Termini quali “salute” e “benessere animale” suscitano sempre di più l’interesse dell’opinione pubblica: ne è la prova la crescente sensibilità dei consumatori verso tematiche quali l’alimentazione di animali senza l’uso di antibiotici, l’allevamento a terra o al pascolo, gli alimenti biologici etc. Unitamente a ciò, negli ultimi anni è emerso un nuovo concetto di salute, che prende il nome di “One Health”, secondo cui sussiste un legame indissolubile tra salute umana, salute animale ed ecosistema. Tale approccio è inoltre ufficialmente riconosciuto da tutte le organizzazioni nazionali e sovranazionali quale strategia rilevante in tutti i settori che beneficiano della reciproca collaborazione (medici, veterinari, ambientalisti, economisti, sociologi etc.).
Dato il crescente interesse verso questi temi di forte attualità, il gruppo di lavoro coordinato dal professor Andrea Formigoni (professore ordinario dell’Università di Bologna, Dipartimento Scienze Mediche Veterinarie - DiMeVet, Settore Nutrizione e alimentazione animale), sta svolgendo diverse ricerche per indagare le principali cause in grado di influenzare il benessere e l’efficienza produttiva delle bovine da latte utilizzando le dotazioni sperimentali disponibili presso la stalla didattica del dipartimento.
Lo stress da caldo
In una ricerca condotta negli anni 2018 e 2019 la dottoressa Ludovica Mammi (ricercatrice) ha valutato gli aspetti comportamentali e produttivi delle bovine in relazione agli effetti dello stress da caldo valutato con il parametro THI (temperature-humidity index) misurato in stalla con sonde a rilevazione continua (sistema Cmp-Brescia).
In questo studio si sono studiati i comportamenti e la produttività delle bovine esposte a quattro diversi situazioni: “comfort” THI<60, “stress moderato” 60<THI<69, “stress” 70<THI<75, “stress severo” THI>75.
Con l’utilizzo del dispositivo Scr (Heatime® Pro, Scr, Engineers Ltd., Netanya, Israele), è stato possibile valutare i seguenti parametri: tempo di affanno, ingestione stimata di alimento e tempo di ruminazione. Con la dotazione Afifarm e Afilab (Israele) sono stati inoltre valutate la produzione e la composizione del latte.
I risultati di questo studio hanno confermato come condizioni di discomfort termico abbiano un notevole impatto sui comportamenti e le produzioni animali, particolarmente evidenti nei mesi estivi (maggio-settembre), nonostante i sistemi di raffrescamento. In particolare, le bovine hanno mostrato un incremento generale del tempo di affanno (P<0.001; tabella 1) e una riduzione dell’ingestione di alimento (tabella 2) e dei tempi di ruminazione (tabella 3).
Per quanto concerne la produzione individuale giornaliera di latte, si è riscontrata una netta differenza (P<0.001) tra le diverse classi, con una produzione significativamente diminuita per le classi da “stress moderato” a “stress severo”.
Sicuramente gli strumenti di rilevazione usati in questo studio si sono dimostrati efficaci nell’individuare le risposte degli animali offrendo la possibilità di modulare con maggiore precisione gli interventi di mitigazione dello stress da caldo mediante il raffrescamento con acqua e la ventilazione. Lo studio è stato oggetto una tesi di laurea e sarà in futuro pubblicato.
Il parto difficile
Sempre da Mammi e collaboratori, è stato pubblicato sul Journal of Dairy Science uno studio che ha messo in evidenza i problemi connessi alle difficoltà nel parto indotte da inadeguato rapporto tra il peso corporeo della vacca e del vitello (Mammi et al., 2021).
Nello studio sono stati osservati il comportamento e la produzione lattea di 9 primipare e 16 pluripare dall’asciutta e nei primi 30 giorni di lattazione; sono stati inoltre monitorati i principali parametri metabolici e infiammatori. I parti sono stati videoregistrati per valutare la difficoltà al parto e osservare la durata della fase espulsiva dei vitelli. Le bovine sono state quindi suddivise in tre classi secondo la difficoltà di parto.
Le bovine che hanno impiegato più tempo a partorire hanno presentato tempi di ruminazione inferiori durante la prima settimana di lattazione, mantenendo valori tendenzialmente bassi fino a 30 giorni. Anche il tempo di riposo nelle primipare con difficoltà di parto è stato inferiore di 3 ore rispetto alle vacche con parto facile (8 vs.11 ore/giorno)
Sono state riscontrate inoltre variazioni significative negative fra i marker infiammatori e metabolici delle bovine con un parto più lungo. Il rapporto peso del vitello rispetto a quello della madre può quindi rivelarsi un indice molto utile per identificare le vacche maggiormente a rischio di sviluppare malattie metaboliche e infiammatorie nel post parto
L’alimentazione a volontà
Il dottor Damiano Cavallini, nel corso del suo programma di dottorato di ricerca, ha studiato gli effetti derivanti dalla somministrazione di razioni a volontà o meno; la ricerca è stata pubblicata sul Jds nel 2018 (Cavallini et al., 2018).
La limitazione della quantità di alimento (a parità di apporti in nutrienti) è una tecnica già ampiamente utilizzata con successo nei ruminanti in accrescimento, allo scopo di migliorarne l’efficienza alimentare, mantenendo al contempo la normale funzione del rumine.
Questo studio ha valutato le risposte fisiologiche e produttive in vacche alimentate con una razione unifeed disponibile per 24 oppure 19 ore/giorno, con la presenza o meno di fieno “lungo” aggiuntivo. Dallo studio è emerso che l’assunzione di alimento si è ridotta di 2.49 kg/giorno nelle vacche con accesso limitato all’unifeed, e di 1.16 kg/giorno in quelle con il fieno disponibile (figure 1 e 2).
I risultati hanno evidenziato che gli animali sono in grado di adattarsi velocemente ai cambi di disponibilità di alimento e che la presenza di fieno lungo influenza positivamente la funzionalità ruminale e la stabilità del pH (SmaXtec, Austria).
Cavallini si è inoltre occupato di studi riguardanti le relazioni fra le condizioni di acidosi ruminale sub acuta e i marker infiammatori nelle bovine; queste ricerche sono in fase di pubblicazione.
Altre ricerche
Il dottor Alberto Palmonari, ricercatore, ha pubblicato sul Jds nel 2020 un interessante studio relativo alla caratterizzazione nutrizionale dei melassi che, come noto, sono largamente utilizzati in alimentazione animale. Palmonari sta inoltre lavorando sulla caratterizzazione microbiologica del microbiota ruminale in relazione a diverse diete.
Le ricerche condotte negli ultimi anni dal DiMeVet si sono anche occupate della sostenibilità dell’allevamento della bovina da latte.
In questo contesto sono in fase di pubblicazione i risultati dei seguenti progetti finanziati da fondi pubblici e da aziende:
- Effetti della completa sostituzione di farina di mais con sorgo nell’alimentazione delle bovine produttrici di latte per il Parmigiano Reggiano.
- Effetti della sostituzione parziale e completa di cereali e soia con coprodotti dell’industria alimentare.Ottimizzazione degli apporti azotati in razioni per bovine a base dell’uso di fieni.
- Ottimizzazione dell’uso di risorse aziendali in sistemi di produzione “biologici”.
- Caratterizzazione delle proprietà nutrizionali delle carni bovine.
Infine, proseguono le proficue collaborazioni con il Miner Institute (Chazy, NY, Usa) che hanno portato all’accettazione sul Jds di un articolo riguardante l’ottimizzazione degli apporti di fibre in razioni a base di insilato di mais.