«È necessario sviluppare progetti di valorizzazione delle produzioni lattiero casearie locali, mantenendo sempre attivo il dialogo con la parte industriale per promuovere la filiera produttiva del latte piemontese e italiano e rimanere così al passo con i nostri competitors a livello mondiale». Queste le parole di Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo, in occasione del convegno on line organizzato dall’associazione agricola, in collaborazione con la Camera di Commercio di Cuneo, dal titolo “Latte: processi di internazionalizzazione e mercato lattiero caseario pre e post Covid”.
«Alla luce degli importanti effetti generati da una crisi sanitaria non ancora risolta del tutto e considerati gli aumenti dei prezzi delle materie prime, con l’aiuto di esperti e di analisti del settore intendiamo interrogarci su come evolveranno gli scenari del comparto nei prossimi mesi - spiega Allasia -. Il settore lattiero caseario è uno dei più rappresentativi dell’economia agricola della provincia di Cuneo e di tutto il Piemonte, per cui riteniamo fondamentale analizzare il trend attuale per immaginare le prospettive future e sapere cosa può attendere le tante aziende del settore».
Il comparto, come sottolineato dal direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto Abellonio, si trova in momento storico «senza precedenti. La pandemia - ha specificato - ha contribuito a far lievitare di molto i costi delle materie prime, ai quali non corrispondono adeguate remunerazioni in termini di prezzo del latte».
Piemonte, cresce la produzione di latte
Nel corso dell'incontro Mirco De Vincenzi e Alberto Lancellotti, di Clal, hanno approfondito la tematica relativa al rafforzamento dell’offerta di latte a livello mondiale, evidenziando che, soprattutto nell’ultimo anno, il solo Piemonte ha visto crescere le sue produzioni dello 0,9%, con un +0,7% registrato dalla provincia di Cuneo.
Lo studio mostra che c’è stato un recupero anche nelle esportazioni dei formaggi italiani, soprattutto del Parmigiano Reggiano Dop e del Grana Padano Dop, che negli ultimi cinque anni hanno incrementato in modo considerevole le loro produzioni, mentre le importazioni hanno subito un positivo rallentamento.
Secondo Angelo Rossi, fondatore di Clal.it e di Teseo, ha affermato che, poiché in Italia ci sono momenti di maggior offerta di latte e altri in cui manca, «sarebbe necessario trovare un equilibrio nelle produzioni e, ancor di più, stilare un accordo, anche societario, con gli altri Stati».
Poche Dop e mancanza di manodopera specializzata
Guido Oitana, presidente della sezione regionale Latte di Confagricoltura, parlando della situazione territoriale del Piemonte, ha rimarcato come «il limitato numero Dop regionali e la mancanza di manodopera specializzata nelle aziende costituiscano un limite per i prezzi delle produzioni locali».
L'importanza dei progetti di filiera
Il presidente di Lait Service Società Agricola Cooperativa, Tommaso Visca, ha ricordato come l’Italia «sia passata da un’autosufficienza limitata ad un 90% attuale di autosufficienza produttiva nel settore del latte», sottolineando l’importanza di mettere a punto «dei progetti di filiera con la parte industriale volti alla valorizzazione e promozione delle produzioni locali».
«Nello specifico, il Piemonte - ha affermato - è caratterizzato da allevamenti ben gestiti dal punto di vista sanitario, con buone condizioni produttive e qualità elevata delle produzioni; per queste ragioni, con dei buoni progetti di promozione del territorio, il settore può uscire da questa situazione non ottimale a livello di prezzo».
Latte, i numeri della filiera piemontese
A fine 2020 in Piemonte risultano attive 1.675 aziende da latte per un totale di 120.270 capi. La parte del leone la fa la provincia di Cuneo, con 751 imprese (pari al 44,8% del totale regionale) e 57.532 capi (pari al 47,8% del totale regionale). Nella “provincia della Granda” si concentra oltre il 55% della produzione di latte regionale, segue la provincia di Torino con 594 aziende e 44.485 capi. Il settore lattiero caseario rappresenta oltre il 10% del valore della produzione agricola regionale, ma genera un indotto economico decisamente superiore.