Stefano Albasini (nella foto), 49 anni, presidente del caseificio del Cercen, situato in Val di Sole, è il nuovo presidente del consorzio Trentingrana - Concast, consorzio che raggruppa tutti i caseifici sociali del Trentino. L’Informatore Zootecnico gli ha chiesto come intenda portare avanti il suo mandato.
Presidente Albasini, innanzitutto quali sono i numeri più importanti del consorzio che lei presiede?
Trentingrana Consorzio dei Caseifici Sociali Trentini conta oggi 17 caseifici associati, con una base sociale di circa 700 allevatori. Il nostro bilancio si aggira attorno ai 57 milioni di euro annui, e così è stato anche per il 2020 come presentato lo scorso maggio all’assemblea dei soci. Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, che hanno determinato importanti sofferenze soprattutto per i caseifici a maggior vocazione turistica, per i prodotti freschi e naturalmente per le vendite nel canale horeca, il consorzio è riuscito a chiudere l’anno in linea con quello precedente.
Altro dato importante da riportare è quello della produzione di Trentingrana.
È il formaggio più rappresentativo tra le nostre produzioni. Il conferimento ha raggiunto nel 2020 102.667 forme, e i dati di produzione dell’annata agraria 2019/2020 fanno prevedere un conferimento per il 2021 tra le 102.500 e le 300.000 forme.
Nel suo intervento dopo la elezione ha precisato subito che intende portare avanti i progetti già in atto nel nuovo piano di investimenti. Il primo obiettivo è quello dell’innalzamento della competitività dell’intera filiera lattiero casearia trentina. Come pensa di realizzarlo?
L’innalzamento della competitività del nostro settore passa attraverso interventi e investimenti su più fronti strategici: in ambito tecnico, organizzativo e commerciale. In primis, lavoriamo costantemente sulla qualità delle produzioni: puntiamo sempre alla fascia medio-alta del mercato con una proposta di valore, fatta di formaggi di eccellenza.
L’attività commerciale e di marketing è poi il passo fondamentale che ci permette di far percepire a clienti e consumatori le caratteristiche di prodotto e di filiera; al tal fine, dopo il rinnovamento della linea packaging lo scorso anno, abbiamo lavorato negli scorsi mesi a una operazione di rebranding che verrà lanciata quest’autunno, e che siamo convinti contribuirà a innalzare il valore percepito della nostra offerta.
Innalzare la competitività significa infine puntare alla massima efficienza, e da questo punto di vista il centro unico di confezionamento che abbiamo in cantiere ci porterà a un significativo miglioramento organizzativo.
Il tema della sostenibilità entra anche nel comparto zootecnico. Quali i processi sostenibili che intende proporre, in modo che portino benefici sia dal punto di vista della qualità del lavoro che da quello economico?
Ci tengo a ricordare in primis il ruolo del settore zootecnico per la sostenibilità del nostro ecosistema, dal punto di vista ambientale ma anche economico e sociale. Il lavoro che svolgono gli allevatori su prati e pascoli permette di tutelare il paesaggio alpino, con ricadute fondamentali su una regione come la nostra la cui economia è basata sul turismo; questo lavoro favorisce inoltre la biodiversità nell’ambiente montano, nonché la stabilità idrogeologica.
Non va dimenticato poi che le attività zootecniche e casearie delle nostre valli creano un indotto non indifferente per le comunità che le abitano, contribuendo quindi contrastare il fenomeno dello spopolamento.
Dal lato poi del consorzio, negli anni questo ha seguito un percorso di investimenti nella direzione della sostenibilità ecologica (sistemi fotovoltaici e solari, impianto di co-generazione, colonnine di ricarica elettrica) e della qualità del lavoro, e dunque delle produzioni, ad esempio con la creazione dello strumento di messaggistica ChatBot sulla piattaforma Telegram a sostegno dell’attività di allevatori e casari.
Da tempo avete lanciato l’idea di un centro unico di confezionamento sia per la linea Trentingrana che per la linea Tradizionali. Quando partirete con la sua realizzazione?
Siamo in fase di studio per configurare il centro al meglio, in linea con i requisiti di qualità richiesti delle certificazioni internazionali. Questo ci permetterà di efficientare i processi logistici e di confezionamento, anche attraverso l’internalizzazione di alcune lavorazioni che sono attualmente esternalizzate.
L’emergenza covid ha portato grossi problemi particolarmente per taluni prodotti, latte fresco in testa. Come intende affrontare il problema del rilancio della presenza dei prodotti lattiero caseari trentini sia sui mercati nazionali che su quelli esteri?
Stiamo lavorando per innalzare la competitività del settore e per far sì che i nostri prodotti continuino a essere annoverati tra le migliori eccellenze italiane. Il rilancio della nostra offerta passa in particolare per la strategia commerciale e di marketing, che deve essere in grado di comunicare i plus di prodotto e di filiera ma anche di valorizzare il brand, proponendo una immagine accattivante e una narrazione emozionale e legata al territorio.
Grazie alla nuova campagna che stiamo per lanciare cerchiamo di fare questo, puntando così all’ampliamento dei canali distributivi oltre che naturalmente al consolidamento di quelli esistenti. A tal fine abbiamo partecipato al Cibus di Parma e non mancherà la nostra presenza all’Anuga di Colonia, nel mese di ottobre.
Presidente Albasini, lei sa benissimo che è necessaria una costante campagna di promozione, puntando anche a una immagine rinnovata visto che potete contare su prodotti di alta qualità. Quali le azioni previste e quando inizierete?
Abbiamo previsto l’inizio della campagna a ottobre, quando saremo in onda con il nostro nuovo spot sulle maggiori reti televisive a livello nazionale e locale; a ciò si affiancherà una campagna digital e l’attività sui social media, elementi ad oggi immancabili nel piano media di un’azienda.