarella di Bufala e al sesto il Pecorino Romano.

L’Italia punta alla qualità, non alla quantità

«Quello delle Indicazioni geografiche – ha commentato Francesco Lollobrigida, ministro dell'agricoltura – è un valore intrinseco nei nostri produttori, non solo un obiettivo di un Paese che non guarda alla quantità. L'Italia punta alla qualità e vogliamo difenderla creando sinergie e rafforzando il vero sistema Paese in tutto il mondo. Il nostro impegno è attuare una visione strategica che impedisca la proliferazione dei marchi di qualità pubblici e l’affermazione di etichette scorrette».

I formaggi valgono oltre il 59% nell’ambito delle Dop e Igp del cibo

«I dati Ismea Qualivita ribadiscono – ha commentato Antonio Auricchio, presidente di Afidop (Associazione formaggi italiani Dop e Igp) – il ruolo chiave dei formaggi Dop nel panorama del Made in Italy italiano ed europeo: i nostri formaggi oggi pesano per oltre il 59% sul settore Dop e Igp e rappresentano ben la metà dei prodotti della top 10 per fatturato. Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Mozzarella di Bufala Campana, Pecorino Romano, Gorgonzola con 4,7 miliardi sono i nostri portabandiera nel mondo. Molte sfide ci attendono ancora nel 2024, a partire dalla valorizzazione delle nostre eccellenze nella ristorazione italiana ed estera, alla giusta valorizzazione negli scaffali dei supermercati, fino al contrasto dell’italian sounding e ad etichette scorrette che disinformano il consumatore. Oggi grazie al nuovo regolamento comunitario sulle Ig e al supporto del Governo siamo certi che potremo combattere con più forza per difendere un patrimonio riconosciuto in tutto il mondo».

Governance dei territori, consumatore e ricerca

«Gli 890mila occupati nella fase agricola e di trasformazione esprimono – ha sottolineato Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita e Origin Italia – un ulteriore elemento di valore della Dop economy da non sottovalutare. Permangono le criticità, a partire dalle emergenze climatiche che coinvolgono da alcuni anni tutta l’agricoltura, ma in particolare le produzioni legate a micro-areali». Rosati ha sottolineato i tre punti cardine: governance dei territori, rapporto con il consumatore e ricerca scientifica.

Maria Chiara Zaganelli, direttore generale di Ismea, ha ricordato come con 890mila contratti di lavoro, la Dop economy abbia anche un valore sociale, etico e occupazionale indiscutibile. «Importante è – ha aggiunto – che il settore non sia sottoposto a frammentazione per spinte localistiche, legame con i territori, ma attraverso un sistema che permetta di esprimere l'eccellenza italiana».

La Coldiretti ha commentato il rapporto annuale rilanciando l’allarme sul falso made in Italy che ha superato i 120 miliardi di valore nel mondo. Il cosiddetto “Italian sounding”, come ha ricordato l’associazione agricola, riguarda tutti i continenti e colpisce in misura diversa tutti i prodotti, proprio a partire da quelli Dop.

 La Dop Economy cresce soprattutto nel Nord-ovest

Le quattro regioni del Nord-Est concentrano da sole oltre la metà (55%) del valore nazionale delle Dop e Igp con Veneto e Emilia-Romagna che si confermano le prime regioni in assoluto per valore economico mostrando una crescita di quasi il 6% sul 2021. In termini relativi è però il Nord-Ovest a presentare l’incremento maggiore (+12%), trainato da Piemonte e Lombardia, la regione con la crescita più alta nel 2022 (+318 milioni di euro). Il Centro Italia, guidato dalla Toscana, segna un +4%, mentre l’area “Sud e Isole”, dopo gli importanti incrementi registrati nel 2020 e nel 2021, avanza di un ulteriore +3%, con un contributo di Campania (+9%), Sardegna (+19%) e Abruzzo (+9%).

 

Rapporto Ismea-Qualivita 2023, i formaggi primi per fatturato nella Dop Economy - Ultima modifica: 2024-01-04T21:02:41+01:00 da Francesca Baccino

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