Si celebra oggi, 1° giugno, il Milk Day, la giornata mondiale dedicata al latte che è stata istituita dall'Organizzazione delle nazioni unite. Lo ha ricordato Coldiretti sottolineando il rito tutto italiano del cappuccino, eccellenza mondiale del made in Italy, assicurata, nel nostro Paese, dalla produzione di 12 milioni di tonnellate di latte vaccino, 500mila tonnellate di latte di pecora, oltre 250mila di latte di bufala e 60mila di latte caprino.
Latte e prodotti lattiero caseari continuamente bersagliati
Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri hanno sottolineato l'importanza di una corretta comunicazione sul latte evidenziando il danno enorme al settore legato alle numerose fake news ch diffuse sul prodotto.
«In realtà – ha sottolineato la Coldiretti – il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana, al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte. Il filone di pensiero che ritiene opportuno bandire i latticini dall’alimentazione si basa sul China Study, un’indagine epidemiologica svolta a partire dal 1983 in Cina, i cui risultati sono stati ritenuti inattendibili dalla comunità scientifica e dall’’Airc, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro».
Un altro grande falso che si può trovare in rete, come ha sottolineato ancora Coldiretti, è che con il latte si ingeriscono sostanze inquinanti e ormoni, così come è falsa l’informazione che il consumo di latte aumenti il rischio di osteoporosi. Proprio i prodotti lattiero caseari sono una fonte privilegiata di calcio, sia per la notevole quantità presente che, soprattutto, per la sua “biodisponibilità”. Il latte non è nemmeno nemico del cuore e delle arterie ma proprio il suo consumo influisce positivamente su ipertensione e diabete.
Anche la Cia ha sottolineato i danni legati alle campagne mediatiche che criminalizzano il consumo di proteine animali, col conseguente calo degli acquisti del latte fresco del 5% annuo. Gli allevamenti sono sul banco degli imputati, secondo Cia, anche a causa delle campagne denigratorie sull’impronta di carbonio delle produzioni zootecniche, che non tengono conto della riduzione del 40% delle emissioni di gas serra e dei progressi compiuti dagli allevamenti.
Come ha sottolineato il presidente di Copagri, Franco Verrascina, «un bicchiere di latte fornisce il 28% del fabbisogno giornaliero di calcio, il 18% di quello di vitamina B12, fondamentale alleata nel contrasto all’osteoporosi, il 26% del fabbisogno di vitamina B2 e il 22% di quello di fosforo, elemento utilissimo per la salute di denti, ossa, muscoli e nervi; senza contare poi i benefici apportati al nostro corpo dal potassio, dalla vitamina D e dalla vitamina A, che contribuisce alla vista, allo sviluppo di cellule e ossa e all’integrità del sistema immunitario».
Il caro materie prime ha messo in difficoltà la zootecnia italiana
«La zootecnia italiana, sempre più performante e attenta al benessere animale, rappresenta uno dei capisaldi dell’agroalimentare e dell’economia italiana – ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. - Il settore, tuttavia, sta attraversando una difficile fase congiunturale determinata dall'aumento del costo delle materie prime destinate all'alimentazione del bestiame. Abbiamo già proposto interventi urgenti a supporto della liquidità delle imprese, ma serve anche il varo di un piano per aumentare la produzione interna di cereali e proteine vegetali».
Confagricoltura ha ricordato che la produzione italiana di latte nel 2020 è stata di circa 12,6 milioni di tonnellate, con un aumento di 4,5% rispetto all’anno precedente, coprendo l’autoapprovvigionamento per circa il 90% del fabbisogno nazionale. Circa l’80% della produzione di latte vaccino in Italia è concentrata in quattro Regioni (Lombardia 44%, Emilia-Romagna 16%, Veneto 10% e Piemonte 9%).
Anche Cia ha lanciato l'allarme sul costo delle materie prime per l'alimentazione zootecnica e sulla scarsa remunerazone del latte alla stalla: «Un litro di latte viene, oggi, pagato alle stalle 0,37 centesimi al litro, al di sotto della soglia di sostenibilità finanziaria dei 39 centesimi, sotto la quale è impossibile un margine pur risicato- di guadagno». Nell’arco di 12 mesi il prezzo di un quintale di soia è passato dai 45 ai 70 euro, massimo storico dell’ultimo ventennio.
La questione della distribuzione del valore lungo la filiera
«In questa giornata – ha detto Riccardo Crotti, presidente di Confagricoltura Lombardia, la regione che produce il 45% del latte nazionale – desidero evidenziare due aspetti: la crescente importanza socio-ambientale della produzione di latte che va ben oltre, nelle attese della società, del primario ruolo di fornire ai cittadini e ai consumatori un alimento di base e a costi estremamente contenuti».
«Il secondo aspetto – ha aggiunto il presidente – deve essere dedicato alla questione economica, in quanto produrre latte è difficile e costoso. In questa giornata, che viene celebrata anche da chi il latte lo trasforma, chiedo che si possa avviare un percorso di redistribuzione in modo equo lungo tutta la filiera dei ricavi che derivano dalla commercializzazione di prodotti di eccellenza».
«Vogliamo fare in modo - ha aggiunto Crotti - che la data del primo giugno, celebrativa del mondo lattiero caseario, possa anche rappresentare un momento di ripartenza per l’economia e nello specifico per i produttori di latte e di tutto l’indotto ad esso collegato.
Per questa ragione l’evento che a Cremona (qui) celebra la giornata dedicata all'oro bianco è stato titolato Latte: uno sprint per ripartire, con un sottotitolo altrettanto significativo: un prezioso alleato per il sistema immunitario.
La cooperazione vale più del 60% del latte raccolto
Giovanni Guarneri, coordinatore settore lattiero-caseario di Alleanza cooperative Agroalimentari, ha ricordato come la cooperazione in questo settore abbia un ruolo rilevante, non solo in termini quantitativi - più del 60% del latte raccolto - ma anche qualitativi (circa il 70% del mondo dei formaggi Dop).
«A fronte di molte aziende che si trovano in difficoltà e rischiano di chiudere – ha commentato Guarneri – le cooperative sono in grado di preservare la tenuta della filiera e salvaguardare l’intero tessuto economico-produttivo del territorio. Con la raccolta e la trasformazione del latte la cooperazione garantisce reddito a centinaia di migliaia di famiglie e contribuisce alla salvaguardia del territorio, specie nelle aree di montagna più a rischio spopolamento».