«La ripresa poggia su tre pilastri: la capacità delle nostre imprese, che per l’ennesima volta hanno dimostrato grande senso di responsabilità e capacità industriali uniche, i fondi del Recovery Fund, che dovranno essere usati per risolvere problemi storici e strutturali del paese, la seria riforma della burocrazia, un male per cittadini e imprese. Un problema che tutti, a parole, sono pronti a combattere, ma che nei fatti nessuno sembra voler risolvere».
Va diritto al punto Paolo Zanetti (nella foto), presidente di Assolatte, l’associazione che raggruppa 250 imprese di trasformazione in rappresentanza del 90% del fatturato del settore.
All’assemblea annuale di Assolatte, del 16 settembre scorso, si è sottolineato come il settore abbia retto all’onda d’urto della pandemia e come la domanda mondiale sia in ripresa. Cominciando dai numeri del primo semestre del 2021 la produzione risulta in crescita, le vendite in riassestamento e l’export in forte incremento, tutti segnali che confermano la ripresa.
«A destare non poche preoccupazioni, però, sono le tensioni legate ai vertiginosi aumenti dei costi di produzione» secondo il comunicato di Assolatte, che parla di «luci e ombre».
L’assemblea ha fatto il punto sull’andamento del comparto lattiero-caseario nel 2020. Secondo quanto comunica Assolatte i fatti salienti dell’annata sono sinteticamente tre: è stato trasformato tutto il latte prodotto in Italia, l’export è cresciuto leggermente in volume nonostante la pandemia, ma perdendo qualcosa in valore.
Le Dop, inoltre, non si sono arrestate, anzi: il Grana Padano è rimasto il prodotto leader per quantità nella classifica dei formaggi che si fregiano del marchio Ue e ha messo a segno un’annata straordinaria come vendite alla Gdo.
In realtà la pandemia da Covid 2019 e il periodo di lockdown hanno lasciato il segno spostando innanzitutto i consumi, che dal canale horeca, chiuso per il lockdown, si sono spostati alla gdo.
Il settore lattiero caseario, sostanzialmente, ha comunque reagito bene.
Fatturato e produzione
Informa Assolatte che sono oltre 12,6 milioni le tonnellate di latte raccolte in Italia e lavorate dalle industrie di trasformazione nel 2020 nonostante la pandemia e il lockdown realizzando 16,2 miliardi di giro d’affari.
Complessivamente le imprese italiane hanno prodotto 2,2 miliardi di litri di latte confezionato, 267 milioni di kg di yogurt, 159 milioni di kg di burro e 1,1 miliardi di kg di formaggi, di cui il 50% Dop. Le aziende lattiero-casearie che operano in Italia hanno continuato ad assicurare il lavoro a oltre 100mila persone (tra personale diretto e indotto) e garantito il reddito degli allevatori italiani raccogliendo tutto il latte disponibile nelle stalle italiane.
Leader della produzione di formaggi, con il 29% sul totale, si conferma nuovamente la mozzarella, seguita da Grana Padano (18%), Parmigiano Reggiano (14%), Gorgonzola e Mozzarella di bufala campana, entrambe con il 5%, crescenza (4%) e Provolone (2%).
Sono cresciute nel 2020 anche le Dop. Il Grana Padano si è riconfermato il formaggio a marchio Ue leader per produzioni, con il 35% dei volumi complessivi del settore. Seguono il Parmigiano Reggiano con il 28%, il Gorgonzola con l’11%, la Mozzarella di Bufala Campana con il 9%, il Pecorino Romano con il 5%, l’Asiago con il 4% e il Taleggio con il 2%.
Consumi, dall’horeca alla gdo
Nel 2020 si è registrata una forte impennata degli acquisti domestici: sono cresciuti infatti quasi tutti i formaggi, alcuni hanno mostrato tassi di aumento anche a due cifre. I numeri messi a segno nel canale della Gdo non devono però trarre in inganno, perché nella maggior parte dei casi si tratta di uno spostamento dal food service alla distribuzione organizzata a causa del lockdown e della forzata chiusura del canale ho.re.ca. I consumi domestici in pratica hanno compensato le perdite dei consumi fuori-casa.
Nel 2021 la produzione di latte ha continuato la sua marcia. Il tasso di crescita delle consegne (+3,2% nel primo semestre) è di gran lunga superiore a quello medio europeo ed è il più alto tra i grandi produttori di latte.
È cresciuta del 6% la produzione casearia con la mozzarella e alcune Dop che continuano a fare da traino. Mentre gli acquisti domestici – causa progressive riaperture – stanno tornando ai livelli pre-covid (-9% il secondo trimestre dell’anno in corso).
Nel 2021 l’export è decollato
Nel 2020, nonostante la paralisi mondiale da Covid-19, l’export dei formaggi ha aumentato dell’1% i volumi che sono arrivati a 463mila tonnellate, ma si è venduto a prezzi più bassi e il valore è sceso a 3,1 miliardi di euro, in calo di quasi il 3%. Il 40% dei formaggi italiani oggi, comunque, si vendono all’estero percentuale che per alcune eccellenze casearie sale ancora.
Nel primo semestre 2021 le spedizioni oltre-confine, invece, sempre secondo i dati diffusi da Assolatte, sono letteralmente decollate. Grazie all’azzeramento dei dazi aggiuntivi dell’ex amministrazione Usa di Trump e alle minori restrizioni anti-covid, i formaggi italiani sono rimbalzati del 12%, con risultati positivi per tutte le categorie di prodotto.
In particolare, sono ottime le performance registrate da Francia (+13,8%), Belgio (+20,8%) e Paesi Bassi (+15,6%). Al di fuori degli scambi con l’Ue, si consolida la ripresa negli Stati Uniti: le esportazioni sul suolo americano hanno messo a segno un incoraggiante +27,3%.
«Quest’anno – ha commentato Zanetti - sta avendo un andamento particolare. Era partito molto male, con un primo bimestre che mostrava numeri drammatici, poi - in primavera - il clima è cambiato, e negli ultimi tre mesi, le vendite all’estero sono riprese alla grande. Non solo abbiamo recuperato i volumi perduti, ma la variazione tendenziale dei primi cinque mesi parla di una crescita a due cifre!»
Contro le fake news
Lotta alle fake news ma anche obiettivi di sostenibilità le parole chiave nel futuro delle imprese del settore lattiero caseario. «Anche se abbiamo già raggiunto importanti traguardi – ha ricordato Zanetti – dobbiamo continuare la nostra battaglia contro le fake news che coinvolgono i nostri prodotti e contro l’utilizzo improprio delle nostre denominazioni.
Altro capitolo fondamentale è il nostro deciso no al Nutriscore e a qualunque sistema di etichettatura che penalizzi gli alimenti più semplici e naturali come il latte e i suoi derivati».
Pur essendo straordinariamente ricchi di micro e macronutrienti, i prodotti lattiero caseari sono, infatti, realizzati a partire da un unico e genuino ingrediente: il latte. Non sono quindi riformulabili, mentre su altri prodotti, frutto di ricette e processi anche molto complessi, è possibile intervenire facilmente: «Qualsiasi sistema di etichettatura che non consideri, e premi, le specificità di alimenti basilari della dieta non ha alcuna ragione d’esistere» – ha rincarato la dose Zanetti.
Il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha detto all’assemblea di Assolatte che garantirà l’impegno del suo dicastero e del Governo per contrastare ogni azione che possa danneggiare la reputazione delle eccellenze agroalimentari italiane e ha condiviso la necessità di una semplificazione dell’apparato burocratico.
Obiettivi di sostenibilità
Sul tema della sostenibilità, sostengono ad Assolatte, le imprese del settore hanno già investito enormi risorse: la riduzione dell’impatto ambientale delle produzioni e dei consumi energetici e idrici, delle emissioni in atmosfera, nonché l’uso di energie rinnovabili, sono pratiche all’ordine del giorno di tutte le aziende del comparto.
«La sfida ambientale non può però ridursi a un semplice scarico di responsabilità e di costi sull’industria - ha continuato Zanetti. Se è vero, com’è vero, che dobbiamo lavorare per il futuro del nostro pianeta, allora lo sforzo deve essere corale, gli investimenti pubblici importanti, la responsabilità partecipata».