I mercati internazionali del latte e dei derivati stanno dando segnali di ripresa. È l’indicazione che emerge dall’ultimo Short-term outlook (previsioni a breve termine), il documento elaborato e pubblicato dalla Commissione dell’Unione europea che traccia il punto sulla situazione, in vari settori agricoli, degli ultimi mesi e delinea qualche previsione per il prossimo futuro. Tutti i prezzi dei prodotti lattiero-caseari sono aumentati nelle ultime settimane, sia in Europa che in Oceania, un’area quest’ultima caratterizzata da forti esportazioni e dunque molto importante per il mercato dei derivati del latte a livello mondiale.
In Unione europea, per esempio, sino alla metà di settembre il prezzo del latte scremato in polvere (Smp, secondo la sigla internazionale) ha oscillato su valori ancora bassi ma decisamente superiori (mediamente del 13%) al prezzo di intervento, fissato a 192 euro/100 kg, tanto che a partire da metà mese nessuna quantità è stata offerta all’intervento. Mentre per quanto riguarda il burro, la quotazione ha raggiunto valori notevoli, sino a 374 euro/100 kg, tornando ai livelli pre-crisi del 2012-2013. Mentre il prezzo della polvere intera di latte nell’Unione si è attestato a 258 euro/100 kg, tornando sui livelli del 2014 ma di oltre il 20% al di sotto della campagna 2012-2013.
Per l’Oceania fa fede il prezzo del cheddar, il formaggio maggiormente prodotto in quell’area, che a metà settembre è arrivato a quotare a 308 euro/100 kg. Un prezzo più elevato rispetto allo scorso anno, ma ancora del 15% circa inferiore del livello registrato nel 2012-2013.
Il prezzo Ue equivalente
Questa tendenza al rialzo del prezzo dei derivati del latte scambiati a livello internazionale – sempre secondo l’Outlook pubblicato dall’Unione europea – sta iniziando, lentamente e gradualmente, a trasmettersi anche al latte crudo alla stalla. Il prezzo del “latte Ue equivalente” (ovvero il prezzo calcolato secondo gli indici di trasformazione dei diversi prodotti derivati) ha iniziato a maggio scorso una fase di crescita, raggiungendo a settembre i 30 euro/kg.
Per dare un contesto a questi dati si deve ricordare che, nei mesi precedenti, la situazione di crisi era stata molto grave: il prezzo del latte equivalente ha raggiunto il suo livello più basso nel mese di aprile, a 22,8 euro/100 kg; mentre il prezzo medio del latte crudo (quello effettivamente scambiato, sempre a livello Ue) ha avuto il suo picco minimo a luglio, quotando 25,6 euro/100 kg. Un livello medio con differenze sostanziali però da paese a paese: ad esempio, 16.9 euro/100 kg in Lituania, 23,4 in Germania, 28,4 in Francia e 30,6 in Italia.
Cautela per il futuro
Detto questo, evidenziato dunque qualche segnale positivo, il documento della Commissione europea si spinge a considerare i fattori che nel prossimo futuro potranno influenzare il mercato; riportando subito l’analisi a un registro di cautela e sottolineando che l’ampiezza e la durata della ripresa nell’Ue dei prezzi del latte crudo e dei prodotti lattiero-caseari rimangono incerti.
L’Outlook osserva che nei prossimi mesi vi sono diversi fattori che potrebbero spingere positivamente sul mercato di latte e dei suoi derivati. A cominciare dalle dinamiche della produzione, che nell’Ue vengono previste in rallentamento, anche per effetto dell’ottimo avvio del programma comunitario di aiuti alla riduzione delle consegne attivato a settembre.
Invece a livello internazionale si prevede una forte diminuzione della produzione di latte in Uruguay, Argentina e Australia a causa di condizioni meteo sfavorevoli.
Dal lato della domanda, per i prossimi mesi il documento della Commissione vede qualche segnale positivo sul versante dei consumi interni all’Unione europea, con un incremento degli acquisti di formaggi e di burro, che andrebbe più che a compensare il calo di vendite di latte alimentare.
Mentre dal lato del commercio con l’estero, l’Outlook prevede un buon andamento della domanda di formaggi e burro a livello mondiale, di cui – viene sottolineato nel documento – dovrebbe beneficiare particolarmente l’Ue. Più nello specifico vi sarà un aumento degli acquisti dalla Cina, dagli Stati Uniti, dalle Filippine, dal Messico e dalla Russia: in quest’ultimo caso, per via dell’embargo da mesi in atto, il beneficio sarà indiretto.
Picchi d’offerta all’orizzonte
Per contro, guardando ai prossimi mesi, non mancano le preoccupazioni e le ombre sui mercati internazionali di latte e prodotti derivati. A cominciare dal peso che sull’offerta complessiva potranno avere le grandi quantità di latte scremato in polvere attualmente stoccate nell’Unione europea.
C’è poi da considerare i contraccolpi di un incremento futuro di produzione nell’Ue, con un picco previsto per maggio 2017, a seguito dei prezzi del latte crudo atteso, come detto, in ascesa nei prossimi mesi. Così come si annunciano in ripresa le future consegne di latte negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda.
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