La produzione di latte nell’Unione europea cresce anche nel 2018: +3,8% la media di gennaio dei 28 Paesi su base tendenziale, secondo i dati elaborati da Clal.it.
Il caso Olanda. Tra i grandi paesi produttori, in base a una prima stima del portale specializzato nel settore lattiero caseario, solamente l’Olanda registra una flessione dello 0,5%, frutto di una concomitanza di fattori: l’introduzione delle quote fosfati, che si somma ai vincoli della direttiva nitrati con l’obiettivo di limitare l’inquinamento delle acque e dei suoli, la macellazione delle vacche in crescita (+14,4% il numero di capi macellati nel 2017) e un’opinione pubblica che sempre più si sta interrogando sul ruolo e sull’opportunità della zootecnia intensiva.
Le macellazioni. Anche in Irlanda e in Polonia sono aumentate le macellazioni di vacche (rispettivamente +4,4% e +2,5%), mentre Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Repubblica Ceca hanno seguito una linea contraria, con l’effetto di incrementare la produzione di latte e di appiattire i listini.
Consegne in aumento. Le consegne del mese di gennaio sono cresciute in Italia (+5,1%), in Germania (+5,2%), in Francia (+3,9%), in Austria (+10,3%), in Belgio (+8,3%), in Danimarca (+2,4%), nel Regno Unito (+1,2%), in Repubblica Ceca (+4,8%), in Spagna (+5,1%) e, nonostante la diminuzione delle vacche, la produzione è aumentata in Irlanda dell’1,5% e in Polonia del 4,3%.
Mercati attendisti. I mercati hanno reagito di conseguenza, con una diminuzione dei prezzi generalizzata un po’ in tutta Europa. Il prezzo medio mensile del latte crudo alla stalla in Lombardia è sceso dai 38,50 € per 100 kg dello scorso gennaio a 37,50 €, con una flessione del 2,60% su base tendenziale e dell’1,32% su base congiunturale.
Premio qualità positivo. Un dato positivo per i produttori lombardi è dato dal fatto che nel 2017 il premio medio mensile sulla qualità del latte è cresciuto rispetto all’anno precedente, passando da 1,32 € per 100 litri del 2016 a 1,37 €, con una punta massima di 2,66 € nel dicembre 2017.
Mercato stabile in Italia. Si sono pressoché stabilizzate le quotazioni del latte spot, che lunedì 26 marzo è stato quotato in borsa merci a Lodi 29,75 € per 100 kg (+0,85 rispetto alla quotazione precedente) e in borsa merci a Verona 30 € per 100 kg, in leggera diminuzione rispetto alla quotazione precedente (-0,83%).
La tendenza ribassista della piazza di Verona è confermata anche dalla flessione del prezzo del latte intero pastorizzato spot estero: -3,39% in una settimana e listino a 28,50 € per 100 chilogrammi. Opposto il trend di Lodi, che per il latte intero spot di provenienza francese ha messo a segno un +1,89%, quotando lunedì 26 marzo a 27 euro al quintale.
Divario dop. Invariate le quotazioni dei formaggi duri dop. Si mantiene anche per il mese di marzo il divario tra Grana Padano e Parmigiano Reggiano, con il primo su valori di circa l’11% più bassi rispetto allo stesso periodo del 2017 e il secondo invece con quotazioni mediamente più elevate di circa il 3% rispetto al marzo di un anno fa.
Bene l’export italiano. Sarà fondamentale per i prossimi mesi evitare un incremento delle produzioni. Bisogna tuttavia riconoscere che il temuto crollo verticale dei listini non si è verificato e, nel caso dell’Italia, questo è avvenuto anche grazie ad esportazioni che per il settore dairy sono cresciute nel 2017 dell’11,2% in volume e del 17,79% in valore rispetto al 2015. Oggi il settore ha superato i tre miliardi di euro, pari al 7,4% dell’export totale agroalimentare made in Italy.