Gli allevamenti da latte in Italia sono diminuiti del 25% fermandosi a poco più di 11.800, in base ai dati della Banca dati nazionale tra il 2014 e il 2024. Nello stesso periodo sono invece aumentate del 2,7% le vacche (39mila in più) e sono cresciute del 19% le consegne di latte.
Italia, allevamenti da latte e misti dal 2014 al 2024

Fonte: Clal su dati della banca dati nazionale
Sono i primi dati diffusi nell’incontro sul settore lattiero-caseario organizzato al MaMu di Mantova da Clal, società di consulenza sul settore, in partnership con Ismea e in collaborazione con Regione Lombardia il 16 ottobre scorso.
Sempre nel decennio 2014-2024 l’Italia, secondo i dati presentati da Clal all'incontro, che è stato introdotto da Angelo Rossi, (fondatore della società di consulenza), si è collocata al primo posto per evoluzione del numero di vacche rispetto ai principali competitor come Germania e Francia.
Anche per quanto riguarda le consegne, in base ai dati di Clal, il nostro Paese resta in cima alla classifica con un progresso del 18,9%, pari a 2,1 milioni di tonnellate, rispetto a Francia, Germania e Olanda. Solo come resa l’Italia (+16%) si posiziona sotto la Germania (+23%) e al di sopra della Francia (13%).
Ue-27, evoluzione delle consegne di latte a confronto

Fonte: Clal
Lombardia, regione leader per aumento delle vacche e della resa
La Lombardia, con il 46% del latte italiano, è la prima tra le regioni italiane per l’aumento delle vacche da latte e della resa per capo (110 quintali annui, pari a un progresso del 15% secondo i dati di Aia del 2023). In Lombardia, inoltre, la concentrazione di vacche da latte sulla Superficie agricola utilizzata (Sau) è quasi 4 volte quella di Veneto e Piemonte. Eccetto la conta di cellule somatiche, in aumento nel 2024, negli ultimi 3 anni (2022-2024) la qualità del latte è complessivamente migliorata, con buone prospettive anche per l’anno in corso.
«La nostra regione è leader grazie – ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Alessandro Beduschi – a un sistema che unisce cooperazione, industria e innovazione. Il latte lombardo non è solo quantità, ma qualità e valore aggiunto. Più della metà della produzione diventa formaggio Dop e le nostre latterie cooperative sono il cuore pulsante del settore».
Costi di produzione stabili o in calo nell’ultimo anno
Come ha sottolineato Alberto Lancellotti del Clal, che ha analizzato la situazione climatica e gli input produttivi (energia elettrica, gas naturale, fertilizzanti, petrolio, gasolio agricolo e alimenti zootecnici) da settembre 2024 a ottobre 2025 i costi sono risultati tendenzialmente stabili o in leggero calo, e, in generale, per gli input produttivi ad oggi non si presagiscono stravolgimenti per il prossimo futuro.
Produzione di latte in aumento a livello mondiale

Fonte: Clal (febbraio per l'anno bisestile è ricalcolato su 28 giorni)
Nel mondo, secondo le stime di Mirco De Vincenzi del Clal, la produzione di latte è destinata a crescere del 3% ad agosto 2025, in particolare per le spinte di Stati Uniti e Ue-27. I prezzi di burro e formaggio dovrebbero calare in Europa e anche la quotazione della polvere di latte scremata (Skim milk powder) è attesa in frenata. Il calo dei listini dovrebbe gravare sul prezzo del latte alla stalla in Ue-27 che a sua volta impatterà sul valore della materia prima anche in Italia.
Produzione mondiale di latte nei principali player esportatori
Il nostro Paese, secondo le stime del Clal, ha registrato un aumento delle consegne dello 0,8% da gennaio a luglio 2025. L’export dei formaggi italiani è cresciuto, ma con destinazioni limitate, mentre i consumi interni di formaggi risultano ormai maturi. Il Grana Padano ha raggiunto valorizzazioni record del latte, ma l’aumento produttivo della Dop del 6,9% nel periodo gennaio-settembre 2025 ha superato la crescita dei consumi, incidendo sul prezzo. La valorizzazione del latte destinato a Grana Padano inizia, dunque, a scendere e sostiene meno il prezzo del latte alla stalla in Lombardia.
In Lombardia più aziende giovani rispetto alla media nazionale
Fabio del Bravo di Ismea ha sottolineato come in Lombardia sia maggiore (12,1%) l’incidenza delle aziende agricole giovani rispetto alla media nazionale, dato ancora superiore se si restringe al campo delle aziende da latte. Da un monitoraggio relativo all’agosto 2025 la Lombardia ha impiegato tutte le risorse della programmazione sullo sviluppo rurale 2023-2027 e sulla base delle graduatorie pubblicate si sono registrati 244 nuovi insediamenti.
Circa 105mila imprese agricole in Italia sono gestite da giovani under 40, che rappresentano oltre il 9% del settore. Nell'ultimo decennio si è registrato un calo del 44% della popolazione giovanile nelle aree rurali che ha contribuito allo spopolamento rurale.
I giovani agricoltori gestiscono aree agricole più grandi con una media di 18,3 ettari, quasi il doppio dei 9,9 ettari degli agricoltori più anziani. il 33,6% delle aziende agricole a conduzione giovane utilizza tecnologie digitali, oltre il doppio del tasso del 14% degli agricoltori anziani.
Ismea, aziende giovani più innovative e tecnologiche
Le imprese agricole giovani sono più innovative e con maggiore propensione a investire in tecnologie e sostenibilità. Secondo un’indagine di Ismea relativa al terzo trimestre del 2024 le aziende da latte mostrano una propensione all’investimento superiore alla media delle aziende agricole nazionali (1 su 4 realizzerà un investimento entro un anno). Si punta soprattutto sul rinnovamento delle stalle, macchine e attrezzature e produzione di energie rinnovabili. Dall’indagine emerge anche che si ricorre a mix di fonti finanziarie, ossia fondi propri, prestiti bancari e finanziamenti pubblici.
L’importanza del ricambio generazionale è emersa anche dalla presentazione degli strumenti finanziari offerti dal direttore di Ismea, Sergio Marchi. Il prossimo bando per gli interventi finanziati da Ismea per lo sviluppo e l’ampiamento aziendale è atteso per l’ultimo trimestre del 2025. Si tratta di una linea di credito finanzia l’acquisto e miglioramento beni immobili (fabbricati rurali), la realizzazione opere di miglioramento fondiario e l’acquisto macchinari e attrezzature nuove.








