Latte, la ripresa dei prezzi dipenderà da Cina e covid

prezzi latte
Da dati Clal, Borse merci Ismea-Nielsen

Durante i primi giorni dell’anno si cerca di solito di tracciare una scia previsionale sul futuro, inteso almeno come l’anno in corso. Esercizio quanto mai difficile in una fase di pandemia, seppure con la fioca luce di una vaccinazione partita a livello mondiale, ma che si muove a rilento.
Cosa aspettarsi, dunque, per il settore lattiero caseario nel 2021? I segnali, in questo abbrivio di gennaio, sono ambivalenti, se non addirittura contrastanti. I prezzi del latte “spot”, quotato lo scorso 4 gennaio alla Borsa merci di Milano, sono in rosso: -2,92% rispetto alla settimana precedente, col valore che scivola a 33,25 euro al quintale (il 17,39% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020).
Leggermente meno violenta la diminuzione dei prezzi della materia prima proveniente dalla Germania e dalla Francia, che si assestano rispettivamente a 34 €/100 kg e a 32,50 euro per 100 chilogrammi. Secondo le elaborazioni puntuali di Clal.it, rispetto all’inizio del 2020 il calo delle mercuriali è compreso fra il 6,21% e il 7,8 per cento.
Prendendo gli ultimi dati di Clal disponibili per un confronto europeo omogeneo, il prezzo del latte crudo alla stalla nel 2020 ha registrato una curva ribassista in Lombardia fino allo scorso maggio, per poi stabilizzarsi fra giugno e ottobre e crescere dell’1,37% nel mese di novembre.
In Germania, invece, l’andamento è stato più altalenante, pur collocandosi su valori di mercato decisamente inferiori a quelli lombardi. Il diagramma di Clal evidenzia, infatti, una crescita progressiva dei listini fra luglio e novembre. Un rimbalzo che ha portato il latte a quota 32,80 €/100 kg, riferimento però giudicato ancora inaccettabile dagli allevatori tedeschi.
Meno mortificante la media europea, arrivata a toccare lo scorso ottobre il picco di 34,71 euro al quintale, dopo una corsa dei listini innescata a partire da luglio.

Nel futuro

Cosa aspettarsi per il futuro? Non azzardiamo alcuna previsione, ma ci limitiamo a osservare qualche tendenza, mettendo in guardia comunque dall’elemento volatilità.
Un dato oggettivo è quello della produzione mondiale di latte e derivati, che è in aumento. Nei primi 11 mesi del 2020 la crescita produttiva dei principali paesi esportatori di formaggio, polveri e burro (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Ucraina, Ue-28, Usa, Uruguay) è stata dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Contemporaneamente, le consegne di latte sono cresciute del 2,3% su base tendenziale anche in alcuni paesi importatori come Brasile, Giappone, Messico, Russia, Turchia. Potrebbe questo trend influire e provocare un rallentamento della domanda nei prossimi mesi?
Non lo sappiamo. Quello che possiamo ipotizzare è che, ancora una volta, a inclinare il piano dei prezzi verso la ripresa saranno i flussi di importazione della Cina, principale Paese importatore di prodotti lattiero caseari. Ad oggi, nella bufera del Covid, appare come l’economia più solida o, comunque, meno sofferente.

L’Unione europea

Soffermandosi sulle consegne di latte dell’Unione europea, la crescita fra gennaio e ottobre dello scorso anno ha toccato l’1,7%, facendo così raggiungere la produzione comunitaria a 135,5 milioni di tonnellate. Qualora i commerci intercontinentali dovessero frenare, un appesantimento comunitario dei magazzini potrebbe pesare sui conti del settore. Fortunatamente, non dovrebbe essere così.
C’è anche un’altra incognita, legata al perdurare delle restrizioni all’Horeca, che all’estero potrebbero ripercuotersi sulle esportazioni di formaggi e prodotti italiani, guidati prevalentemente dal food service.
Per ora, guardando il prezzo del latte, la conferma di una tendenza ribassista a livello europeo arriva anche dai Paesi Bassi, dove la maxi cooperativa FrieslandCampina ha fissato il prezzo di garanzia del latte per il mese di gennaio in diminuzione di 0,94 euro rispetto a dicembre (35,19 euro), sulla scorta di un atteso calo - per quanto modesto - come risposta agli sviluppi del mercato.
Rispetto allo stesso periodo del 2020, quando il Covid era ben confinato entro l’area di Wuhan, la cifra stabilita da FrieslandCampina è inferiore: 34,25 euro per 100 chili del 2021 contro i 35,75 di inizio 2020.

Segnali positivi dall’Australia

Eppure, se osserviamo i risultati della prima asta del 2021 di prodotti lattiero caseari in Oceania, emergono segnali confortanti. Nella seduta del 5 gennaio scorso del Global Dairy Trade, infatti, il comparto mediamente avanza nell’ordine del 3,9%, con punte interessanti per le quotazioni di burro 82% (+7,2% rispetto alla quotazione precedente di metà dicembre), Bmp (+6,9%), Amf (+5,5%), Cheddar (+5%), lattosio (+7,4 per cento).
Rimbalzo positivo anche per le polveri. La SMP registra un incremento dei prezzi del 4,1%, la Wmp del 3,1 per cento. Difficile essere pessimisti di fronte ad una ripresa complessiva che potrebbe avere riflessi positivi sulle quotazioni appunto a livello mondiale, favorita in parte dalla riapertura dell’Horeca in Estremo Oriente e Sud-Est Asiatico, così come dagli scambi internazionali.

In Italia

Nel nostro paese, infine, bene l’andamento dei due importanti formaggi Dop a pasta dura. Il prezzo del Grana Padano “stagionato 10 mesi” è stato quotato 7,65 €/kg in Borsa merci a Mantova nella seduta di giovedì 7 gennaio (+0,66% rispetto alla quotazione precedente e +7,75% rispetto un anno fa). Stabili tutte le altre voci di stagionatura.
Quanto al Parmigiano Reggiano, sono aumentate di circa l’1% le valutazioni delle lunghe stagionature: quella di “24 mesi” è arrivata a 12,45 €/kg e quella di “30 mesi” ha raggiunto la cifra di 13 euro al chilogrammo.


E a livello internazionale si investe nella diversificazione

Accanto al termine Covid, nella top ten delle parole più utilizzate nel 2020 potrebbe comparire anche la parola “sostenibilità”, tenuto conto dell’assiduità con la quale viene utilizzata. Ma fra gli altri pilastri sui quali costruire il futuro emergono altri due fattori: la diversificazione produttiva e l’attenzione a valorizzare il latte in tutti i suoi insostituibili aspetti nutrizionali.
Nei Paesi Bassi Bettinehoeve costruirà una nuova torre di essicazione di latte di capra entro il 2022, con una capacità produttiva di 20mila tonnellate all’anno e con l’obiettivo di fornire alle aziende prodotti per la nutrizione dei bambini.
Il latte per l’infanzia è uno dei segmenti di investimento più vivaci. Danone prevede di investire 30 milioni di dollari neozelandesi per rafforzare gli impianti destinati alla produzione di latte per l’infanzia nel paese australe.

Altri 25 milioni di euro saranno messi sul piatto da Blédina, filiale francese del gruppo Danone, sempre nell’ambito del settore dell’infanzia, in questo caso con l’obiettivo di accompagnare la transizione degli allevatori verso l’agricoltura biologica.
Di latte per l’infanzia si occuperà anche Nestlé, che ha previsto di investire 45,6 milioni di euro in Russia per costruire un nuovo stabilimento nella regione della Vologda.
Milei, filiale tedesca del gruppo agroalimentare giapponese Morin Aga, andrà ad aumentare la propria produzione di lattoferrina proprio in Germania, rafforzando un settore particolarmente redditizio e la stessa Friesland Campina potenzierà i propri stabilimenti in Olanda.
La Svizzera Emmi ha stanziato 50 milioni di franchi svizzeri, finalizzati a rafforzare la capacità di produzione e l’efficienza delle linee del sito produttivo di Emmen.
Particolare attenzione alla sostenibilità anche in Argentina, dove La Serenisima, marchio e della Mastellone Hermanos, ha impegnato 20 milioni di dollari per una nuova linea di imballaggio con bottiglie trasparenti in Pet riciclato per il proprio latte.

In un’area ad alto tasso di crescita e di consumi dei prodotti lattiero caseari come il Sud-Est Asiatico si inseriscono le azioni della cooperativa olandese Friesland Campina (250 milioni di euro per una nuova fabbrica destinata alla produzione di latte concentrato e latte pastorizzato in Indonesia, con una capacità annua di 500mila tonnellate).
Il settore lattiero caseario sta attraversando una fase di sviluppo tumultuoso anche in Cina, fra impianti di gelati (Unilever potenzierà il segmento con 100 milioni di euro), latte per l’infanzia (100 milioni di euro investiti da Danone), latte alimentare, yogurt e settore dolciario (investimenti a Guangzhou Per oltre 150 milioni di euro da parte di Meiji), ma anche allevamenti zootecnici, per incrementare l’autosufficienza. Il gruppo Yili ha, infatti, investito 12 miliardi di Yuan per la costruzione di 12 stalle nella provincia di Shandong, ciascuna con mandrie fra 6mila e 12mila vacche da latte.

Latte, la ripresa dei prezzi dipenderà da Cina e covid - Ultima modifica: 2021-01-18T11:29:13+01:00 da Lucia Berti

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