Polverizzatori latte tra il successo e il flop

polverizzatore latte inalpi
Lo stabilimento Inalpi. A destra la nuova torre di sprayatura.
L’investimento di Inalpi ha raggiunto l’obiettivo. Quello delle cooperative si è arenato

Venerdì 10 marzo 2023: l’industria lattiero casearia Inalpi, di Moretta (Cuneo), ha inaugurato la propria seconda torre di sprayatura. Si tratta di un tipo di struttura industriale chiamato anche polverizzatore (del latte).

Quando sarà a regime, questa seconda torre permetterà a Inalpi di lavorare in totale 14 mila quintali di latte al giorno, contro gli odierni 7 mila. Ottenendo in totale, per le due torri, 120 tonnellate al giorno di latte in polvere da destinare alla propria trasformazione casearia e ad altre industrie agroalimentari, in particolare quella dolciaria.

Insomma, un evento di grande impatto sulla filiera lattiero casearia nazionale, in particolare quella piemontese. Un grande esempio di spirito imprenditoriale e di capacità di innovazione.

Tutto bello dunque, sennonché questa festa piemontese finisce per spostare il pensiero su un terreno diverso, meno felice e meno ottimistico. Ossia finisce per far tornare alla memoria un progetto simile, quello dei due polverizzatori del latte ipotizzati nel 2020 da un gruppo di cooperative lombarde.

Un progetto simile, ma che non ha portato a nulla. Addirittura è da un anno che non se ne parla più, né sembra all’ordine del giorno che l’iniziativa venga in qualche modo ripresa. La seconda torre di Inalpi è stata tranquillamente realizzata, e si inaugura il 10 marzo alla presenza del ministro Lollobrigida. Le due torri della cooperazione non si sono ancora viste.

Il progetto della cooperazione lombarda era stato battezzato “Italy2Word”. Prevedeva una prima torre che dalla lavorazione del latte avrebbe ottenuto latte magro in polvere; e una seconda torre che agendo sul latte magro ne avrebbe ricavato proteine, utili per certe industrie alimentari o farmaceutiche. In totale le due torri avrebbero assorbito circa 10 mila quintali di latte al giorno.

La frenata di Italy2Word

Ricostruisce la vicenda Giovanni Guarneri, coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza cooperative agroalimentari: «Le cooperative hanno iniziato a pensare ai nuovi polverizzatori nell’estate del 2020, quando il prezzo del latte era sceso sotto i 30 cent e c’era un grande esubero di latte. A fine 2021, inizio 2022 lo studio di fattibilità era stato completato, con il sostegno di sei cooperative; e questo lo vedo come un successo, comunque come un punto di arrivo. Ma poi sono intervenuti due elementi di freno.

Il primo: l’impennata violenta dei costi energetici, metano ed elettricità, proprio quando noi dovevamo decidere se andare avanti o no.

Secondo elemento di freno: i polverizzatori richiedevano grandi quantità di latte, ma è intervenuta una violenta carenza di latte, con prezzi che nel corso del 2022 si sono via via innalzati a 48, 55, 57, 60 cent. Allora abbiamo deciso di parcheggiare il progetto».

Aggiunge un altro protagonista del progetto Italy2Word, Marco Ottolini, direttore della Aop Latte Italia (viene da lui il dato dei 10 mila quintali al giorno): «Ovviamente sono molto felice che gli Invernizzi facciano l’inaugurazione della seconda torre. Penso che l’Italia in un prossimo futuro si debba impegnare sempre più in questo settore se vuole presentarsi con una gamma sempre più completa di prodotti lattiero caseari made in Italy. Se le condizioni climatiche lo consentiranno, nei prossimi anni la crescita del latte nel nostro paese si riprenderà e pertanto dovremo prevedere anche collocazioni alternative a quelle che già oggi facciamo».

Ottolini non ha tutti i torti a ricominciare a pronunciare la parola “futuro”, dal momento che la costruzione di nuovi polverizzatori ha due principali obiettivi:

  1. rispondere con un nuovo sbocco alla sovrapproduzione di latte, problema cronico in Italia (con l’eccezione degli ultimi dodici mesi ovviamente) e che quindi potrebbe ripresentarsi anche a breve;
  2. produrre latte in polvere e/o proteine, da vendere su mercati nuovi e alternativi.

E dunque: nel caso “a” ci si opporrebbe ai frequenti crolli del prezzo del latte alla stalla. Nel caso “b” il latte degli allevatori risulterebbe valorizzato grazie a nuove destinazioni, si spera redditizie.

Non solo smaltire le eccedenze

Dunque conviene agire in controtendenza? Investire in un polverizzatore anche se ci si trova in un momento in cui l’offerta di latte sta diminuendo? Per chi crede nell’efficacia e nella lungimiranza delle cosiddette iniziative anticicliche la risposta può essere sì.

Traduzione: può essere conveniente prepararsi già oggi al fatto che la produzione di latte tornerà a crescere e forse tornerà ad essere eccedentaria.

Però è anche utile tener conto dell’avvertimento dell’economista Daniele Rama, dell’Università Cattolica. Il quale proprio nel 2021, quando il progetto Italy2Word muoveva i suoi primi passi, rilasciava a IZ queste libere dichiarazioni: «Un impianto di polverizzazione ha una marginalità molto ristretta e per essere redditivo deve funzionare in continuazione, quasi al 100%, e non essere uno strumento per smaltire le eccedenze e basta. Secondo aspetto da considerare: la valorizzazione del latte a polvere è oggi sicuramente più bassa rispetto a quella dei prodotti tipici e dei formaggi italiani. Se un acquirente è disposto a pagare la polvere a un prezzo sopra i prezzi di mercato, il business è redditizio, altrimenti la marginalità è dubbia».

Concludeva il professore: «Di per sé l’idea di differenziare gli sbocchi del latte italiano non è un tabù e si può diversificare l’offerta anche nell’area del Grana Padano; purché si abbia una visione chiara e, nel caso di un impianto di polverizzazione di latte o di siero, vi siano sbocchi di mercato pianificati».

Polverizzatori latte tra il successo e il flop - Ultima modifica: 2023-04-17T11:03:58+02:00 da Giorgio Setti

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome