I prezzi dei prodotti zootecnici rilevati dalle Commissioni delle Camere di commercio e delle Borse merci, nella terza settimana di aprile, hanno mostrato diffusi ribassi, ad eccezione del Parmigiano Reggiano e del Pecorino Romano che non hanno registrato particolari variazioni.
Latte
Nuovo passo indietro a metà aprile per i listini nazionali del latte spot che proseguono, dunque, il percorso di rientro intrapreso nel quarto trimestre dello scorso anno. A Milano le quotazioni perdono il -2,3% rispetto alla rilevazione precedente raggiungendo i 432,50 €/t, livello più basso da ottobre 2021. In rosso anche il listino di Verona (-2,7%). I listini, dunque, si apprestano a chiudere in ribasso per il sesto mese consecutivo, portando la correzione rispetto ai massimi storici di ottobre a circa il -40%.
Stabile a Milano il latte di importazione che continua ad essere trattato a sconto rispetto al prodotto nazionale (367,50 €/t per il latte di provenienza tedesca), seppur con il divario in progressivo assottigliamento rispetto ai massimi di febbraio.
In leggero calo il latte di origine biologica che registra un -0,4% e si porta a quota 587,50 €/t. La forbice rispetto ai prezzi del latte spot continua dunque ad ampliarsi: 155 €/t contro i 20 €/t di fine 2022.
Materie grasse
Timidi movimenti al ribasso nella terza settimana di aprile per il comparto nazionale delle materie grasse dopo alcune settimane di stabilità. A Milano il burro pastorizzato cede il -2,7% rispetto alla rilevazione precedente attestandosi sui 2,87 €/kg, mentre restano invariati i listini di Mantova e Cremona. Si dilata la variazione tendenziale che supera il -40%.
Complessivamente stazionario l’andamento dei principali benchmark continentali, con il solo burro di centrifuga di Kempten in Germania che avanza del +1,6% su base settimanale (4,68 €/kg). Il benchmark tedesco, in particolare, non esce dall’intervallo 4,60–4,80 €/kg dalla fine di febbraio, a conferma di una tendenza sostanzialmente orientata alla stabilità. Resta invariato, invece, il burro olandese mentre perde terreno il prodotto francese.
Tra gli altri prodotti del comparto delle materie grasse, arretra a Milano lo zangolato (-2,9% a quota 2,67 €/kg) mentre si mantiene stabile sui 2,24 €/kg la crema di latte nazionale.
Grana Padano
In calo a metà mese i listini all’ingrosso del Grana Padano che consolidano la tendenza di fondo ribassista osservata a partire dalle prime settimane di febbraio. A Milano lo stagionato 9 mesi perde il -1,1% rispetto alla rilevazione precedente raggiungendo i 9,03 €/kg, con la debolezza che si estende anche alle lunghe stagionature (-0,5% per lo stagionato 16 mesi). Segno “meno” specie sulle brevi stagionature a Mantova e Verona, mentre resta invariato il listino di Cremona.
Si attenua la variazione tendenziale delle quotazioni che scende sotto il +4% a Mantova (contro il +23% di inizio anno).
Variazioni marginali a livello continentale per i principali formaggi monitorati dalla Commissione europea, con i formaggi olandesi che recuperano leggermente terreno dopo un primo trimestre in rosso (+0,7% su base settimanale per il Gouda, +0,9% per l’Edamer). Prosegue la progressiva correzione per le quotazioni del Cheddar, in calo del -12% rispetto a inizio anno.
Parmigiano Reggiano
Settimana all’insegna dell’equilibrio per i prezzi all’ingrosso del Parmigiano Reggiano con la stabilità che interessa tutte le principali piazze di scambio monitorate. A Parma invariate tutte le stagionature con lo stagionato 12 mesi che si conferma sui 10,40 €/kg per la terza settimana consecutiva e il 24 mesi sui 12 €/kg. Listini stazionari anche a Modena, Milano e Reggio-Emilia.
In territorio negativo la variazione su base annua delle quotazioni che sfiora a Milano il -5%.
Pecorino Romano
Si rinnova il contesto di equilibrio per le quotazioni del Pecorino Romano, statiche ormai da inizio febbraio. A Milano, in particolare, lo stagionato 5 mesi resta fermo sui 14,05 €/kg, valore record per la piazza lombarda, con la variazione su base annua che si attesta sul +30%.
A livello di fondamentali di mercato, tonico l’export in apertura d’anno con gli ultimi dati Istat che certificano a gennaio un aumento del +11% in volume rispetto a gennaio 2022, mentre in valore la crescita raggiunge il +44% grazie ai prezzi record raggiunti.
Bovini vivi
Si confermano i segnali ribassisti per i listini dei bovini da macello, in particolare per alcune razze di vitelloni e per i vitelli a carne bianca. Tra i primi, nello specifico, i capi Charolaise continuano a perdere terreno sia a Mantova (-0,6% su base settimanale) che Modena (-0,8%), con le quotazioni sulla piazza lombarda che scendono sui 3,54 €/kg (peso vivo). Stabili le altre razze su entrambe le piazze, con gli incroci nazionali quotati a Modena che si mantengono per la nona settimana consecutiva sui 3,15 €/kg (peso vivo).
Accelerano al ribasso i vitelli a carne bianca che cedono circa il -1,5% rispetto alla settimana precedente sia a Mantova che Modena, con i listini che non registravano un calo settimanale oltre il -1% da maggio dello scorso anno.
Nonostante i recenti ribassi, il mercato dei bovini da macello continua ad essere caratterizzato da un quadro di deficit dell’offerta che si protrae dal quarto trimestre del 2022. Secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe nazionale zootecnica, le macellazioni a marzo si sono attestate per il secondo mese consecutivo sui 170mila capi (-28% rispetto a marzo 2022), livello più basso dal 2010. A livello complessivo, nel primo trimestre le macellazioni si sono fermate a quota 530mila capi, il -17% rispetto alla media dei tre anni precedenti nello stesso periodo di riferimento.
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