Grana Padano: consumi e prezzi danno il ritmo alla produzione

L’assemblea generale del Consorzio del Grana Padano ha presentato vendite in crescita del 2,89% nel 2021 e un trend positivo di inizio 2022

DA sinistra Stefano Berni direttore generale e Renato Zaghini presidente del Consorzio del Grana Padano
L’export di Grana Padano è cresciuto del 7%

Neanche una nuvola all’orizzonte per il Grana Padano che, nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina oggi si ritrova con tutti i fondamentali a posto: consumi in crescita, prezzi in decisa ripresa e produzione in linea con il Piano produttivo. L’andamento positivo del 2021 è proseguito anche nei primi mesi del 2022. A confermarlo la relazione del Consiglio d’Amministrazione, approvata con il 98% di consensi, all’Assemblea Generale che si è svolta il 24 maggio al Centro Fiere di Montichiari (Bs).

«Con il piano produttivo varato a novembre ci siamo prefissati di legare la produzione all’aumento dei consumi, che devono anticipare e giustificare il suo andamento per evitare ripercussioni negative sui prezzi – ha spiegato Renato Zaghini, presidente del Consorzio –. Lo abbiamo deciso vedendo l’andamento dei consumi globali nel 2021 e i numeri di fine anno ci hanno dato ragione, perché si è registrato un +2,89% in Italia e all’estero, segno di stabilità e, per certi versi, inatteso dopo la loro vistosa crescita nel 2020. Anche i primi quattro mesi del 2022 confermano la tendenza, che così ha portato il mercato del Grana Padano ad un andamento assai positivo. Dobbiamo tuttavia mantenere la guardia alta, per il caro energia, con il quale le aziende consorziate devono ogni giorno fare i conti».

Il presidente Zaghini ed il direttore generale Stefano Berni hanno presentato i risultati ottenuti nel 2021 dal Piano Produttivo e alcuni progetti del Consorzio, approvati dall’assemblea, con alcuni provvedimenti per il 2022.

Produzione in leggero calo nel 2021

Il 2021 ha chiuso con una produzione complessiva di 5.234.443 forme pari a 2.032.896 quintali, (-0,40% rispetto al 2020), il 44% di formaggio marchiato esportato ed un conseguente 56% consumato in Italia.

La produzione nel 2021 si è divisa per il 37,28% a favore delle Industrie e per il 62,72% a favore delle Cooperative. Guardando, poi, nello specifico alle aree geografiche si evidenzia che la provincia di Mantova, con 28 caseifici, ha prodotto il 30,40% del totale annuo. Seguono: Brescia con 29 caseifici e una produzione del 22,06%, Cremona con 9 caseifici e il 17,46% e Piacenza con 20 caseifici e l’11,47%. Il Veneto, con 25 Caseifici (tenendo conto anche del latte veneto lavorato fuori Regione), ha prodotto il 15,49%.

L’export in crescita del 7% nel 2021

Dati decisamente positivi sono poi arrivati dall’export, cresciuto del 7,07%, grazie alla congiuntura internazionale e alle nuove strategie ispirate e accompagnate da Kpmg, il partner strategico che il Consorzio ha coinvolto circa un anno e mezzo fa. «Questa collaborazione ci ha portato a rivisitare gli investimenti promo pubblicitari e a rivedere la struttura marketing interna – ha sottolineato Berni – scelte che stanno favorendo l’incoraggiante momento per l’intera nostra filiera e che vedono per il 2022 investimenti per 36 milioni di euro».

Con 2.240.335 forme (da 37,5 kg), l’export 2021 fa segnare una crescita del +7,07%. L’Europa, con 1.862.833 forme, assorbe oltre l’83% delle esportazioni di Grana Padano, con un incremento del 5,93% rispetto al 2020.

La Germania, con una crescita del 2,83%, consolida sempre più la posizione di primo destinatario per le esportazioni di Grana Padano, per un totale di 581.246 forme. Al secondo posto assoluto si conferma la Francia con 256.645 forme, incrementando del 8,3%, come al terzo i Paesi del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo), con un incremento complessivo del 14,92% e un totale di 188.907 forme, davanti agli Stati Uniti, tornati a crescere del 14,54% raggiungendo un totale di 172.486 forme. La Svizzera sale al quinto posto, con 137.604 forme e un aumento del 4,44%, scavalcando il Regno Unito, che per effetto della Brexit perde l’11,17%, unico in calo tra i principali importatori, e scende a 127.567 forme. Completano la top ten Spagna, Austria, Canada e la sorprendente Svezia, che ha il primato del tasso di crescita con il 20,04%.

I rappresentanti della politica e delle istituzioni

A condividere le preoccupazioni e gli obiettivi contenuti nella relazione i rappresentanti di associazioni e istituzioni. «Grazie ad una grande sintonia di tutti gli imprenditori, il settore non ha ridotto l’offerta di latte, a differenza di altri paesi»,  come ha ribadito Giovanni Guarneri, presidente del settore lattiero caseario di Confcooperative FedagriPesca Lombardia, sottolineando la carenza di latte a livello europeo, mentre Matteo Lasagna, vice presidente nazionale di Confagricoltura, non ha nascosto le preoccupazioni per l’ipotizzata norma europea sulle Indicazioni Geografiche, alimentata a suo dire da spinte ideologiche.

Cristiano Fini, da pochi giorni nuovo presidente nazionale della Cia e al suo primo impegno ufficiale in tale veste, ha elogiato la capacità di programmazione del Consorzio, fondamentale in un’ottica di crescita. Ci vuole però tanta prudenza per i rincari di materie prime e costi energetici – ha detto Fini -, frutto di una speculazione che impatta molto sui redditi e il future delle aziende».

Paolo Carra, presidente di Coldiretti Lombardia, ha sottolineato l’importanza degli investimenti pubblicitari, in particolare perché valorizzano la comunicazione con i consumatori sul tema della tutela del territorio.

Anche l’assessore regionale lombardo all'Agricoltura, Fabio Rolfi, ha sottolineato come il Grana Padano si sia confermato portabandiera della Lombardia e dell'Italia nel mondo. «Non solo per i numeri economici, ma per i valori che sa trasmettere, per la valorizzazione del lavoro degli agricoltori e di tutta la filiera, per la sostenibilità ambientale dei cicli produttivi e per la riconosciuta sicurezza alimentare che sa garantire - ha detto Rolfi -. Dobbiamo fare sistema per difendere un modello produttivo che è sotto attacco da una certa visione ideologica europea che vorrebbe equiparare le emissioni degli allevamenti a quelle industriali e che vorrebbe relegare le indicazioni geografiche a questione burocratica e non agricola. Una proposta di riforma che preoccupa e che deve essere rivista. Serve poi una accelerazione sul Pnrr. Ci sono le risorse ma dal ministero non sono ancora stati pubblicati i bandi. Il mondo agricolo ha bisogno di investimenti in innovazione».

I consorziati hanno poi discusso del disciplinare di produzione, confrontandosi in particolare sulle iniziative legate alla sostenibilità ambientale, alla salubrità di prodotto e di processo e al benessere animale.

 

 

Grana Padano: consumi e prezzi danno il ritmo alla produzione - Ultima modifica: 2022-05-24T22:26:22+02:00 da Francesca Baccino

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome