“Emerge il problema professionalità”

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Lucio Zanini, specialista qualità latte presso l’Aral Lombardia.
Per questa particolare operazione bisognerebbe migliorare in un’ampia serie di aspetti. Fra questi la gestione del personale per non esasperare un lavoro ripetitivo e non sempre piacevole, la conoscenza della funzionalità e della manutenzione dell’impianto di mungitura, la gestione di un eventuale risanamento da agenti mastitogeni contagiosi, l’esecuzione del prelievo sterile, l’interpretazione del dato analitico e delle norme sanitarie, il benessere animale

La zootecnia da latte è evoluta notevolmente negli ultimi anni, la professionalità del capo stalla o dell’imprenditore zootecnico ha fatto notevoli passi in avanti, nel management. Ma se guardiamo al particolare momento della mungitura una pari professionalità non è ancora stata completamente raggiunta.
È l’opinione di Lucio Zanini, dairy consultant presso Aral - Associazione regionale allevatori della Lombardia. Zanini, oltre a una carriera ventennale come specialista qualità latte del servizio di assistenza tecnica fornita da Aral agli allevatori, ha da sempre dato un apporto molto importante al settore della ricerca, collaborando con diversi istituti universitari nazionali e internazionali alla realizzazione di ricerche pubblicate su riviste scientifiche di settore, contribuendo alla pubblicazione di tre quaderni della ricerca della Regione Lombardia, scrivendo innumerevoli articoli su riviste di settore riguardanti la qualità del latte, la tecnica di mungitura e la funzionalità dell’impianto di mungitura.
Membro di organizzazioni nazionali quali il Mastitis Council Italia e internazionali quali Fil/Idf (International Dairy Federation), Zanini viene spesso chiamato a fare da relatore ai più importanti convegni del settore.

Com’è cambiato ultimamente l’allevamento delle bovine da latte?
“Nell’evoluzione della zootecnia italiana, negli ultimi trent’anni l’allevamento lombardo ha visto un calo totale nel numero degli allevamenti e al contempo un aumento dei capi mediamene presenti in stalla. Se appunto, nel 1990 una stalla da trecento capi era considerata un grande allevamento, ora in certe realtà produttive tale dimensione viene considerato la normalità. Cosa è cambiato fondamentalmente? Innanzitutto l’approccio e la professionalità dei vari componenti della squadra di lavoro che gestisce un allevamento. Si è passati da una gestione familiare ad una gestione con dipendenti”.

E quindi quale può essere un aspetto della mungitura sul quale non ci si sofferma ma che invece dovrebbe essere preso più in considerazione? Intendo da un punto di vista pratico di campo.
“In questo nuovo ambito la professionalità del capo stalla o del proprietario ha visto fare notevoli passi in avanti, nel management dell’allevamento. Un esempio pratico è la gestione riproduttiva di un allevamento: ormai parlare di pr, cr, ovisinc, protocolli di inseminazione, protocolli di vaccinazione è diventato quasi la normalità. Nel mondo della mungitura invece una pari professionalità non è ancora stata ben individuata”.

Più nel dettaglio?
La gestione della mungitura implica una buona capacità di gestione del personale, al fine di non esasperare un lavoro ripetitivo e non sempre piacevole, una ottima conoscenza della funzionalità e della manutenzione dell’impianto di mungitura, bisogna altresì, avere una buona conoscenza di come gestire un eventuale risanamento da agenti mastitogeni contagiosi, quando e come effettuare un prelievo sterile, l’interpretazione del dato analitico e tutte quelle norme sanitarie indispensabili ad un buon espletamento della mungitura punto conclusivo dell’intera filiera dell’allevamento della vacca da latte. Si sottolinea ancora una volta che non esistono lavori di secondaria importanza, ogni addetto ha un ruolo importante e deve essere svolto con la massima professionalità.

Altro punto da prendere in seria considerazione sarà il benessere animale.
“Al di là delle varie valutazioni cartacee, è innegabile il ritorno economico effettuato tramite il miglioramento del benessere animale. Se questo parametro è sotto gli occhi di tutti in questo periodo di caldo nel gruppo delle produttrici, bisogna fare un pari salto qualitativo anche nel reparto delle asciutte e delle bovine in transizione, in quanto la qualità del latte passa obbligatoriamente dalla prevenzione”.

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Stacco automatico. Al congresso Idf di Copenaghen, ricorda Zanini, è stata lanciata l’indicazione di staccare a 500/600 grammi al minuto per stalle a due mungiture giornaliere. E di portare a 800 grammi al minuto lo stacco negli allevamenti con tre mungiture.

Si è appena conclusa l’ultima edizione dell’Idf Mastitis Conference 2019 a Copenaghen. Durante questa tre giorni di incontri e approfondimenti cosa l’ha colpita di più? Quali sono ad oggi i temi che meritano approfondimento e attenzione?
“Ho avuto l’opportunità di partecipare all’ultima edizione dell’Idf Mastitis Conference, tenutasi a Copenaghen, sono stati tre giorni molto intesi e con varie sessioni che si sono tenute contemporaneamente, per cui è difficile avere una visione completa di tutte le relazioni che vi sono svolte. Ho seguito particolarmente le tematiche legate alla diagnostica, visto che in Italia la problematica del contenimento dell’uso degli antimicrobici è un tema all’ordine del giorno”.

Uno spunto?
“Gli interventi hanno riguardato in particolare l’uso dei test veloci di campo per l’individuazione in tempi celeri degli agenti eziologici per individuare l’azione curativa più appropriata.

Un campo molto interessante e che potrebbe coadiuvare una risposta utile e mirata di campo. I vari lavori presentati al momento lasciano ancora dubbi sulla specificità e sensibilità, con particolare riguardo se il test vengono effettuati direttamente dall’allevatore a dimostrazione che nel modo della microbiologia la professionalità e l’esperienza giocano un ruolo di fondamentale importanza sia nell’applicazione e nella sua interpretazione”.

Altro tema toccato a Copenaghen è l’utilizzo della conta differenziale delle cellule somatiche.
“Sì. Questo nuova metodica analitica dà la possibilità di evidenziare la composizione leucocitaria, rapporto tra neutrofili e macrofagi, all’interno del valore numerico delle cellule somatiche. Vari laboratori stanno approfondendo le problematiche associate a questa nuova analisi ed all’interpretazione dei risultati.

Da sottolineare che attualmente, in Lombardia, solo gli allevatori aderenti al servizio Cellule differenziali hanno un dato analitico. In altre regioni e in altri paesi il dato non viene ancora comunicato. Non avendo un confronto con altre realtà produttive la comunicazione di questo nuovo indice di sanità diventa più impegnativa. La peculiarità dell’analisi è di individuare con più precisione i soggetti in uno stadio precoce dell’infezione batterica al fine di anticipare l’eventuale cura ed evitare la cronicizzazione dell’infezione”.

Metodi analitici.
“Sempre a Copenaghen si è parlato molto di metodiche analitiche quali Pcr, MalDi-Tof ed altro, metodiche analitiche basate sul riconoscimento di frazioni specifiche di DNA per ogni agente mastitogeno, molto puntuali e sensibili per l’individuazione del patogeno con particolare riguardo nell’analisi del latte di massa, ma la problematica è sempre legata alla tipologia del prelievo. Nei paesi del nord Europa ed in Canada si punta molto sull’analisi batteriologica su singolo capo mediante il campione del controllo funzionale, per facilitare il campionamento, ma il prelievo in un unico campione per i quattro quarti e l’utilizzo promiscuo del prelevatore, installato ad ogni singolo gruppo di mungitura, riducono di molto l’efficacia della metodica analitica. Questa problematica viene superata aumentando la frequenza del prelievo con un innalzamento dei costi analitici di non secondaria importanza. Al momento attuale il gold standard rimane il prelievo per singolo quarto effettuato con tutti gli accorgimenti igienici del caso per l’analisi batteriologica tradizionale; questo a sottolineare che è di fondamentale importanza la formazione del mungitore addetto al prelievo”.

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La locandina del congresso Idf 2019.

Lucio Zanini è membro del gruppo Idf Action Team on Milking Equipment and Methods, team di esperti che lavora nella definizione di standard e linee guida relative alle miglior pratiche da adottare per la mungitura, con la finalità sia di ottimizzare l’utilizzo degli impianti di mungitura sia di rispettare la fisiologia degli animali (con particolare interesse riguardo l’interazione macchina/capezzolo). Il team si riunisce annualmente per fare il punto della situazione riguardo gli studi su diversi argomenti che di anno in anno vengono scelti e su cui si lavora.

Passiamo all’attività del gruppo Idf Action Team on Milking Equipment and Methods. Ad oggi è in essere un piano di lavoro per definire le migliori impostazioni di stacco automatico. A che punto sono i lavori e cosa c’è di interessante da poter già divulgare?
Durante il congresso Idf si è tenuto un incontro del gruppo Idf Action Team on Milking Equipment and Methods, coordinato dal Dr. Ralph Ginsberg, consulente qualità del latte in Israele. La riunione ha visto una numerosa partecipazione di tecnici da tutto il mondo, a sottolineare l’esistenza di un nuovo interesse partecipativo al mondo dell’impianto di mungitura. Il punto della situazione è stato tenuto da Jhon Upton, ricercatore Teagas Irlanda, che ha ripreso tutti i principi sulla regolazione dello stacco automatico (Acr) sulla ricaduta di una mungitura veloce ed efficiente. Si è sottolineato l’indicazione di staccare a 500/600 grammi al minuto per stalle a due mungiture giornaliere; e di portare a 800 grammi al minuto lo stacco negli allevamenti con tre mungiture”.

Obiettivo di questa impostazione dello stacco automatico?
“L’obiettivo è di evitare una mungitura a basso flusso. Gli strumenti di valutazione di campo sono sempre la valutazioni dello stato sanitario dei capezzoli, lo stato d’imbrattamento delle vacche, mentre le valutazioni di ricerca sono il livello di sovrappressione applicata alla punta del capezzolo. Purtroppo il meeting era più volto a far incontrare tecnici di varie nazionalità che a trattare tematiche tecniche specifiche. Si è sottolineato ancora una volta che non sono presenti metodiche tecniche per la determinazione univoca dello stacco a fine mungitura e che attualmente ogni brand utilizza determinazioni interne che non fanno riferimento ad alcuna norma Iso”.

Lei è molto attivo nel campo della ricerca e collabora con diverse università e appunto gruppi di lavoro. Ad oggi, oltre al sopramenzionato team di lavoro sullo stacco automatico, è coinvolto in altre ricerche?
“Difficile parlare di ricerca da parte di un uomo di campo, prossimamente procedure zootecniche ben consolidate verranno modificate. Un esempio è la messa in asciutta con il trattamento antimicrobico sistematico, nel giro di poco tempo si dovrà passare ad un utilizzo più mirato e selettivo.

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L’Aral studia l’interpretazione dei dati dell’analisi delle cellule differenziali.

Questo ha implicato un lavoro sia di rielaborazione degli archivi dei controlli funzionali, oltre ad un paziente e puntuale indagine batteriologica effettuata in allevamenti aperti e disposti a collaborare, per individuare i valori limite del contenuto in cellule somatiche, parametro a disposizione degli allevamenti aderenti ai controlli funzionali, che permetterà di fare scelte puntuali per individuare la possibilità o l’impossibilità di effettuare un trattamento antimicrobico senza ulteriori indagini limitando al minimo danni collaterali”.

Nuovi metodi di analisi?
“Un altro campo in fase di studio e applicazione di campo è l’utilizzo di nuove metodiche analitiche quali la Pcr. La Pcr, o reazione a catena della polimerasi, permette di individuare ogni singolo batterio tramite frazioni specifici di DNA. L’applicazione di questa metodica molto performante, nel campo zootecnico, permette di monitorare lo stato sanitario del latte di massa di un allevamento. Nel caso di un risanamento da agenti contagiosi, consente di omettere le verifiche di tenuta sanitaria tra i gruppi di animali infetti da quelli esenti dall’agente mastitogeno in oggetto, facendo risparmiare tempo e soldi in prelievi per singolo quarto. L’utilizzo di questa analisi permette di monitorare costantemente la sanità di un allevamento, abbreviando i tempi d’indagine in caso di un riscontro, al momento come evidenziato anche al convegno Idf Mastitis Conference non è utilizzabile nei controlli funzionali”.

Studi in atto da parte dell’Aral?
“Fra le varie iniziative, si può segnalare una collaborazione in atto in Aral con l’università di Milano: riguarda l’approfondimento dell’interpretazione dei dati che si ottengono con l’analisi delle cellule differenziali. In questo campo si sta facendo un notevole sforzo per approfondire la tematica della risposta immunitaria, si stanno raccogliendo molti dati che saranno sottoposti ad studi epidemiologici, e qui io mi fermo in quanto uomo di campo”.

“Emerge il problema professionalità” - Ultima modifica: 2019-10-18T14:50:38+02:00 da Lucia Berti

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