Latte, su i costi giù i prezzi

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Ma le aziende che possono essere inserite in filiere strutturate possono contare su una marginalità maggiore. Fra tali filiere quelle cooperative o quelle delle indicazioni geografiche

La volatilità del livello di redditività degli allevatori lattiero-caseari, causata da uno scenario economico discontinuo in cui alle oscillazioni dei prezzi del latte si aggiungono le variazioni dei costi delle materie prime alimentari ed energetiche, rende sempre più difficile per le aziende riuscire a programmare in un’ottica di medio-lungo periodo.

Le continue fluttuazioni infatti rendono sempre più incerti e instabili i livelli di redditività dell’attività allevatoriale, già intrinsecamente caratterizzata da una eterogeneità dei ricavi influenzata da fattori tecnici, strutturali e geografici e da un’ampia variabilità dei costi.

Il trend 2021-2023

Giovanni Guarnieri è coordinatore del Settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari.

Alla fine del 2021 ha avuto avvio un’impennata dei costi diretti variabili, riconducibili al costo della razione alimentare, con un prezzo del latte ancora fisso a livelli modesti; fattori che hanno portato, come è noto, all’istituzione di un tavolo ministeriale sulla filiera lattiero-casearia.

Nel 2022 è proseguito il periodo di instabilità caratterizzato da marginalità negative, soprattutto nei primi 4 mesi dell’anno; nel secondo semestre, invece, abbiamo assistito ad una stabilizzazione al rialzo dei costi diretti variabili, che sono stati sorretti anche dall’aumento dei costi indiretti variabili riconducibili ai costi colturali per l’autoproduzione di alimentazione animale ed energetici.

A supporto, tuttavia, si è assistito ad un’ascesa significativa del prezzo del latte alla stalla, che si è riposizionato a livelli record. Questo ha portato a marginalità positive, generalmente nell’ordine del +10%, in alcuni casi anche maggiori.

La situazione, tuttavia, è cambiata nei primi 4 mesi del 2023. Si è registrato un primo calo (nell’ordine del -3/5%) dei costi delle razioni e una diminuzione in percentuali anche maggiori (-10/15%) dei costi dell’energia. A fronte di questi decrementi, si registra però un aumento (+10/15%) dei costi indiretti, riconducibili agli oneri finanziari e ai servizi, a loro volta influenzati dagli alti e continui tassi inflattivi iniziati nel 2022.

Assistiamo dunque ad un’inversione di tendenza delle differenti variabili di costi che fotografa, ad ogni modo, una situazione contraddistinta da un generale aumento dei costi di produzione alla stalla.

Ricavi in contrazione

Parallelamente, la significativa riduzione del prezzo del latte provoca una riduzione delle marginalità - che restano al momento ancora positive - e una preoccupazione generale degli allevatori per un’ulteriore contrazione dei ricavi, che solo in alcuni casi riescono ad essere sostenuti da fonti di reddito complementari.

Se da una parte infatti la carne bovina sta svolgendo un ruolo positivo nei ricavi delle stalle, dall’altra, è sempre più cruciale auspicare che il settore allevatoriale continui ad investire in nuove strategiche fonti di reddito complementari come le energie rinnovabili, tra le quali il fotovoltaico, impianti di biogas e di cogenerazione.

A queste considerazioni va aggiunta anche una riflessione sulle condizioni climatiche come la siccità che sta colpendo il territorio nazionale, e soprattutto la Pianura Padana, principale area produttrice, incidendo sulla produzione e qualità dei foraggi e, di conseguenza, sui costi degli alimenti autoprodotti.

Bene se cooperative e Ig

Nonostante i fattori produttivi aziendali da soli non appaiano sufficienti a determinare un risultato economico positivo, aziende strutturate con una dotazione di terreno equilibrata rispetto al carico bovino potrebbero riuscire a contenere gli aumenti di costo.

Nell’attuale scenario, contraddistinto da un’eterogenea redditività del comparto allevatoriale, è evidente che le aziende aventi la possibilità di essere inserite in filiere strutturate sono quelle che riscontrano marginalità maggiori. Tra queste, quelle che destinano la materia prima all’interno di una filiera cooperativa e/o per la produzione di indicazioni geografiche hanno potuto beneficiare a pieno dell’aumento dei valori dei derivati del latte, dovuto principalmente ad una maggiore remunerazione della materia prima.

Preoccupa invece la situazione di quelle aziende che operano in aree dove la produzione di latte è generalmente più difficile, come le aree montane. Tali zone geografiche hanno riscontrato costi di produzione alle stelle, proliferati dai costi logistici derivanti dalla minore accessibilità delle aziende ai centri di produzione.

Tali costi non sono stati fronteggiati dalla crescita dei ricavi, cresciuti invece agli stessi livelli delle zone di pianura. Di conseguenza, le marginalità sempre più esigue hanno comportato una riduzione della produzione di latte, il più chiaro indicatore della difficoltà dell’attività allevatoriale.

Latte, su i costi giù i prezzi - Ultima modifica: 2023-05-29T14:57:56+02:00 da K4

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