Siamo ormai verso la fine dell’anno ed è il momento per fare un primo bilancio su quest’annata che arriva dopo un 2022 molto complicato per il comparto lattiero caseario trentino. Lo facciamo con il presidente della Latte Trento, l’allevatore Renato Costa e con il direttore Sergio Paoli.
La Latte Trento è la realtà lattiero casearia più importante del Trentino: nonostante la moria di qualche azienda ha visto aumentare il numero dei soci, che stanno sfiorando ora le 200 unità. Nel 2022 i 194 soci avevano conferito 56 milioni di litri di latte, con un calo sull’anno precedente di poco più del 3%; ebbene, quest’anno, nonostante l’aumentato numero dei soci, la produzione calerà ulteriormente del 2-3%, affermano gli amministratori.
E la produzione del Trentingrana, formaggio bandiera del Trentino, come sta andando?
Anche in questo caso – dicono i due dirigenti – la produzione è in calo: siamo scesi dalle 16 mila forme che erano nella media a 12-13 mila. Ma il calo è generale, non solo per noi, perché a fronte di una quota assegnata al Trentino di 125 mila forme quest’anno la produzione del Trentingrana si attesterà fra le 82 e le 85 mila forme. Questa carenza produttiva porta anche tensione sui mercati dove i prezzi sono decisamente aumentati. L’auspicio è che il Consorzio Trentingrana non carichi troppe spese e che di conseguenza possa liquidare ai soci un prezzo adeguato.
È possibile definire qualche anticipazione sui prezzi che andranno a incassare quest’anno gli allevatori soci, dopo i 0,68 euro del 2022?
Sicuramente i 0,68 euro liquidati nel 2022 sono stati un bel record per il nostro caseificio, che ha superato il prezzo pagato da molti caseifici delle nostre valli. Possiamo anticipare che le trimestrali sono molto buone, per cui speriamo di raggiungere e magari superare quest’anno il record del 2022. Non possiamo dimenticare che produrre latte alimentare è molto impegnativo, ed è molto difficile poi quando si parla di latte alta qualità. Le difficoltà aumentano anche perché i controlli sono molto rigidi.
Per esempio?
Fra l’altro l’alimentazione deve essere fatta per almeno il 60% con prodotti delle nostre valli di montagna, le Uba ad ettaro non possono essere più di 2. Ma viene controllato anche il benessere animale: si devono superare i 70 punti nella gestione della mandria. Il tipo dei mangimi che viene usato deve essere rigidamente Ogm free. Insomma produrre latte alimentare di alta qualità è molto impegnativo.
Dopo la tensione dei prezzi delle materie prime, energia in testa, del 2022 com’è andata quest’anno?
I prezzi dei mangimi sono calati, così pure quelli delle materie prime, e sono rientrati quasi nella norma, certo non ai prezzi pre pandemia. Quest’anno è stato anche un anno di investimenti: acquisto del capannone adiacente al nostro stabilimento, l’ammodernamento dello stabilimento di Trento, ma altri lavori sono da fare sia a Borgo che a Pinzolo. Siamo invece ancora in attesa del bando per l’acquisto della caldaia a cippato del costo di 3,5 milioni.