Lo scorso ottobre la Commissione europea aveva approvato uno schema di riduzione volontaria della produzione come misura per cercare di frenare la crisi di mercato che aveva colpito il settore lattiero caseario dopo la fine del sistema delle quote latte.
In questi giorni sono stati resi noti i numeri finali della misura, che dimostrano comunque il successo di questa iniziativa (vedi tabella). Sono stati 48.200 i produttori che hanno presentato domanda dell’aiuto Ue, per un totale di circa 861.000 tonnellate di latte da ottobre 2016 a gennaio 2017.
Il successo del regime è anche testimoniato dal fatto che proprio nei paesi più eccedentari si sono registrate le adesioni più alte, con Germania, Francia, Regno Unito e Irlanda ai primi quattro posti per quantità di latte “ritirato”.
L’Italia è il tredicesimo paese per numero di richiedenti e l’undicesimo per quantità ridotte.
Come questo influenzerà il mercato a breve termine? Fonti dell’industria europea prevedono un incremento nelle consegne dello 0,6% per il 2017 rispetto all’anno scorso; la riduzione ha portato i mercati ad approssimare l’equilibrio, ma i continui aumenti della produzione statunitense e la ripresa del mercato neozelandese mantengono l’incertezza della situazione sul mercato globale, su cui incide l’incertezza sulla ripresa dei consumi in Cina.
Per quanto riguarda i prezzi, si segnala una leggera diminuzione (-0,3%) del prezzo medio a febbraio 2017, dopo che l’aumento era stato graduale da agosto 2016. A oggi si attesta a 33,3 cent/kg. Una diminuzione che dovrebbe comunque essere annullata dalle previsioni di un aumento dello 0,3% di marzo. Rispetto al febbraio 2016 si tratta comunque di prezzi più alti del 13%, ma comunque ancora inferiori del 2,1% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
L’articolo è pubblicato su Informatore Zootecnico n. 8/2017
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