“Se non c’è utile non c’è nemmeno l’investimento. E di conseguenza l’azienda piano piano muore. Quello che è importante è che ci sia soddisfazione economica, che è diversa dal reddito netto e dal profitto”. Lo ha affermato alla Fiera di Montichiari il professor Daniele Rama dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Cremona), responsabile dell’Osservatorio Latte Smea, alla tavola rotonda organizzata da Coldiretti Brescia e Informatore Zootecnico sul tema dei costi di produzione del latte.
Nel file accessibile cliccando qui sotto si può consultare la relazione del professor Rama:
Daniele Rama, presentazione Montichiari 1° febbraio 2019
Per far quadrare i bilanci di un’azienda zootecnica da latte serve molta passione, ma anche competenza, ha aggiunto il professore. Non vi sono modelli predefiniti validi per tutti, perché le variabili in gioco sono molte. “In ogni caso – raccomanda – su alcuni elementi si può incidere con maggiore efficacia. I costi di alimentazione della mandria, ad esempio, incidono per circa la metà, mentre il costo della manodopera, che pure cresce lievemente di anno in anno, può considerarsi una variabile tutto sommato stabile”.
La tavola rotonda è stata arricchita dagli interventi di cinque allevatori del bresciano. Elena Francinelli di Vobarno, in Valsabbia, ha una mandria di 31 bovine, delle quali 15 in lattazione: “Il mio costo di produzione si aggira sui 35-40 centesimi, mentre i ricavi toccano i 50 centesimi, grazie alla filiera corta, che in montagna è abbastanza diffusa: ho un caseificio aziendale per produrre formaggi freschi, con al massimo un mese di stagionatura e lo spaccio aziendale”.
Enrico Bettoni munge 110 vacche in pianura, a Torbole Casaglia, e vende il latte alla cooperativa Gardalatte per la produzione di Grana Padano e Provolone. “Se tengo conto di ammortamento macchine e strutture – afferma – il mio costo di produzione è di 35 centesimi al litro. Dalla cooperativa ne ricevo 38,5”. Fondamentale puntare sul management. “Con me lavora mio figlio Angelo e insieme abbiamo deciso di migliorare la rimonta – prosegue Bettoni -. Abbassando l’età al parto da 26 a 23 mesi, abbiamo guadagnato 80mila euro in due anni”.
Chi invece ha deciso di non avere rimonta in stalla, ma solo vacche in lattazione, è Giuseppe Ruggeri di Verolavecchia. Con 1.742 bovine in lattazione è l’allevamento privato da latte più grande d’Italia. “Punto molto sulla formazione del personale in loco – interviene Giuseppe Ruggeri – attraverso formatori esterni e interni, questo mi permette di ottimizzare il lavoro e puntare su una manodopera, oltre 20 addetti, di qualità”.
La strada della cooperazione è stata scelta da Giovanni Martinelli, che gestisce a Borgo San Giacomo 150 bovine in lattazione e conferisce alla cooperativa Giardino, e da Michele Saetti di Lonato, che ha 180 vacche in lattazione e 30 in asciutta e consegna la materia prima a Gardalatte. Per entrambi la differenza la fa il biogas. Aziendale per Saetti e cooperativo, con sistema di abbattimento dell’azoto, per Martinelli. Soluzioni che permettono di abbattere i costi in stalla.
Infine il presidente di Coldiretti nazionale, Ettore Prandini, ha sottolineato il ruolo chiave giocato dalla zootecnia nell’agricoltura e nell’economia italiana.
L'allevatore dell'anno
Al termine della tavola rotonda di Montichiari il presidente di Anafij, Fortunato Trezzi, ha consegnato il premio “Allevatore dell’anno” a Paolo Benedusi. Il premio è stato istituito dall’’Informatore Zootecnico (nella foto sotto la premiazione).
Produttore di Quistello, nel Basso Mantovano, Paolo Benedusi lavora insieme al padre Giancarlo e conduce un allevamento di circa 240 bovine, delle quali 100 in lattazione.
Il latte è conferito alla Latteria Agricola di Quistello, di cui Paolo Benedusi è presidente, e viene trasformato in Parmigiano Reggiano. Consigliere del Consorzio Virgilio di Mantova e di Confcooperative Lombardia, il giovane allevatore mantovano siede nel cda del Consorzio del Parmigiano Reggiano, su indicazione di Regione Lombardia. È attivamente impegnato in politica.
“Voglio dedicare questo importante premio - ha dichiarato Benedusi - alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto in un mestiere non facile. Idealmente condivido il riconoscimento con tutti gli allevatori, perché chiunque lavori in questo settore deve sostenere ingenti sforzi e difficoltà quotidiane”.