I prezzi dei prodotti zootecnici rilevati dalle Commissioni delle Camere di commercio e delle Borse merci, nella settimana 27 febbraio-3 marzo, hanno confermato la tendenza al ribasso del latte spot. Andamento analogo per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. Non si arresta, invece, la fase positiva che sta interessando il comparto delle materie grasse.
Latte
In apertura di marzo i listini nazionali del latte spot accelerano al ribasso, con cali medi settimanali oltre il -2,5% su tutte le principali piazze di scambio. Il listino di Milano storna 12,50 €/t (505 €/t) rispetto alla rilevazione precedente, avvicinandosi alla soglia significativa dei 500 €/t sotto cui le quotazioni non scendono da marzo dello scorso anno. Ribassi anche a Verona (-3,3%), con la variazione media tendenziale che scende sotto la doppia cifra percentuale (+7%) per la prima volta da giugno 2021.
Pesante a Milano anche il latte di provenienza estera, con il prodotto francese e tedesco che perdono circa il -3,5% su base settimanale. Il latte di importazione continua, dunque, ad essere negoziato, in questa fase, sensibilmente a sconto rispetto al prodotto nazionale, a differenza dello stesso periodo dello scorso anno quando la dinamica risultava del tutto invertita.
Dopo cinque settimane di stabilità torna in territorio negativo il latte di origine biologica che a Milano perde il -0,8% su base settimanale (610 €/t), con il divario rispetto ai prezzi del latte spot che torna sopra quota 100 €/t per la prima volta da ottobre 2021.
Materie grasse
Terza settimana consecutiva di rialzi per il comparto nazionale delle materie grasse che rafforza la fase di recupero intrapresa a inizio febbraio. Dopo il +7,7% della settimana precedente, il burro pastorizzato avanza a Milano di altri cinque punti percentuali tornando prossimo alla soglia dei 3 €/kg (2,95 €/kg). Rispetto al minimo della prima settimana di febbraio a quota 2,55 €/kg, il listino ha recuperato oltre il 16%, a conferma della forza dell’attuale fase di espansione. In deciso aumento anche le quotazioni a Mantova (+5,3%) e Cremona (+2,5%).
Ancora tonici i principali benchmark continentali, con il burro di centrifuga di Kempten in Germania che guadagna il +3% su base settimanale tornando sui 4,87 €/kg, mentre il burro olandese avanza del +2,1%. Il mercato appare in fase di riposizionamento in corrispondenza di livelli di prezzo più elevati rispetto alla forte correzione dei mesi precedenti, favorita a sua volta dal recupero dei volumi produttivi che ha interessato l’intero continente nel quarto trimestre. Secondo gli ultimi dati Eurostat, la Germania, primo produttore di burro a livello europeo, ha registrato a dicembre una produzione mensile (45mila tonnellate) ai massimi da marzo 2021, con un incremento su base annua che supera il +13%.
A livello nazionale, nonostante le pesanti criticità che hanno interessato la filiera in particolare sul lato dei costi di produzione, il 2022 si chiude con circa 101mila tonnellate di burro prodotte, con la produzione che torna sopra la soglia delle 100mila tonnellate per la prima volta dal 2014.
Diffusi rialzi in questa fase anche per gli altri prodotti del comparto, con lo zangolato che sale a Milano del +5,8% (2,75 €/kg) e la crema di latte nazionale del +1,8% (2,22 €/kg).
Grana Padano
Ancora deboli i listini all’ingrosso del Grana Padano che consolidano il trend ribassista iniziato a fine gennaio. A Milano lo stagionato 9 mesi perde il -1,1% su base settimanale, attestandosi sui 9,23 €/kg. Un calo settimanale di tale entità non si registrava dall’aprile 2021. Il segno “meno” investe i listini in modo trasversale con flessioni medie intorno al -1% su tutte le piazze di scambio monitorate.
In ripiegamento la variazione tendenziale delle quotazioni che si attesta a Mantova sul +16% contro il +23% di inizio anno.
Non va meglio a livello continentale con i principali formaggi monitorati dalla Commissione europea che si confermano mediamente deboli, specie i formaggi olandesi che nell’ultima rilevazione di febbraio riprendono la marcia verso il basso (-3,4% per l’Edamer e -0,6% per il Gouda).
Parmigiano Reggiano
Tornano a scendere i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano in un contesto complessivamente debole per il settore caseario. A Parma in calo tutte le stagionature ad eccezione dello stagionato 12 mesi che si conferma sui 10,48 €/kg, mentre lo stagionato 24 mesi perde il -0,8% su base settimanale attestandosi sui 12,30 €/kg. Dinamica simile a Milano dove sono le stagionature più lunghe a registrare i cali più cospicui (nell’ordine del -0,8%). Il segno “meno” interessa anche il listino di Reggio Emilia. Si arresta, dall’altro lato, la discesa delle quotazioni a Mantova, il listino che aveva registrato i maggiori ribassi tra gennaio e febbraio.
A livello di fondamentali di mercato, il nuovo anno è iniziato all’insegna di volumi produttivi in crescita per la Dop, dinamica che ha contribuito al recente rallentamento delle quotazioni. Secondo gli ultimi dati del Consorzio per la tutela del Parmigiano Reggiano, il numero di forme prodotte a gennaio (350mila) è risultato superiore del +4% rispetto alla media dei cinque anni precedenti nello stesso mese di riferimento e in crescita del +9% rispetto a dicembre 2022.
Pecorino Romano
Si conferma la fase di maggiore calma per i listini del Pecorino Romano dopo i rialzi di gennaio e della prima parte di febbraio. A Milano lo stagionato 5 mesi si mantiene sui 14,05 €/kg, livello mai raggiunto in precedenza. Si attesta sul +41,2% la variazione su base annua delle quotazioni, con il confronto rispetto al periodo 2010-2020 che fa segnare un divario ancora più ampio, pari ad un +115%.
A conferma della significatività dell’attuale periodo di espansione del Pecorino Romano, le quotazioni dello stagionato 5 mesi risultano superiori a Milano a quelle del Parmigiano Reggiano con stagionatura comparabile (12 mesi), risultato che negli ultimi quindici anni si è verificato solo un’altra volta (nel 2015).
Bovini vivi
Listini invariati in avvio di marzo nel mercato dei bovini da macello, con la tendenza di fondo rialzista che, specie per i vitelloni, continua a non mostrare particolari segnali di cedimento. In riferimento ai prezzi dei principali capi nella settimana 27 febbraio–3 marzo, i vitelloni Charolaise si mantengono invariati a Mantova sui 3,58 €/kg (peso vivo) dopo due settimane con segno “più”. A Modena stabilità per tutte le razze, con gli incroci nazionali che si confermano sopra i 3,15 €/kg (peso vivo). I vitelloni da macello continuano, dunque, a gravitare in corrispondenza di livelli di prezzo che rappresentano i massimi storici per il comparto, pur entrando in un periodo dell’anno (quello primaverile) stagionalmente debole per le quotazioni.
Sul versante dei vitelli a carne bianca si conferma il quadro di sostanziale stabilità che a Mantova persiste da inizio dicembre, con la variazione media su base annua delle quotazioni confermata tra il +4% e il +5%.
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